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AMICI DELLA SCALA-PRIMA DELLE PRIME: “UNA SPOSA PER LO ZAR”

Comunicato stampa:

AMICI DELLA SCALA

Sesto appuntamento del ciclo

 “Prima delle prime”

Stagione 2013/2014 – organizzato dagli Amici della Scala

 

Una sposa per lo zar (Carskaja Nevesta)

di Nikolaj Rimskij-Korsakov

libretto di Il’ja Tjumenev

TEATRO ALLA SCALA

RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”

MERCOLEDÌ  26 FEBBRAIO 2014 ORE 18

 

Alla fine dell’opera muoiono tutti. Non un epilogo inconsueto, quello tragico, per un’opera lirica. Ma in questa opera, quattro atti dal titolo tradotto talvolta come “La fidanzata dello Zar”, ci troviamo nella Russia dello Zar Ivan il Terribile, alla fine del XVI secolo. E proprio Ivan il terribile è in qualche modo il motore “silenzioso” che innesca gli eventi che si abbatteranno sui personaggi fino a portarli al tragico epilogo. L’opera, mai rappresentata alla Scala, è la nona scritta dal compositore russo, ed è ispirata a una pièce teatrale del 1849 di Lev Alexandrovič Mej, drammaturgo con una predilezione per i drammi storici basati sulle vite degli Zar. E attorno a un misterioso episodio della vita dello Zar Ivan il Terribile che riguardava la ricerca della sua terza moglie e di come questa, scelta tra oltre duemila pretendenti, morì due settimane dopo il matrimonio, nel 1571, si muove la scena. La vicenda, una storia di ardenti e brutali passioni, è abbastanza intricata e ruota attorno ad amori non corrisposti, amori sinceri e impotenza nel poterli coronare di fonte allo Zar che tutto può e tutto sceglie. L’opera debuttò nel 1899 a Mosca, ma sebbene abbia goduto di preparazione degna di tutti gli onori, il palcoscenico fu quello di un piccolo teatro privato, il Teatro Solodovnikov di Savva Mamontov, conosciuto anche con il nome di Private Opera. Solo quasi due anni dopo, nel 1901, poté finalmente andare in scena sul palco del Teatro Imperiale, dove ai tempi Rimskij-Korsakov non era un compositore gradito. Addirittura non veniva più neppure presa in considerazione l’eventualità di produrre una sua opera, nonostante La sposa dello Zar sembra avvicinarsi alle opere in scena al Teatro Imperiale. Il compositore ritenuto orgoglio nazionale e bandiera della cultura russa era allora Čajkovskij, con il suo linguaggio musicale internazionalmente riconosciuto. Rimskij, che si era formato nel circolo di Milij Balakirev non era riconosciuto come un compositore “ufficiale”. L’opera venne stesa “in un periodo di ‘crisi d’identità’ del compositore: lungo l’arco dell’intera sua vita, Rimskij-Korsakov fu tormentato dal dubbio di non riuscire a comporre con originalità senza sacrificare la correttezza formale”; e il compositore scelse uno stile ormai storicizzato come quello romantico, scegliendo di “mettere in risalto la propria maestria compositiva in un’opera nella quale quintetti, sestetti e altri vari momenti d’insieme si susseguono incessantemente, per non parlare del virtuosismo delle parti vocali”. La sposa dello Zar (o Una sposa per lo zar, come l’opera viene tradotta per questa produzione) è differente dalle sue composizioni precedenti in gran parte basate su materiali fantastici derivati dalla tradizione popolare russa: è un melodramma romantico “pseudostorico” che esalta le tradizioni russe ai tempi di Ivan il Terribile. In Russia La sposa dello Zar, opera “eterogenea, affascina per la varietà di linguaggi musicali dove melodia e lirismo s’intrecciano a temi solenni e tinte appassionate”, è sempre stata celebrata dai critici come la migliore di Rimskij-Korsakov, ritenuta all’unanimità come rappresentativa della cultura nazionale. Al contrario la critica occidentale ha sempre tenuto un atteggiamento piuttosto perplesso, avendo difficoltà a definirla opera tipicamente ‘russa’, ma neppure totalmente romantica. In La sposa dello Zar Rimskij-Korsakov ricorre all’uso del Leitmotiv, ma in una maniera più simile all’approccio verdiano piuttosto che a quello di Richard Wagner: più come mezzo di reminiscenza che come carattere identificante di un determinato personaggio. Tuttavia c’è un Leitmotiv a identificare un personaggio: quello dello Zar, ruolo non cantato, muto, ma che nella Russia senza regole del XVI sec. deteneva un potere assoluto.   (Andrea Castelli)

Nell’incontro “L’età di Ivan il Terribile” con ascolti, ne parlerà Franco Pulcini, musicologo, saggista e scrittore, Direttore Editoriale del Teatro alla Scala e docente di Storia della Musica al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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