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REVIEW – SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE

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UN’OPERA UNIVERSALE CHE SGOMENTA TANTO OGGI QUANTO IERI. LA REGIA DI LAVIA E’ IMPECCABILE.

12 © Tommaso Le Pera 20102014-DSC_6103di Alberto Raimondi

Sei personaggi in cerca d’autore viene riproposto dalla Fondazione Teatro della Pergola e ospitato al Teatro Elfo Puccini di Milano con la regia di Gabriele Lavia, fino a qui tutto nella norma tendente alla routine eppure ancora una volta questo testo ci stupisce: quest’opera immortale ha la capacità, ancora oggi, non solo di essere sempre attuale, ma addirittura di sembrare “avanti”.

Questo capolavoro di Luigi Pirandello non solo è immortale, ma ancora oggi spiazzante: anche nella sua versione più didascalica ha il potere di sbatterti in faccia alcune verità che lasciano chiunque a bocca aperta.

La storia teatrale di questo testo dimostra fin da subito quale sarebbe stato il segno indelebile che avrebbe tracciato. Nel 1921 fu un sonoro fiasco e, al grido di “Manicomio! Manicomio!”, il pubblico inferocito del Teatro Valle di Roma quasi aggredì il povero Pirandello. Gli spettatori erano infatti rimasti scioccati da ciò che si erano trovati davanti: un palcoscenico disadorno, la totale assenza della “magia della rappresentazione”, un gruppo di attori e un capocomico che discutevano con sei ambigui figuri sul modo migliore di mettere in scena il loro dramma borghese mancato.

La completa rottura delle convenzioni teatrali, insomma. Si dovette aspettare il 1923, con la messinscena parigina di Georges Pitoëff, perché l’opera ottenesse il successo trionfale che meritava. “In capo a qualche decennio – ha scritto Ferdinando Taviani entrò a far parte di quel numero ristrettissimo di capolavori teatrali che vincono in fama i loro stessi autori e divengono un simbolo del teatro”. Oltre a segnare un vero spartiacque per la scena italiana, raccontando il passaggio dal teatro ottocentesco del “grande attore” al novecentesco “teatro di regia”, i Sei personaggi inscena il sempre attuale incontro-scontro fra la mente del poeta e il mondo dei teatranti.

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Nel 1948, dopo che il secondo conflitto mondiale aveva danneggiato il palcoscenico, la Pergola fu inaugurata nuovamente con i Sei personaggi in cerca d’autore. La regia era di Orazio Costa, con Tino Buazzelli nel ruolo del Padre e Rossella Falk in quello della Figliastra. Con un gesto dal forte significato simbolico, Gabriele Lavia, allievo di Costa, sceglie i Sei personaggi per la sua prima regia interamente prodotta dalla Fondazione Teatro della Pergola e per il suo debutto da consulente artistico del massimo teatro fiorentino.

Disarmante ieri e disarmante oggi, forse ora con un po’ più di facilità nella comprensione totale, ma di sicuro non resta uno spettacolo facile da fruire, incredibilmente piacevole quanto formativo, quasi istruttivo e sicuramente educativo.

Sul palcoscenico vuoto un macchinista inchioda assi per la scenografia del Giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Viene interrotto dal Direttore di scena: stanno per giungere il Capocomico e la compagnia. Iniziano le prove, e il capocomico litiga un po’ col Primo Attore, un po’ col suggeritore. D’improvviso in sala entra l’usciere seguito da sei personaggi. Alla domanda del capocomico “Chi sono lorsignori, che cosa vogliono?” rispondono: siamo qua in cerca d’un autore.

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Gabriele Lavia ci presenta un lavoro molto rispettoso della tradizione di questo testo, mantiene tutte le note di regia in modo preciso e didascalico quasi a rimarcare che già nel testo è presenta la sua forza più efficace, è già tutto scritto e va solo accompagnato sul palcoscenico. Molto interessante constatare che nell’aderenza rispettosa del testo sta la chiave perfetta per proporlo oggi, mostrare al pubblico le cose esatte per fargli comprendere ogni parte. Un lavoro davvero interessante quanto eccezionale, cattura e colpisce. Ottimo il lavoro di regia, alto il livello di recitazione che mantiene un ritmo frenetico e un’attenzione costante, forte intensità in ogni momento ed in ogni gesto, anche nelle pause o nelle attese.

Ottime ed efficaci anche le scelte estetiche dove i costumi di Andrea Viotti riprendono una moda d’inizio secolo quando l’opera è stata scritta. Particolarmente azzeccata la scelta “semplice” di dare dei colori chiari ad un gruppo e colori neri ad un altro. Nulla di sconvolgente, certo, ma lineare per il pubblico, riuscendo così a marcare costantemente la grossa divisione tra i due gruppi: è impossibile confondersi per chiunque osservi.

Come da copione anche la parte scenografica di Alessandro Camera aiutato da un disegno luci molto chiaro, i colori per sottolineare le differenze drammaturgiche diventano pure didascalie visive.

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Un cast attento e di altissimo livello, anche il minimo gesto è consapevole, ogni personaggio è delineato dalla postura fino alla parola ma anche nelle reazioni con gli altri interpreti, sono: Massimiliano Aceti, Ludovica Apollonj Ghetti, Alessandro Baldinotti, Daniele Biagini, Rosy Bonfiglio, Maria Laura Caselli, Michele Demaria, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Luca Mascolo, Mario Pietramala, Marta Pizzigallo, Matteo Ramundo, Malvina Ruggiano, Alessio Sardelli, Carlo Sciaccaluga, Anna Scola.

Crediamo giusto concludere con le parole di Gabriele Lavia che dice: “Sei personaggi in cerca d’autore è probabilmente il testo di teatro più importante di tutti i tempi. Esso interroga il fondamento stesso del teatro: la contraddizione e la discordanza tra l’attore e il personaggio e l’impossibilità a fare dei due una sola unità. Ma dice Eraclito: “Da ciò che è più discorde, lo splendido accordo.”

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