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IL TROVATORE AL REGIO DI PARMA

di Giancarlo Landini

Il Trovatore è sempre atteso. Una serie di motivazioni danno al titolo un fascino arcano. A Parma c’era un motivo in più: la presenza di Yuri Temirkanov. Lo precede una fama che lo vuole direttore di gigantesca statura new balance vintage. Lo sostiene il ricordo di un’eccellente Traviata, qui al Regio di Parma. Ma Il Trovatore è un’opera strana e difficile. I suoi personaggi sembrano uscire dal buio della notte, pronti ad esserne inghiottiti. La sua musica si risolve nelle fiamme di una vocalità tutta luci e ombre.
Così la riuscita del Trovatore si gioca sulla gagliardia di quattro voci formidabili: le bacchette stentano a lasciare il segno. Pochissime ce l’hanno fatta e qui non conta di nominarle. Conta di affermare che Temirkanov non è tra quelle. Com’è il suo Trovatore?  Per quanto ci siamo scervellati, non vi abbiamo trovato nulla di particolare, se non qualche magnifico accompagnamento, o, meglio qualche accompagnamento particolarmente ricercato, come se la musica di Verdi dovesse essere nobilitata da una dignità sinfonica che altrimenti non avrebbe. C’era discontinuità d’intenti e di risultati. C’era un’aderenza fittizia alla drammaturgia verdiana new balance vintage. C’era poi un’evidente distanza tra la buca dell’orchestra e il palcoscenico…

[continua a leggere l’articolo sul numero 253 (dicembre 2010) di L’Opera]

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