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REVIEW – LA BELLE JOYEUSE

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Una donna dalle mille sfaccettature che ha fatto della seduzione la sua arma di battaglia per domare la storia

di Alberto Raimondi

Al Piccolo Teatro Grassi di Milano l’attrice Anna Bonaiuto è La belle Joyeuse, ossia, Cristina Trivulzio, principessa di Belgiojoso, lavoro teatrale di Gianfranco Fiore che firma testi e regia.

Una figura storica troppo poco sottovalutata per la reale importanza che ha avuto nella storia italiana, una presenza ingombrante e mai doma e forse per questo si è sempre cercato di tenere nascosta. O forse semplicemente perchè era una donna nell’epoca in cui gli uomini erano ancora convinti di poter comandare da soli.

Figlia del Rinascimento e dell’Illuminismo, Musa del Romanticismo, voce fuori dagli schemi, una che pensava con la sua testa quando alle donne non era concesso pensare, vitale e passionale, un carattere forte con il coraggio di pestare i piedi a chiunque, pratica quando ce ne era il bisogno e ammaliatrice quando serviva, intelligente e acuta, preveniva i tempi ed i pensieri tanto che a volte rischiava di non essere capita. E forse ancora oggi qualcuno farebbe fatica ad accettarla. Un’energia dilagante qualunque sia la sua direzione, tanto che anche oggi sarebbe una figura di riferimento per le sue idee avanguardiste.

Trovò principalmente nell’arte della seduzione la forza di attraversare da protagonista la storia. Donna dalle mille sfaccettature, è stata definita in modo sprezzante o entusiasta: “Sanguinaria assassina” per il governo austriaco, “sfacciata meretrice” per papa Pio IX, “Bellezza affamata di verità” per Heine, “Prima donna d’Italia” per Cattaneo. Con un ventaglio di “lusinghe” di questo genere si capisce da subito di che personaggio stiamo parlando.

Un monologo per raccontare la sua vita affrontando i momenti più celebri e quelli più tragici fino a quelli più intimi; una primadonna, ma anche un’eroina, intellettuale, brillante, orgogliosa, stravagante, autoritaria, un grandissimo senso della “messa in scena”: gli eccentrici arredi della casa parigina, i suoi travestimenti, da damina di salotto ad eroina guerriera; Cristina interpretò tutti i ruoli possibili nella società dell’epoca sempre da grande autentica attrice,  con distacco critico, spesso ironico, lacerata da pulsioni diverse; frenetica, onnipresente attivista fiduciosa in un futuro più libero, e insieme preda di profonde inquietudini personali, di senso di inutilità, di sconfitta

Una regia ed una recitazione lineari che si basano sul racconto semplice, dove la parola deve essere più chiara che accattivante, dove si deve spiegare al pubblico una storia e farla capire in ogni passaggio ed il resto non conta. Si porge la parola senza giocare sui toni o le velocità dove la linearità è l’elemento dominante ed alla fine il pubblico sembra apprezzare questa scelta.

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