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REVIEW – L’AMICO DI FRED

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L’Amico di Fred? Un diavolo di commedia

amicoFred1di Lucio Leone

Solo il teatro può regalarti sorprese ed emozioni come questa. Tu arrivi senza particolari aspettative e ti ritrovi a seguire con assoluta partecipazione uno spettacolo, facendoti catturare da una storia, trasportare dalla musica.

Andiamo per gradi, intanto il titolo: L’Amico di Fred. E poi il teatro: quel Delfino, in zona periferica a Milano che sta costruendosi pian piano, con fatica e coraggio, spettacolo dopo spettacolo una stima sempre maggiore nel panorama delle sale teatrali meneghine.

Come accennavo conoscevo poco di questa commedia, solo a grandi linee la trama vagamente ispirata a Fred Buscaglione, la cui breve vita funge solo da canovaccio su cui si imbastisce la storia fantastica raccontata. Che è la storia di un povero diavolo (…in senso letterale), perdutamente innamorato di jazz e swing che per salvarsi le corna promette al “principale” l’anima di un uomo puro. L’anima in questione è quella di Buscaglione, appunto, che pur di imparare a comporre musica, ottima musica (capiamoci: senza sanremi-papaveri-papere-rose-cuor-e-amor), è disposto al patto scellerato. Il solito patto… quello di Faust e affini!

Tutto sembra andare come dovrebbe andare se non fosse che, a un certo punto… ecco, però niente spoiler. Se poi volete sapere come finisce la storia (e fidatevi: dovreste proprio volerlo sapere) bisogna che andiate a teatro a scoprirlo. E allora mi ringrazierete, perché lo spettacolo merita. Essenziale, minimalista, da camera… chiamatelo come volete, non sono i soldi delle megaproduzioni che fanno il buon teatro. Qui per esempio la scenografia è ridotta al minimo: un pianoforte rosso, un tavolino con una vecchia radio, un microfono anni ’50, qualche insegna al neon. Ed è in questa scenografia essenziale che due ottimi attori come Guido Ruffa e Andrea Murchio (che suona il piano e canta dal vivo) – con l’aiuto in scena di Ramon Branda e Daniela Freguglia – si calano nei panni dei propri personaggi.

Essenziale il ritmo (e di nuovo: bravo Murchio, ma in questo caso come regista), sempre incalzante, ma mai serrato, senza una sbavatura, senza una comoda strizzatina d’occhio alla pausetta melò per gigioneggiarsi l’applauso facile. Ma tanto gli applausi, molto più sinceri e convinti, invece arrivano lo stesso, mescolati a un po’ di nostalgia per quell’Italia che amava le canzoni di Fred (Eri piccola così, Guarda che luna, Buonasera signorina… non fosse per il finale ti commuoveresti anche solo nel sentire loro) e alla simpatia per quel povero diavolo che magari non sa fare le pentole, ma a coperchi è messo benissimo; e questo grazie anche alle atmosfere da romanzo hard-boiled di Hammet condito dai maccheroni di Sordi e con un pizzico dei film di Frank Capra che l’autore Pierpaolo Palladino è riuscito benissimo ad evocare.

Frutto di diversi allestimenti nel tempo (la prima “prima” risale al 2008), capace di adattarsi alla situazione (ne è stata proposta una versione con un’orchestra dal vivo in occasione del Torino Jazz Festival), se fossimo in America L’Amico di Fred sarebbe uno di quei successoni OffBroadway che tiene il cartellone per anni. Ma siamo in Italia e allora che sia a Milano ancora per un paio di giorni, o a Roma nelle prossime date di marzo, o quando sia e dove sia, fatevi un piacere: spegnete la televisione e andate a vederlo. Uscirete dal teatro canticchiando e di ottimo umore.

L’Amico di Fred? Un diavolo di commedia di Lucio Leone Solo il teatro può regalarti sorprese ed emozioni come questa. Tu arrivi senza particolari aspettative e ti ritrovi a seguire con assoluta partecipazione uno spettacolo, facendoti catturare da una storia, trasportare dalla musica. Andiamo per gradi, intanto il titolo: L’Amico di Fred. E poi il …

Review Overview

TESTI
REGIA
MUSICHE
INTERPRETAZIONE

PAGELLA CENTRAL PALC

Summary : Voti alti per uno spettacolo ben fatto e che merita di essere visto. Hanno ragione gli inglesi: "quello che non c'è non si guasta".

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