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TEATRO: DIECI MOSTRE AL CARLO GESUALDO DI AVELLINO CON "ARTE IN SCENA 2014". OMAGGIO A FRATERNALI, IL RITORNO DI DE CONCILIIS

Comunicato stampa:

Avellino, venerdì 24 gennaio 2014 – La più organica e articolata rassegna espositiva in IrpiniaDieci grandi artisti del panorama pittorico per un anno dedicato all’arte.

Le loro tele, le loro forme, i loro colori invaderanno il foyer del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino. Torna “Arte in Scena 2014”, il progetto del Teatro comunale irpino giunto ormai alla sua terza edizione.

Si partirà con la mostra dedicata all’ingegnere Domenico Fraternali, urbanista di grande levatura della città di Avellino recentemente scomparso, e si proseguirà di mese in mese fino all’ultimo appuntamento previsto con il grande ritorno in Irpinia del maestro Ettore De Conciliis, passando per Claudio Valentino, Luigi Grassia, Carlo Conrotto, Carlo Meluccio, Rosa Monti, Alfonso Grassi, Giuseppe Pagnotta e Faustino De Fabrizio.

Grazie alla partnership con Progress, anche quest’anno il foyer del Teatro comunale di Avellino si trasformerà in una prestigiosa galleria d’arte, una vetrina per proporre alla città i suoi più importanti artisti. Un modo per promuovere e veicolare l’arte pittorica in tutte le sue sfumature ad un pubblico ampio ed articolato come quello del “Carlo Gesualdo”.

“Arte in Scena” è il progetto di teatro aperto a tutte le forme d’arte, a tutti i linguaggi della cultura e a tutti i talenti che coltivano e difendono il bello,fortemente voluto dalla presidenza dell’Istituzione Teatro Comunale, con la collaborazione dello storico dell’arte Alberto Iandoli.

«Il percorso avviato dal Teatro “Carlo Gesualdo” con “Arti in scena” per la valorizzazione degli artisti locali e delle loro opere è un progetto che va sostenuto e incentivato per contribuire ad ampliare la conoscenza delle più importanti realtà artistiche di Avellino e dell’intera provincia sia tra le nostre popolazioni che all’esterno, rafforzando così l’immagine culturale dell’Irpinia anche al di fuori dei nostri confini» sottolinea il sindaco di Avellino Paolo Foti.

«Abbiamo mantenuto la promessa di continuità, intensificando e rinnovando questo appuntamento divenuto ormai consueto per il nostro affezionato pubblico. Anche quest’anno le opere di artisti irpini di chiara fama, alcuni dei quali già consegnati alla storia, altri ancora in cammino, impreziosiranno, di volta in volta il Foyer del “Gesualdo”, incubatore di contenuti sempre aperto alla comunità avellinese – spiega il presidente Luca Cipriano –. E’ un progetto che con l’aiuto dei maestri Salvatore Gebbia e Carmine Santaniello abbiamo portato avanti sin dal nostro primo insediamento e che si inserisce in una serie di altre attività che vanno dalla danza alla musica, al teatro per ragazzi che rendono il comunale irpino una “fabbrica a ciclo continuo” di positività, di cultura e di alta formazione».

Confermando per il terzo anno consecutivo la sponsorizzazione della rassegna Arte in scena, Progress rende più stretto il rapporto con la cultura e in particolare con la città di Avellino, in linea con la strategia di responsabilità sociale che vuole l’azienda attenta alle iniziative culturali ed artistiche dei territori in cui opera con i propri punti vendita.

«Sostenere l’Istituzione Carlo Gesualdo, ed in particolare la rassegna “Arte in Scena”, contribuisce a rafforzare il legame che Progress ha con il territorio e la volontà di contribuire alla crescita e alla valorizzazione del patrimonio culturale di cui la Città di Avellino ed il nostro Paese sono ricchi» dichiara Sergio Capaldo, Direttore della Business Unit Progress.

 

BIOGRAFIE ARTISTI PROGETTO “ARTE IN SCENA 2014”

DOMENICO FRATERNALI

Nasce a Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento il 15 novembre 1931, ma si trasferisce con la sua famiglia ad Avellino all’età di dieci anni.  L’attività del padre Fernando nel campo delle costruzioni lo ispirano a seguire gli studi alla Facoltà di Ingegneria Civile. Laureato a Napoli nel 1958, avvia la sua feconda attività professionale, prima legata all’attività paterna delle costruzioni e, successivamente, dedicata alle sue passioni della progettazione elettronica e dell’urbanistica. La partecipazione del 1960 al concorso per il Piano Regolatore Generale della città di Avellino, dove vince il secondo premio, segna l’avvio di un lunghissimo processo di studio e attenzione alla Città, che trova nel 1995 un prestigioso compimento nel ruolo di assessore all’Urbanistica della prima giunta del Sindaco Antonio Di Nunno. La partecipazione decennale alla commissione edilizia comunale, nel corso degli anni ’70 e la redazione di uno studio sull’assetto urbanistico della Città portarono nel 1975 ad elaborare una proposta dal titolo “Per un’ipotesi del recupero edilizio e sociale dell’Avellino antica”. A partire dall’importante stimolo prodotto da questo prezioso studio di Domenico Fraternali, divenuto nel corso degli anni base per decine di tesi di laurea nel campo dell’ingegneria e dell’architettura, nel 1978 il Comune di Avellino istituiva il primo ufficio di Piano e avviava l’elaborazione dei Piani di Recupero delle aree storiche. L’arte ha sempre accompagnato la sua attività professionale in modo inscindibile. L’attenzione per il dettaglio nei suoi quadri, molti dei quali ispirati al centro antico di Avellino è simile alla scrupolosa cura dei particolari dei suoi tanti progetti.

CLAUDIO VALENTINO

E’ nato ad Avellino nel 1985.  Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Avellino, nella sezione dedicata alla ceramica, ed ha completato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli seguendo il corso ordinario di pittura di Loredana D’Argenio. La sua ricerca artistica spazia dalla manipolazione plastica della ceramica alla pittura informale, in cui la poetica verte sul male di vivere contemporaneo e sulla sperimentazione della materia. Nel 2008 ha curato le scenografie e i costumi per la rappresentazione teatrale de “I campi di Dora” di Claudio Grattacaso per la regia di Antonello De Rosa presso il Teatro Augusteo di Salerno. Da più di dieci anni è presente sulla scena artistica nazionale, partecipando, con le sue opere, a numerose mostre collettive.

LUIGI GRASSIA

Nasce ad Avellino dove frequenta l’Istituto d’Arte e apprende i primi rudimenti del disegno e della ceramica. Si dedica subito all’insegnamento. Fin da giovanissimo avverte un forte interesse per la pittura che va maturando negli anni con un severo studio delle tecniche artistiche. Nel 1978/79 frequenta i corsi di incisione presso la scuola internazionale di grafica di Venezia, sotto la guida del maestro Riccardo Licata, allora docente all’accademia di Belle Arti di Parigi. Nel 1980, con il violento terremoto che sconvolge la Campania, avviene in lui un profondo cambiamento, che lo induce a distruggere in qualche modo l’immagine reale; questa parentesi durerà solo pochi anni e si concluderà nel 1985; restano alcuni scritti in proposito di Carlo Munari e Todi Carpentieri che riguardano il Grassia non figurativo. Conosce il pittore Luigi Doni di Firenze e frequenta il suo studio per qualche tempo. Questa volta avverte in modo definitivo la necessità di tornare alla pittura figurativa e alla tradizione facendo uso costante dei colori ad olio. Ha partecipato a mostre e rassegne d’arte personali e collettive in varie città d’Italia. Vive e lavora ad Avellino.

CARLO CONROTTO

Nato a Napoli il 1 marzo 1916, trascorse la propria infanzia nella centralissima via Francesco Saverio Correra, meglio noto come ‘o Cavone. Dopo la maturità scientifica rinunciò agli studi universitari (insieme ad una forte vocazione religiosa) per avviarsi al lavoro e contribuire così al sostentamento della famiglia durante il duro ventennio fascista. Accomunati prima da rapporti di vicinato, poi dal credo politico, ed infine dalla travolgente vena artistica, il Maestro Emilio Notte gli ispirò l’amore per la pittura, diventandone il vero e proprio mentore. L’influenza del Maestro è evidente nel tratto del disegno e nella tavolozza di Carlo, che amava dipingere dal vivo. Dalla fine degli anni ’30 la pittura, e l’Arte in genere, cominciò ad alimentare lo spirito di Carlo, e ne accompagnerà per sempre l’esistenza. Verso la fine degli anni ’50, concretizzò, insieme al vecchio amico avvocato e poeta Ermanno Comite il suo antico progetto di creare un punto d’incontro per gli artisti napoletani: nacque così al Vomero “Il Cenacolo”, cui afferirono, tra gli altri, pittori di grido come Luigi Pane ed Antonio Scopato. L’esperienza terminò con il trasferimento, nel 1962, alla sede di Avellino del Ministero dell’Agricoltura. Solo il sentimento verso una terra aspra ma accogliente come l’Irpinia poté sostituire nel suo cuore l’amore sempre provato per la natia Napoli. Alla fine degli anni ’60, spronato da Fausto Grimaldi, uno degli antesignani del Giornalismo irpino di fine ‘900, iniziò a collaborare con il quotidiano “Roma” come critico d’arte. Nella stessa veste collaborò con “Il Mattino” e con “Il Corriere dell’Irpinia”. Divenuto pubblicista, fu fondatore e direttore responsabile per più di un decennio a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80, del periodico d’arte e cultura “La Trivella”, fucina per un’intera generazione di giornalisti, pittori, scultori e letterati. Con la sua “Trivella” Carlo curò anche una lunga serie di pubblicazioni di saggistica, poesia e prosa, e fu promotore degli “Incontri con l’Arte”, appuntamento avellinese annuale per poeti, scrittori e pittori italiani.

CARLO MELUCCIO

Carlo Meluccio nasce a La Spezia il 2 febbraio del 1923 da Carmine, Ufficiale di Marina, e da Rosalinda Foce, insegnante elementare. Nel 1930, dopo la prematura scomparsa del padre, a seguito dell’affondamento del Sommergibile “Veniero”, con la madre, la sorella Mariangela e il fratello Carmine si trasferisce a Prata Principato Ultra, paese di origine della famiglia paterna. Diplomatosi presso il Convitto Nazionale “Pietro Colletta” di Avellino, dopo aver frequentato per tre anni a Livorno, dal 1940 al 1943, l’Accademia Navale, si iscrive ai corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bologna dove consegue nel 1950 la Laurea. Intrapresa la sua professione di medico, nel 1952 si trasferisce all’Isola del Giglio, dove trova lavoro prestando servizio in una miniera. I sei anni trascorsi all’Isola del Giglio segneranno il principio della sua passione per la pittura. Carlo Meluccio, infatti, affascinato dalla straordinaria bellezza di quei luoghi, decise proprio durante la sua permanenza nell’isola toscana di imparare da autodidatta a dipingere. Da allora il suo tempo e le sue energie sono divise tra la professione “ippocratica” e l’amore per la pittura, che in quasi sessant’anni lo ha portato in giro per il mondo (in America, in Argentina in Venezuela), sempre accompagnato da tele, colori e pennelli.

ROSA MONTI

Nata a Casamicciola il 12 giugno 1931, ha frequentato corsi universitari a Roma, ed ha insegnato nelle scuole medie e magistrali. Ha vissuto e operato a Pregassona in Svizzera, dal 1964 al 2004, prima di trasferirsi a Monteforte Irpino. Le sue prime opere risalgono al 1962, allorché dipinse il castello Aragonese di Ischia. Ha tenuto molte mostre collettive e personali, qualificandosi in concorsi di prestigio. Tra le mostre più importanti, da segnalare quelle che l’hanno vista protagonista negli anni ’90 alla Galleria Poltera di Lugano, al “Palais des Arts” di Sanremo, all’Artexpo 95 di Manhattan, alla Cascina Grande di Rozzano con “Arte più Arte” (mostra degli acquerellisti), alla Mostra dei Capiscuola di “Arte più Arte”, Circolo della Stampa di Milano, alla Grande Mostra Internazionale “Big Sight Haruni” di Tokio, al Municipio di Pregassona, alla Galleria Lombardo di Milano. La pittura di Rosa Monti si dispiega in diversi periodi. Prevale essenzialmente il genere figurativo, in cui trionfa l’emotività verso il paesaggio romantico, i cieli partenopei, le vedute di Lugano e della Svizzera, scene di gaudio nei vicoli di Laigueglia e della Liguria, momenti di estro creativo nei quadri ambientali: la siesta, la Belle Epoque, le Caldarroste. Rosa Monti è stata inserita nell’Enciclopedia “Italian Art In The World”, Centro Editoriale Europeo di Salvatore Castorina. Nell’ultima sua produzione, specie quella esposta al Circolo della stampa di Milano (visitata da Sgarbi) prevale un “espressionismo astratteggiante”, molto valido e risaltante, in cui le paste assumono una veste inedita per cantare l’apoteosi della vita, in una ricerca costantemente “umanistica” per aprirsi ad un’aurora dell’arte.

ALFONSO GRASSI

Nato a Solofra il 3 giugno del 1918 ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli ove è stato allievo di Carlo Sivieri, Emilio Notte e Vincenzo Caprile. All’età di nove anni dipinge il suo primo quadro con olio di cucina. Chiamato alle armi, parte per il fronte francese ed in seguito per l’Albania e la Grecia, dove resta ferito ad un braccio. Pochi altri pittori possono vantare, come lui, tanti premi vinti e tante mostre collettive e personali. Nel 1982 vince il premio Europeo di pittura “Lorenzo il Magnifico”. Allievo prediletto di Giorgio de Chirico e amico di Pietro Annigoni e di Gregorio Sciltian è stato ritrattista ufficiale di Papa Giovanni Paolo II, di Giorgio de Chirico, di Sandro Pertini, di Giulio Andreotti, del Principe di Torlonia, del Cardinale di Napoli Michele Giordano e dell’ Arcivescovo di Salerno Guerino Grimaldi. Soprannominato “il pittore dei vecchi”, ritraeva anche paesaggi, nature morte ed animali. E’ stato uno degli ultimi pittori a dipingere ancora a “lume di candela”. Lavorava a tutte le ore del giorno. Ha frequentato musei ed ha studiato attentamente la pittura del passato come il Caravaggio e il Guarini, Van Gogh e de Chirico. Appassionato ricercatore della buona materia pittorica, è diventato negli anni un autentico alchimista del colore, un preparatore di tele scrupoloso ed esigente fino alla paranoia. Arguto, di un umorismo tipicamente meridionale, racchiudeva nel suo carattere la spontaneità napoletana e la decisione tipica della gente irpina.

GIUSEPPE PAGNOTTA

Nasce ad Avellino nel 1941. Nel 1956 inizia la sua attività pittorica, da allora è presente sulla scena artistica nazionale con mostre personali e collettive. Nel 1965 si trasferisce per ragioni di lavoro a Monza, iniziando così i suoi contatti con gli ambienti artistici di Brera a Milano. Sono questi gli anni in cui inizia a frequentare lo studio del noto grafico pubblicitario Armando Testa e ad allontanarsi da una pittura dalla “figurazione più tradizionale”, per accostarsi ad un’arte “pop” di chiara ispirazione americana. I numerosi viaggi lo portano ad incontrare e a conoscere, tra gli altri, i pittori Renato Barisani, Remo Brindisi ed Ernesto Treccani, il regista inglese Ken Loach e l’attore Giancarlo Giannini. In America è ospite della Galleria di Leo Castelli e della Fondazione “Andy Warhol”. Della sua pittura, in oltre mezzo secolo, hanno scritto innumerevoli critici e intellettuali, tra cui Carlo Barbieri, Franca Bozzelli, Thomas Bruch, Angelo Calabresi, Gaetano Corduas, Marco Falciano, Roberto Maria Ferrari, Bruno Gallo, Pablo Gonzales, Barbara Henning, Gladys Marcotulli, Carolin Muir, Marino Niola, Giuseppe Pisano, Ciro Ruju e Andrea Ulivi. Nel 1971 fa ritorno ad Avellino, dove attualmente vive ed opera.

FAUSTINO DE FABRIZIO

Nasce a Pratola Serra il 15 ottobre del 1915. Conseguito il Diploma presso la “Scuola d’Arte” di Avellino, completa i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove annovera tra i suoi maestri Emilio Notte e Carlo Sivieri. Vincitore nel 1940 del Premio Nazionale “Filippo Palizzi”, l’anno dopo decide di intraprendere la carriera di insegnante di Disegno e Storia dell’Arte per trasferire ai giovani studenti l’amore per le belle arti. In sessant’anni di fervida attività artistica e formativa prende parte a numerosi concorsi e mostre nazionali ed internazionali, tra le quali la “Mostra d’Arte Italo-Germanica”, tenutasi a Vienna nel 1939, i “Littoriali dell’Arte” svoltisi a Napoli nel 1941, la “Quadriennale Europea” di Roma del 1966, curata dal grande Giulio Carlo Argan, e la “Mostra d’Arte Internazionale per l’Anno Santo 1975”, inaugurata a Roma da Sua Santità Paolo VI e dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Faustino De Fabrizio per meriti artistici riceve l’investitura di “Accademico Tiberino di Roma” e membro onorario della “Free World International Academy” di Dearborn in America. Il 15 maggio del 2005, dopo una vita dedicata all’arte e alla formazione di più generazioni di studenti, si spegne a Benevento, città che lo ha adottato dalla fine degli anni 70, all’età di ottantanove anni, lasciando un grande vuoto nel mondo dell’arte.

ETTORE DE CONCILIIS

Nasce ad Avellino nel 1941. Diventa famoso nel 1965 per la realizzazione del “Murale della pace”, opera monumentale parietale realizzata con la collaborazione di Rocco Falciano, presso la Chiesa di San Francesco ad Avellino. L’affresco suscita vivaci polemiche e cattura l’interesse della stampa nazionale e internazionale: alle spalle dell’altare di una chiesa cattolica viene realizzato un affresco in cui, attorno alla figura di San Francesco, compaiono da un lato immagini di guerra e di distruzione, dall’altro di pace e di giustizia sociale. Accanto a Papa Giovanni XXIII e ai vescovi avellinesi, sono rappresentati John Kennedy, Mao Tse Tung, Cesare Pavese, Guido Dorso, Pier Paolo Pasolini e Fidel Castro. Criticato dai settori più tradizionalisti del cattolicesimo, otterrà invece l’approvazione della Commissione d’Arte Sacra e di Paolo VI che riceverà il pittore avellinese in Vaticano.  In precedenza una sua innovativa crocifissione, realizzata per la Chiesa delle Oblate ad Avellino, era stata cancellata perché ritenuta inidonea per un luogo di culto. L’attività artistica di de Conciliis continua negli anni successivi con la realizzazione di altre imponenti opere murarie a contenuto sociale: presso la scuola di Cadelbosco a Reggio Emilia, realizza “Effetti del capitalismo e fronte della pace”, presso il Centro Studi di Danilo Dolci a Trappeto, Palermo, “Sistema clientelare-mafioso e non-violenza”, per il Comune di Mantova un murale all’Istituto Magistrale “Isabella d’Este”. Tra le sue opere di arte pubblica vanno ricordati il Memoriale di Portella della Ginestra, intervento di land art realizzato nel 1979, a ricordo della strage di contadini compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano, e il Parco della Pace a Roma, con la realizzazione di grandi sculture dedicate alle religioni ebraica, islamica e cristiana, insieme a un teatro all’aperto e a una “via letteraria” costellata da pietre-sculture su cui sono scritti versi poetici, ispirati alla pace e alla fratellanza. Attualmente la sua produzione pittorica è orientata su tematiche più intimistiche, con la rappresentazioni di paesaggi e nature morte. Dal 2005 la Comunità Europea e il Comune di Fiano Romano promuovono la realizzazione di uno Studio-Museo nella chiesa medievale Santa Maria ad Pontem, dove vengono raccolte le opere del maestro.

CALENDARIO MOSTRE A TEATRO – PROGETTO “ARTE IN SCENA 2014”

DOMENICO FRATERNALI

31 Gennaio – 26 Febbraio

(Mostra Retrospettiva omaggio)

CLAUDIO VALENTINO

27 Febbraio – 27 Marzo

(Mostra Personale)

LUIGI GRASSIA

28 Marzo – 25 Aprile

(Mostra Personale)

CARLO CONROTTO

26 Aprile – 30 Maggio

(Mostra Retrospettiva omaggio)

CARLO MELUCCIO

31 Maggio – 20 Giugno

(Mostra Personale)

ROSA MONTI

21 Giugno – 12 Luglio

(Mostra Personale)

ALFONSO GRASSI

12 Settembre – 10 Ottobre

(Mostra Retrospettiva omaggio)

GIUSEPPE PAGNOTTA

11 Ottobre – 14 Novembre

(Mostra Personale)

FAUSTINO DE FABRIZIO

15 Novembre – 5 Dicembre

(Mostra Retrospettiva omaggio)

ETTORE DE CONCILIIS

6 Dicembre – 9 Gennaio

(Mostra Personale)

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