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L'EDITORIALE – FEBBRAIO 2012

di Sabino Lenoci

LA POLITICA FUORI DALLA CULTURA… PURA ILLUSIONE…

Ci si era illusi, lo scorso autunno, che la vita culturale del nostro malconcio Paese stesse per avere un’attenzione meno vigliacca e corrotta del solito. Era sopraggiunto il cosiddetto «governo tecnico» con un elenco di prestigiosi nomi dell’Economia europea, rettori e professori di Università ed altro ancora, che facevano tirare un sospiro di sollievo.

Soffermandoci al nostro settore, quello della Cultura, ci confortava l’idea che un rettore universitario come il Prof.Lorenzo Ornaghi, uomo insospettabile, avesse preso a cuore quello che viene, ancora (sic!) presentato come il nostro biglietto da visita nel mondo: la Cultura!

Passata l’ubriacatura della novità, di aver finalmente mandato a casa (ma quando mai! Di questa gentaglia non ci si libera mai, attaccati come sono al potere, ai soldi, alla corruzione!…) i vecchi mascalzoni politici corrotti, faziosi e delinquenti, subito ci si rende conto che siamo caduti, come si suol dire dalla padella nella brace!

Un governo tecnico sì! Ma di gente che pensa solo a migliorare i conti delle banche, della finanza, poiché di quello loro si occupano e si preoccupano (è la loro linfa vitale! Per rafforzare il loro potere) lasciando i veri problemi della gente che lavora onestamente al loro destino; l’importante è salvare le banche corrotte che foraggiano i loro professori… poi che un negozio, una piccola impresa, un piccolo imprenditore chiudano e rimangano senza lavoro, chi se ne importa!

La dura manovra emanata dal presidente del consiglio serve a mettere a posto i conti dell’Italia! Oseremmo dire mettere a posto i conti delle Banche e dei finanzieri!

La manovra farà ripartire l’economia del Paese! Ma come? Aumentando le tasse, impedendo il credito alle piccole imprese ecc? Bene, bravo, bis! Qualcuno ci spiega come ripartirà l’economia se un povero impiegato non ha più lo stipendio per comprare e far girare l’economia? Ci spiega come ripartirà l’economia se negozi, piccole aziende, piccoli imprenditore chiudono licenziando tutti, poiché le Banche non concedono aiuti alle aziende? Lo sa, il nostro presidente del consiglio, che se un imprenditore chiede un affidamento ad una banca per far girare il lavoro, gli viene negato perché non possiede barche, palazzi e non è grande evasore fiscale protetto dalla politica?

Cero che lo sa, ma non gliene importa un fico secco! L’importante che le banche siano salve e che continuino a passargli lauti stipendi.

Tanto gli italiani beoti si preoccupano solo che la loro squadra vinca il campionato, che spenda fior di milioni di euro per comprare giocatori dall’estero; una volta che al beota italiano si danno le partite il problema è risolto! Tutto il resto passa: i maneggi e i giochetti strani delle banche e della finanza passano sotto silenzio!

E fanno certamente bene i signori Sarkozy e Merkel a ridere… certo allora ridevano di un Paese delle banane con credenziali da giullare, ma ora forse ridono per la nuova situazione che tanto nuova non è: è sempre il solito Paese delle Banane, solo che questa volta le banane sono imbottite di titoli e soldi per salvare le Banche!

Ma veniamo al nostro orticello, alla musica, alla lirica. Il nostro ministro della Cultura da noi salutato con tante speranze in un precedente editoriale, ha già imparato dai suoi predecessori a rilasciare dichiarazioni che prestano il fianco a polemiche o quanto meno a delle precisazioni da parte di chi, fortunatamente, conosce abbastanza il settore, frequentandolo e vivendolo da più di quarant’anni.

Leggiamo di un’intervista al «Corriere della Sera» del 23 gennaio scorso, un’esternazione del dr. Ornaghi sulle fondazioni liriche che riportiamo in parte: «Ho ottenuto uno spostamento della legge delega a fine dicembre 2012. Ma è chiaro che in un contesto come l’attuale, qualcosa dovrà cambiare in un settore di appena cinquemila addetti e 14 fondazioni liriche, che assorbe 200 milioni annui di fondi statali e che raddoppiano aggiungendo quelli locali».

Mi unisco al collega che su «Paese Sera» ha risposto polemicamente al ministro e concordo pienamente con quanto da lui scritto che va poi nella direzione del mio editoriale dello scorso mese di dicembre dove esortavo il ministro a fare delle verifiche, a prendere seriamente in esame tutte le problematiche di un settore che, per quanto utile e meraviglioso, presenta al suo interno delle corruzioni, faziosità ecc., degne del mondo politico a cui, ahimé, siamo stati abituati.

Il ministro lamenta che la lirica porta via 200 milioni di fondi con un impiego di pochi addetti, ebbene allora perché il ministro non fa piazza pulita in quei teatri dove regnano l’anarchia totale, il clientelismo e lo spreco, sprezzanti di risorse che sono del Paese.

Certo in un Paese dove lo spreco è all’ordine del giorno da parte dei nostri politici con stipendi da favola anche ai loro parenti (d’esempio, sotto gli occhi di tutti, il leader di un partito che doveva mettere a posto il Paese e che in fretta è diventato parte integrante del sistema, impiegando moglie e figli con stipendi che gridano vendetta e paradisi fiscali in terre lontane!), uno sprezzo totale nei confronti del popolo, è facile immaginare che un manager teatrale segua l’andazzo, tanto ha il consenso del politico che lo ha messo in quella posizione.

Teatri alla deriva? Certamente, allora caro ministro perché non si mandano a casa questi signori che oltretutto hanno stipendi da capogiro per non fare nulla? Perché non farsi dare i resoconti del loro operato e punirli? I direttori artistici, i sovrintendenti che hanno rovinato l’Italia culturale sono noti a tutti, non solo agli addetti ai lavori, ma migrano da un teatro all’altro con molta «nonchalance». Chi deve essere il controllore di tutto questo è a sua volta coinvolto in maneggi e giochi strani di poteri e fa di tutto affinché le cose non cambino.

Caro ministro, i nomi sono noti, la lista è lunga (in caso non le fosse nota sono pronto a inviargliela con dovizia di informazioni!), la corruzione sta a monte, o, come si dice (e mai azzeccato come in questo caso!) sta in famiglia.

Sono troppi 200 milioni? Ebbene faccia le verifiche e tolga i soldi a chi non se li merita. Ora avviene il contrario, si finanziano realtà catastrofiche e si umiliano realtà prestigiose!

Provi ministro ad andare sul sito web del ministero e dei beni culturali, legga la lista dei finanziamenti e a chi viene data e, al di là dei teatri noti, scopra Associazioni e fantomatiche Cooperative per la formazione del pubblico (!) che ricevono finanziamenti. Scopra i nomi di chi gode di finanziamenti culturali per l’editoria di settore e provi a sfogliare questi periodici e si faccia delle domande; una gliela faccio io: perché una rivista che parla solo di teatro e di opera non ha mai ricevuto un euro di finanziamento e altre riviste (fogli di partito o di politici) che nulla hanno a che vedere con la cultura, ricevono fior di soldi?

Ecco caro ministro questo è il massacrante lavoro che l’aspetta e che lei DEVE fare, per il rispetto della giustizia, del suo Paese e della sua immagine nel mondo.

Pensi agli sprechi della politica (sono a conoscenza che se si tagliassero un po’ degli sprechi, ci starebbero dentro molte «manovre» finanziarie, sono circa 100 miliardi e più all’anno!).

In nessun’altra parte del mondo si assiste a tutto questo! Mi associo volentieri alle risate di Sarkozy e Merkel!

L’Italia è un paese di burattini manovrati da furbi cialtroni! Ecco perché, presto, sarò costretto a decidere di andare a fare cultura fuori dall’Italia!

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