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PAGLIACCI AL TEATRO ANTICO DI TAORMINA

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PAGLIACCI

TAORMINA TEATRO ANTICO

 

Domani 10 agosto, al via la nuova produzione de “Pagliacci” di Enrico Castiglione, capolavoro del teatro musicale verista che ha come protagonista Piero Giuliacci, Chiara Taigi e Giovanni Di Mare. Il Coro Lirico Siciliano sarà diretto da Francesco Costa, mentre il direttore d’orchestra sarà Luiz Fernando Malheiro.

Questo il cast:

Canio: Piero Giuliacci
Nedda.Chiara Taigi
Tonio: Giovanni Di Mare
Silvio:Vincenzo Taormina
Arlecchino: Giuseppe Distefano
ENRICO CASTIGLIONE Regia & Scene
SONIA CAMMARATA Costumi
Gran Coro Lirico Siciliano diretto da Francesco Costa.
direttore d’orchestra: Fernando Malheiro

L’evento sarà trasmesso dalla Rai in mondovisione.

Ecco cosa ha detto Giovanni Di Mare ai nostri miscrofoni:

256164_4364973736108_1989175932_oCome sei arrivato ad indossare i panni di Tonio?
E’ stato un incontro del destino e come tutti gli incontri del destino sono stato aiutato da un angelo custode: ho lavorato con una regista Elena Merighi che è assistente di Enrico Castiglione. Elena mi ha preso ha ben volere ed è diventata una mia protettrice, una mia consigliera. E’ stata lei che mi ha procurato un’audizione con il maestro Castiglione. Casualmente hanno voluto ascoltare il Prologo dei Pagliacci: non volava una mosca, sentivo i brividi dentro di me, una sensazione a metà tra il mistico e la paura. Il maestro annuiva con la testa e alla fine mi ha scritturato. Ci tengo a ringraziare il maestro Enrico Castiglione, perché mi ha dato questa meravigliosa opportunità di cantare nella mia terra, cosa non facile! Per me è inoltre una grande felicità potere dare un contributo artistico all’azione che Enrico Castiglione sta portando avanti a Taormina dove, in pochi anni, ha trasformato radicalmente questo Festival, facendolo diventare un festival di livello veramente internazionale.

Quali sono le principali difficoltà di questo ruolo?
Le difficoltà di questo ruolo sono diverse: bisogna avere una voce innanzitutto estesa, perché ci sono delle puntature nel prologo al La bemolle che tutti aspettano. Bisogna avere un grande legato, perché la parte ha molti cantabili. Bisogna essere un bravo cantante attore: è necessario andare oltre la mera emissione di suoni, e bisogna abbandonarsi alla parola scenica, al servizio della musica di Leoncavallo. La principale difficoltà è quella di rendere le diverse sfaccettature di Tonio, che è uno storpio, con i suoi desideri e spasimi, frustrati dalla malformazione fisica. La tanta frustrazione quando si vede rifiutato da Nedda lo trasforma in un’anima difforme esattamente come il suo corpo. E’ Tonio il vero deus ex machina del duplice omicidio, è lui che fa scoprire i due amanti, è lui che arma la mano di Canio. E’ un po’ una summa di personaggi: è un po’ Rigoletto, un po’ Scarpia, un po’ Jago. Bisogna anche saper piegare la propria voce a questa moltitudine di stati d’animo ed inoltre nel duettino nel secondo atto bisogna anche essere un bravo caratterista, perché la musica scimmiotta gli stilemi della musica buffa del ‘700. Insomma, Tonio è una grande scommessa, una grande opportunità per tutti i baritoni.

Tu sei un Siciliano Doc. Hai studiato da sempre con importanti nomi del panorama siciliano… Qual’è stato il tuo percorso artistico?
Io sono Siciliano, non solo di nascita, ma anche di “padri vocali”! Ho studiato con un famoso tenore degli anni settanta, il tenore Antonio Cucuccio una delle persone più generose e più buone che abbia mai conosciuto, che mi ha seguito e mi segue ancora. E’ stato lui ad avviarmi come un padre al canto e all’attività concertistica, facendomi tante lezioni anche senza essere pagato. Mi veniva spesso a trovare sul posto di lavoro quando facevo il cameriere per pagarmi gli studi e fu per questo che si offrì in insegnarmi senza farsi pagare. Mi ha insegnato tutto, ma la cosa più importante, come dice lui, è stata quella di insegnarmi di cantare per “Carolina”, cioè di cantare per qualcuno, per il trattato musicale. Mi diceva sempre “mettici l’amore”.
Un’altra persona importantissima nella mia vita è il maestro Pietro Ballo, un grande tenore ed un grande filosofo. Mi ha insegnato ad aprire la mia voce e a farla guidare dall’animo. Mi ha insegnato l’80 % della mia emissione vocale, mi ha insegnato ad appoggiare i suoni e a saper respirare, a cantare sulle vocali, “la consonante fa appoggiare, la vocale fa cantare”. Con lui ho aperto la gola, ho trovato un pozzo di gioielli d’oro, l’oro della vocale italiana. Inoltre oltre ad essere un “Allenatore di formula uno” come adora dire lui, è un grande pensatore, ci insegnava anche come comportarci, come vestirci, come metterci in guardia dai pericoli di questa vita artistica e dell’ambiente. Poi come studi ho fatto tante masterclass con il compianto Vincenzo La Scola e nel repertorio buffo con Simone Alaimo. Al Nord ho studiato per un anno con Enzo Dara che mi ha insegnato la disciplina del corpo e ad essere consapevole di avere un “corpo cantante”. Poi ho frequentato molti anni l’accademia internazionale Katia Ricciarelli. Dal 2011 al 2013 ho studiato presso la Sicilia Opera Academy con tante personalità di addetti ai lavori, come Marcello Lippi, Alberto Paloscia, Giovanna Lomazzi, Bruna Baglioni. Da queste persone ho avuto tanto umanamente e soprattutto professionalmente per far partire la mia carriera. Ho provato la grande emozione di diventare amico di Giovanna Lomazzi, che è stata accanto a tanti grandi nomi della lirica. Lei ormai è come una mia parente, ci sentiamo sempre, mi consiglia, mi guida. Anche il Maestro Alberto Paloscia e il regista Sergio Licursi sono diventati come di famiglia e devo ammettere che la prima volta ho cantato il prologo dei pagliacci in pubblico proprio con la loro regia, quindi furono dei veri premonitori. Marcello Lippi mi ha invece guidato verso un repertorio più baritonale.

Con questo Pagliacci avrai un doppio onore: cantare nella tua terra, nell’insuperabile cornice del Teatro Greco di Taormina, e al tempo stesso essere in mondovisione. Cosa ti emoziona maggiormente?
Sarà una grande emozione cantare in diretta, davanti non solo ai 4000 spettatori in platea, ma anche davanti a milioni di persone sparse in tutto il mondo. Un’altra grande emozione è cantare al fianco della grande Chiara Taigi, uno dei soprani italiani più acclamati al mondo. Cantare con lei sembra un sogno che si avvera. Dovete sapere, infatti, che quando muovevo i primi passi nella lirica, negli anni novanta, la vedevo nella trasmissione “Ci vediamo in tv” e per me era una Diva, l’allieva prediletta della Tebaldi! Passare dallo spettatore che sognava di cantare, ad un cantante che si esibisce in duetto con lei, mi sembra una grande sorpresa della vita, una cosa che non avrei mai pensato potesse accadere sul serio! Sono stato sempre con i piedi per terra nella mia carriera, ma questo ruolo a Taormina mi fa sognare: è come essere arrivati sulla cima di una montagna che sembrava altissima. Sono molto onorato di lavorare anche con il tenore Piero Giuliacci, una voce enorme e che tutto il mondo ci acclama. Poi anche avere come collega Vincenzo Taormina, che è un baritono giovane che seguo da anni e per il quale ho fatto sempre il tifo, è un grande traguardo. La cosa che mi emoziona maggiormente comunque è cantare in un luogo, il teatro antico di Taormina, che vede rappresentazioni artistiche dall’epoca Greco Romana, un luogo insomma di millenaria memoria che mi fa sentire piccolo, come un nano sulle spalle dei giganti.

Hai già altri progetti per il futuro?
I progetti, in questo mondo della lirica, non si possono purtroppo più fare a lungo raggio. I tempi sono tristi per tutti e spesso hai delle scritture che poi vengono cancellate perché chiudono teatri. I progetti futuri teniamoli quindi segreti. Ho solo un grande sogno: spero di cantare presto nel teatro ove ho vissuto da spettatore tante emozioni, spero di cantare quanto prima al teatro Bellini di Catania. Quel giorno, se mai avverrà, mi sentirò arrivato. Mi piacerebbe anche molto cantare in America, ripercorrendo le stesse strade dei miei idoli, “i miei santi della lirica” come li chiamo io. Parlo naturalmente di Maria Callas e di Giuseppe Di Stefano. Spero davvero di servire bene quest’arte e di lasciare qualcosa di buono che vada oltre la mia vita terrena. Spero di saper rispettare la voce che ospito dentro e di saperla sempre usare al meglio, come scherzosamente spesso dico, diventando la “Maria Callas dei baritoni”

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