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TEATRO REGIO PARMA: LE SETTE ULTIME PAROLE DEL NOSTRO REDENTORE IN CROCE

Il M° Gaetano D’Espinosa – foto d’archivio Teatro Regio di Parma

Comunicato stampa:

 TEATRO REGIO PARMA

GAETANO D’ESPINOSA DIRIGE LA FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

NE LE SETTE ULTIME PAROLE DEL NOSTRO REDENTORE IN CROCE

DI FRANZ JOSEPH HAYDN

Teatro Regio di Parma

venerdì 18 aprile 2014, ore 20.00

 

Nel cuore dei riti della Settimana Santa, venerdì 18 aprile alle ore 20.00 al Teatro Regio di Parma, Gaetano D’Espinosa sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini interpreta il capolavoro sacro di Franz Joseph Haydn Musica instrumentale sopra le sette ultime parole del nostro Redentore in Croce ossiano Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un terremoto. A proclamare le frasi tramandate dai Vangeli che precedono ciascuna sonata sarà don Sincero Mantelli.

L’opera fu commissionata dal marchese di Valdes-Inigo, canonico della Chiesa del Rosario di Cadice, nella Spagna meridionale, di comporre una musica da eseguirsi durante i riti del Venerdì Santo. Era infatti consuetudine che, nella cripta Santa Cueva, il vescovo celebrasse un ufficio in quel giorno con un’omelia nella quale si commentavano le sette frasi pronunciate da Cristo durante la sua agonia sulla Croce. Le sette Sonate, precedute da un’introduzione e seguite da un brano conclusivo che rievoca il terremoto che sconvolse il monte Calvario, furono composte nel 1786 e eseguite pubblicamente il 6 aprile 1787, Venerdì Santo.

LE SETTE ULTIME PAROLE DEL NOSTRO REDENTORE IN CROCE

ossiano Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un terremoto

 

Musica FRANZ JOSEPH HAYDN

Nella prefazione allegata alla partitura della Musica instrumentale sopra le sette ultime parole del nostro Redentore in Croce ossiano Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un terremoto, inviata nel 1787 alla Breitkopf & Härtel per la pubblicazione, Haydn spiega così la genesi dell’opera:

«Circa quindici anni fa mi fu chiesto da un canonico di Cadice di comporre della musica per Le ultime sette Parole del nostro Salvatore in croce. Nella cattedrale di Cadice era tradizione produrre ogni anno un oratorio per la Quaresima, in cui la musica doveva tener conto delle seguenti circostanze. I muri, le finestre, i pilastri della chiesa erano ricoperti di drappi neri e solo una grande lampada che pendeva dal centro del soffitto rompeva quella solenne oscurità. A mezzogiorno le porte venivano chiuse e aveva inizio la cerimonia. Dopo una breve funzione il vescovo saliva sul pulpito e pronunciava la prima delle sette parole (o frasi) tenendo un discorso su di essa. Dopo di che scendeva dal pulpito e si prosternava davanti all’altare. Questo intervallo di tempo era riempito dalla musica. Allo stesso modo il vescovo pronunciava poi la seconda parola, poi la terza e così via, e la musica seguiva al termine ogni discorso. La musica da me composta dovette adattarsi a queste circostanze e non fu facile scrivere sette Adagi di dieci minuti l’uno senza annoiare gli ascoltatori: a dire il vero mi fu quasi impossibile rispettare i limiti stabiliti».

Il compositore considerò sempre quest’opera come uno dei suoi lavori migliori, tanto da curarne, per sopperire alle esigenze di amatori che non disponevano dell’orchestra, una trascrizione per quartetto d’archi, una riduzione per pianoforte e una versione per coro e orchestra su testo su testo rielaborato da van Swieten.

Un’introduzione Adagio e maestoso e una conclusione Presto e con tutta forza – il terremoto che sconvolse il Calvario, secondo il racconto del Vangelo di Matteo – incorniciano sette sonate in tempo lento, che commentano in musica le sette parole:  «Pater, dimitte illis, quia nesciunt quid faciunt», «Hodie mecum eris in Paradiso», «Mulier, ecce filius tuus», «Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me?», «Sitio», «Consummatum est», «In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum». All’inizio di ciascuna di esse l’editore Artaria fece inserire il testo delle sette parole sotto la parte del primo violino, per far concentrare gli esecutori sul significato della musica eseguita. Essa delinea lo stato d’animo di Gesù, del buon ladrone, di Maria, Giovanni e dei crocifissori. L’uso di frequenti note ribattute sembrano sottolineare i colpi inferti, lo stillare delle lacrime, sudore e sangue, il continuo pulsare del dolore. Tutta la composizione converge vorticosamente verso un finale che è un brutale sconvolgimento acustico, irto di dissonanze, tremoli, trilli, note accentate e ribattute e, con la sua conclusione in tonalità maggiore, apre uno spiraglio di luce e prelude alla Risurrezione.

Per informazioni:

Biglietteria del Teatro Regio di Parma tel. 0521 203999

biglietteria@teatroregioparma.org

Approfondimenti: www.teatroregioparma.it

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