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SOUTH PACIFIC, NOSTALGIA DEL PASSATO

di Erica Culiat

È stato un inno. Un tripudio. New York ha gioito per il ri-allestimento di South Pacific, il mitico successo, premi allora, anche due Pulitzer nel  1948 e nel 1950, come nel 2008 – 7 Tony! – . Il successo della ditta    Rodgers&Hammerstein, diretto questa volta da Bartlett Sher (regista che spazia dalla prosa al musical all’opera lirica e vincitore del Tony per South Pacific!), ha debuttato il 3 aprile di due anni fa e ha chiuso lo scorso 22 agosto al Lincoln Center e precisamente al Vivian Beaumont Theatre. Produzione comunque che non è stata impachettata ma che adesso è in tour nel Nord America. Le critiche sono state un osanna alla messa in scena, qualche riserva invece sugli attori principali che nel frattempo sono cambiati. Ci riferiamo a Kelli O’Hara (Nellie Forbush), Paulo Szot (Emile de Becque) e Matthew Morrison (il professore di spagnolo nella serie televisiva Glee), che abbiamo perso l’occasione di vedere dal vivo per la seconda volta, (la prima era stata per Light in the Piazza), qui nel ruolo del tenente Joseph Cable. Come sapete, i critici d’oltreoceano non vanno di fioretto – hanno stroncato Promises, Promises, The Addams Family, Lend me a tenor con parole e frasi che in Italia sarebbero foriere o di guai giudiziari, e questo sarebbe il meno, o di lesioni personali – ma per South Pacific si sono lasciati andare a un’ebbrezza di aggettivi e avverbi, tipo, “semplicemente meraviglioso”, “straordinario” “dirompente e rivelatorio” e via di questo passo. Perché quando c’è da scriver bene, non badano a mezzi termini Nike Air Max 1 Essential Sale. C’è da esserne intimiditi! Eppure a noi South Pacific non ha convinto granchè. Non si discute sulla messa in scena. Una delle più belle viste in assoluto a teatro e difficilmente esportabile in Europa. A parte il fatto che il Beaumont è costruito come i teatri greci ad anfiteatro e quindi la visuale è ottima da qualsiasi parte, ma per capirci, in scena c’è anche un aereo da guerra. Infatti Michael Yeargan ha ricevuto il Tony per la miglior scenografia. Che è pulita essenziale elegante e di grande impatto visivo, per tutti gli ambienti da lui creati, enfatizzati dalle luci, non c’è mai fine al meglio, di Donald Holder, altro Tony. L’illuminazione, studiata a tavolino, sembra cambiare naturalmente. Da restare a bocca aperta. Il crepuscolo utilizzato per i soldati che partono per una missione di guerra è stupefacente Womens New Balance 595. Il palcoscenico come la marea si ritira, lasciando scoperta l’orchestra, ottima, diretta da James Moore, che si mette a suonare in piedi, pigliandosi il suo momento di gloria, così il pubblico può applaudire a scena aperta, puntando le pupille sui musicisti, e poi si innalza, in questo caso la buca viene rinchiusa, e lo spazio del palcoscenico ritorna nella sua interezza. Le riserve in realtà si appuntano un po’ sulla storia.

[continua a leggere l’articolo sul numero 57 (settembre/ottobre 2010) di Musical!]

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