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REVIEW – AMLETO

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L’Amleto che non ci si aspetta

CFarina_collettivocinetico-13di Alberto Raimondi

Al Teatro Franco Parenti di Milano va di scena Amleto e fin qui nulla di strano.

Titolo inflazionato nel panorama teatrale, ma in realtà nulla è come sembra e quella che in apparenza potrebbe sembrare una normalissima serata a vedere l’ennesimo dramma del dubbioso danese, si trasforma invece in un evento tutt’altro che scontato: un’ondata di sorprese grazie al lavoro del CollettivO CineticO e in men che non si dica la tipica rappresentazione carica di angoscia si trasforma in una momento dei più esilaranti degli ultimi anni.

Si questa è la prima certezza che abbiamo di fronte a questo spettacolo…ci siamo davvero divertiti.

Ideato e diretto da Francesca Pennini, la quale firma anche una drammaturgia sintetica e cinica con Angelo Pedroni, ci ritroviamo di fronte ad una “corrida-audizione” per eleggere Amleto tra quattro concorrenti, quindi è chiaro che del dramma shakespeariano ci verrà mostrato solo un piccolo assaggio e per di più si sfrutterà il testo e la storia per mostrarci scene surreali ed alquanto comiche non tanto perché divertenti quanto perché sono “imbarazzanti”: il mettere a nudo quattro concorrenti con le loro timidezze, difficoltà sceniche di fronte all’imprevisto, genera un ilarità sadica che non può essere frenata dal pubblico.

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Un vero e proprio trita carne… dove i quattro aspiranti protagonisti, veramente ignari di tutto, vengono trasportati e tritati dal pubblico e dalla voce guida. In scena ogni volta possiamo trovare attori professionisti, dilettanti, malcapitati, timidi intellettuali, registi, parrucchieri, esibizionisti, danzatori, assicuratori annoiati, sostituti dell’ultimo minuto, critici, virtuosi e sfigati si contendono il titolo di protagonista dello spettacolo. Veramente chiunque potrebbe essere il nuovo Amleto scelto ed ogni sera cambia tutto.

Reali candidati che non sanno quello che li aspetterà in scena. Il loro unico riferimento è un manuale di istruzioni inviatogli due settimane prima. Ciascuno si prepara da solo e si presenta a teatro direttamente per salire sul palcoscenico. Guidati da una incorporea voce fuori campo e seguiti da secondini muti, i candidati si sfidano in una serie di prove che sintetizzano i principi formali dell’opera shakespeariana. Lasciati in balia di un’istruzione e nell’impossibilità di controllare fenomeni e competenze, precipitano tutti nella condizione amletica per eccellenza.

amleto-cinetico-collettivo-cinetico-foto-di-Fabio-Bortot

Ditemi voi se tutto questo non è “particolare” quanto realmente efficace: quello che in principio può sembrare un gioco goliardico e scanzonato nasconde in sé le caratteristiche fondamentali di uno dei personaggi teatrali più intriganti ed ostici. Tra desolazione e intrattenimento, sono gli spettatori di ciascuna replica ad eleggere il vincitore del titolo, unico superstite tra i corpi e i resti dei suoi avversari abbandonati al suolo.

Un “tunnel” teatrale dove lo spettatore, dall’inizio alla fine, deve eseguire ordini specifici; dove bisogna saper scegliere ed osservare con attenzione. Uno spettacolo interattivo non banale o superficiale, ma nonostante l’aspetto ludico, la teatralità non manca e anzi viene mantenuta in tensione da una certa “militarizzazione” delle scene e dallo svolgimento dello spettacolo, dove la disciplina porta avanti le situazioni senza mai perdere un gusto ironico e irriverente della vicenda creata.

Ottimo l’uso delle luci e molto interessante tutto il lavoro fatto su i tre servi di scena che in questo caso non sono semplici “servi”, ma anche danzatori e vere braccia della regia.

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