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MURMURES DES MURS – RECENSIONE

di Davide Garattini – foto di Richard-Haughton

NON PERDETEVELO!

Mai abbiamo iniziato una recensione così ma è la prima cosa che ci viene spontanea da scrivere dopo essere stati a vedere MURMURES DES MURS della felicissima coppia Aurélia Thierrée e Victoria Thierrée Chaplin, certo è che buon sangue non mente, con un cognome ed un dna così dovevamo aspettarcelo che qualcosa nella nostra vita sarebbe cambiato, eppure siamo rimasti a bocca aperta davanti a questo spettacolo (la presentazione su Central Palc QUI).

Raramente ci si trova difronte ad un lavoro di questo genere, forse uno ogni dieci anni ma vedendone tanti, sembra che si stia esagerando eppure non è così, scontato dire che “è stupefacente” ma effettivamente è questo quello che succede quando scena dopo scena ti ritrovi difronte ad una serie di quadri incredibili e poetici allo stesso tempo, raffinati e delicati ma anche ricchi di carattere e con la capacità di affascinare qualsiasi spettatore.

Una storia semplice che nasce da un possibile “trasloco” come molti se ne vedono ma in realtà come una moderna Alice è l’inizio di un viaggio fantastico tra atmosfere magiche e personaggi incredibili tutto questo in luoghi comuni come case e strade, tutto questo con materiali comuni come scatole di cartone e plastica da imballaggio ma quando c’è una sana creatività ogni cosa può trasformarsi, niente d’irreale ma molto surreale, dove il quotidiano si ripropone con un nuovo significato e tutto sembra poter accadere, la fantasia non ha più pareti!

Liberamente ideato intorno a una giovane donna, Aurelia, alle prese con un surreale trasloco della sua casa, Murmures stesso è in costante in movimento, lo stesso movimento dei sogni… perché nei sogni gli oggetti, i luoghi, i costumi e le persone appaiono e scompaiono fluidamente, cambiando forma e tempo. Alti edifici scivolano dentro e fuori dal palcoscenico, prima risucchiando e poi espellendo i personaggi. C’è una creatura simile a una mantide religiosa fatta di carta a bolle. Pareti scrostate. Uno strano uccello il cui capo è un mantice. Un serpente marino che si attorciglia.
La vita è effimera, ingannevole, insinua Murmures in una serie di accattivanti variazioni. Come le bolle di sapone, la cui bellezza cangiante ci delizia per un momento e poi scompare senza lasciare traccia.

Un mondo ideato e creato da Victoria Thierrée-Chaplin che firma non solo la regia ma anche le scenografie, non poteva essere altrimenti quando si ha la testa per generare uno spettacolo così di alto livello, dove la regia si mischia all’arte dell’illusionismo e hai la capacità di attrarre il pubblico e portarlo dove meglio si crede. Le scenografie invece, realizzate da Etienne Bousquet e Gerd Walter,  come nelle migliori tradizioni circensi, sono uno strumento per disegnare tutto questo e con gusto le si nascondono per non mostrare i “trucchi” ma riempire di magia gli occhi dello spettatore.

I costumi, così come tutto il resto, rientrano perfettamente in questa macchina delle meraviglie, ideati da Véronique Grand, Jacques Perdiguez, Monika Schwarzl e Victoria Thierrée-Chaplin realizzati da Sophie Bellin et Aurélie Guin. Così come la coreografia di Victoria Thierrée-Chaplin e Armando Santin che regala al pubblico un momento di puro romanticismo. Impeccabile il direttore di scena François Hubert così come perfette le luci di Félix Gontan.

Come non lasciarsi conquistare? Murmures des Murs è elegante, immaginifico, delicato, stravagante, spiritoso, vigoroso, farsesco, misterioso, il tutto unito dal virtuosismo e dall’eleganza che contraddistinguono la performance di Aurelia Thierée – figlia di Victoria Thierée Chaplin – del danzatore Jaime Martinez e del clown-acrobata Magnus Jakobsson.
I muri mormorano e vivono, respirano e… divertono!

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