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REVIEW – CENDRILLON

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Una Cenerentola spiazzante per una favola “scomoda”

Cendrillon_5_CiciOlsson3di Alberto Raimondi

Chi non conosce la storia di Cenerentola? O meglio, quella di Cendrillon?
Una domanda in apparenza semplice a cui tutti rispondono con convinzione, eppure la risposta non è sempre così scontata.

Già alla semplice domanda “Cenerentola è di Perrault o dei fratelli Grimm?” non credo che tutti sappiano rispondere con la stessa convinzione.

Le favole sono così, crediamo di conoscerle, ma nascondono sempre un lato oscuro che una volta rivelato cambia tutto.
Forse è meglio non dare nulla per scontato perché si sa che nelle favole tutto può accadere e dietro alle parole non dette -o non scritte- possono esserci sia verità scontate che verità per noi nuove.

Tutto questo lo sa molto bene Joel Pommerat, autore e regista di Cendrillon, andato in scena al Teatro Strehler di Milano che con una visione moderna ed un linguaggio psichedelico, quanto poetico, ci racconta nuovamente questa favola distorcendola senza perdere la sua natura originaria. Alcuni passaggi sono leggermente modificati e le atmosfere non sono quelle dei cartoni animati, ma la trama di base resta la stessa solamente con una rilettura più oscura dei fatti.

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Interessante leggere quello che “Le Monde” scrive su Pommerat “C’era una volta un autore/regista che non raccontava fiabe né ai bambini né agli adulti…”, ma allora chi è realmente Joel Pommerat? Nel 1990 fonda la sua compagnia, nel 2006 è invitato al Festival d’Avignon, dove allestisce quattro spettacoli, quindi per tre anni è artista residente al Théâtre des Bouffes du Nord, chiamatovi da Peter Brook. Attualmente è artista associato dell’Odéon Théâtre de l’Europe di Parigi e del Théâtre National di Bruxelles; nel 2015 aprirà il Festival d’Avignon.

Ma questi sono solo dati storici che servono poco a capire di chi stiamo parlando, si sa che l’unico modo per capirlo d’avvero è vedere i suoi spettacoli. Di fatto Cendrillon è indubbiamente una versione (ri)scritta della fiaba, i testi ci fanno assaporare nuovi gusti di quello che noi credevamo conoscere, infatti durante lo spettacolo, in lingua francese, per non perdere nessuna sfumatura ci ritroviamo a leggere i sottotitoli perché immersi in frasi bellissime e contemporaneamente intenti a guardare con grande ammirazione quello che succede in scena. Si entra tra le pieghe del vestito per vedere per una volta che le cose non sono esattamente come ce le hanno volute raccontare.

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Pommerat si definisce così: “io non scrivo testi, scrivo spettacoli… il teatro si vede e si ascolta e io lavoro con tutto, con la voce, il gesto, il suono, le immagini” e siamo completamente d’accordo con lui, perchè in queste poche righe descrive perfettamente tutto il suo modo di lavorare, ma anche il suo mondo teatrale.

Davanti a noi uno spettacolo d’impatto, attorno al quale non ci sono mezze misure e le scelte prese sono forti e molto determinate. Racconta quanto profondo sia il legame tra dolore e senso di colpa, quanto fragile e suggestionabile la mente dei bambini e quanta sofferenza occorra per conquistare la maturità, la felicità e l’amore. Una chiave di lettura dark della favola, dove i tratti psicotici di Cenerentola determinano lo svolgersi della storia e definiscono i personaggi, a tratti poetici, ma con quel retrogusto amaro spesso trovato negli spettacoli di oltralpe.

Un impianto scenico studiato al dettaglio così come la giostra sui cui salgono gli interpreti che devono portare il scena più personaggi: tutto gira perfettamente perchè studiato davvero al dettaglio.

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Bravi quanto divertenti tutti gli interpreti che potremmo definire tragicomici nei loro aspetti grotteschi: Alfredo Cañavate, Noémie Carcaud, Caroline Donnelly, Catherine Mestoussis, Deborah Rouach, Marcella Carrara, Josè Bardio e con Nicolas Nore, Julien Desmet.

Ottimo quanto magico il lavoro di Eric Soyer per le scenografie e le luci, giocate particolarmente sulle ombre, ovvero sul lato oscuro, testimoniando una linea comune con la regia. Fil rouge seguito anche dai video di Renaud Rubiano e dalle musiche originali di  Antonin Leymarie.

Nel complesso lo spettacolo offre una visione di Cendrillon che disorienta: si esce dal teatro frastornati, perchè molte certezze sono state scardinate ed altre messe in discussione… una piacevolissima sensazione!

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