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REVIEW – IL BALLO

il ballo (2)

Un raffinato lavoro teatrale presentato da una ineccepibile Sonia Bergamasco

il ballo (3)di Alberto Raimondi

Il ballo è la nuova produzione del Teatro Franco Parenti assieme alla protagonista Sonia Bergamasco: un racconto in scena, così viene definito il suo lavoro dal Premio Eleonora Duse 2014, liberamente ispirato al romanzo breve di Irène Némirovsky, uscito a Parigi nel 1930 e da subito seguito da un grande successo sia di vendite, ma anche teatrale, fino alla trasposizione cinematografica. Oggi ci viene riproposto con un allestimento interessante quanto affascinante.

Ideato ed interpretato in modo ineccepibile dalla stessa Sonia Bergamasco è da subito evidente quanto ella ami questo progetto e quanto lo senta perfettamente aderente alle sue doti attoriali. E’ la  storia di Antoinette, una giovane ragazza che vive con i suoi genitori in un lussuoso appartamento di Parigi. Non è sempre stato così, il padre, determinato e senza scrupoli, dopo aver lavorato duro è riuscito ad accumulare una fortuna e a raggiungere il successo. La ragazzina ha quattordici anni e non è più una bambina, ma non è ancora un’adolescente. Ha un rapporto difficile con la madre, Rosine, che a sua volta ha avuto un passato piuttosto burrascoso e come la madre è altrettanto determinata a farsi accettare dall’alta società parigina. A questo scopo invitano tutta la “gente che conta” ad un grande ballo che si terrà nella loro nuova casa. La figlia è entusiasta dell’evento, tuttavia, la madre non ha alcuna intenzione di lasciarla andare al ballo. Vengono stampati e inviati, dovrebbe portarli proprio Antoinette, centinaia di inviti, che la ragazzina getta però nella Senna, vendicandosi in questo modo del tradimento della madre, degli intrighi della governante Betty e della rozzezza del padre. Tutti gli inviti finiscono in acqua, tranne uno: quello della sua maestra di pianoforte. Che sarà infatti l’unica a presentarsi, la sera del ballo. L’effetto comico si ha nello sconcerto dei due padroni di casa che, non potendo indagare sulle ragioni di questa diserzione in massa, da parte di persone di cui non conoscono riti e costumi, congetturano sulle cause dello smacco.

Da subito ci si presenta un impianto scenico suggestivo di Barbara Petrecca, illuminato con raffinatezza e discrezione da Cesare Accetta, un infinità di specchi coperti da teli di plastica, in mezzo una dormeuse dal colore tenue e sdraiata su di essa l’unica attrice in scena avvolta in un lenzuolo bianco. Palpabile una certa intimità tra palco e platea, dove l’interprete sgrana ogni personaggio sulla scena con cambi timbrici e gestualità accentuate, davanti a noi una sfilata di figure grottesche e maligne: una madre attenta più alla propria felicità che a quella della figlia, una figlia tradita che non esita a vendicarsi con la propria madre, un padre gretto e assente, un’istitutrice ed una vecchia cugina.

Il ballo

Interessante come la stessa Bergamasco spiega il suo lavoro: “Una storia di vendetta e disamore. Attraverso lo sguardo di Antoinette, la figlia adolescente, cerco negli specchi le figure di un teatro che sonnecchia nelle pieghe del quotidiano. Cerco il teatro di un bambino solo che costruisce il suo mondo perché il mondo conosciuto (quello degli adulti) non è bello e non gli piace. La storia di Antoinette, è molto più di questo. E’ la presa di coscienza del rispecchiamento umano e feroce di due donne, madre e figlia. E’ l’arma di vendetta di una scrittrice che sempre, in ogni sua opera, ricorda e non perdona. La scrittura come arma, scoperta molto presto da Irène, proprio contro quella famiglia, quella madre che non aveva saputo amarla. E’ anche una dichiarazione d’amore nei confronti della letteratura, del libro come oggetto e come cura, della lettura come invenzione di mondi e materia sediziosa. E Il Piccolo principe, ma anche Cenerentola, e Biancaneve si affacciano da questi specchi e affondano lo sguardo sul presente. Gioco, vita, storie e destino.”.

Ciascuno di noi avrebbe potuto essere lì, in quella casa, quante volte ci siamo trovati ad essere esclusi o non graditi da chi pensavamo ci volesse bene. La casa della strega cattiva, dalla quale dobbiamo fuggire e vendicarci con quella cattiveria che solo i bambini hanno, senza violenze o parolacce, ma con un semplice gesto, un rasoio affilato che recide la vena più importante, tutto questo è  magnificamente portato in scena  dalla Bergamasco con semplicità e naturalezza anche negli estremismi della recitazione: la voce ed il corpo sono le uniche armi per mostrare al pubblico una storia impietosa.

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