L’ultima opera di Shakespeare rivisitata in una chiave più fantasiosa che mai
di Alberto Raimondi
Al Teatro Elfo Puccini di Milano va in scena La Tempesta di William Shakespeare una rivisitazione del grande classico ad opera di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, un testo che non ci stancheremo mai di ascoltare quanto di “masticare”; talmente “magico” che ogni volta ha la capacità di mostrarci qualche aspetto nuovo, nonostante pensassimo di conoscerlo a memoria. Forse sta proprio qui la vera “magia di Prospero”: tutto sembra già conosciuto ed invece ogni volta l’isola ci mostra qualcosa d’inesplorato.
Questa volta “l’isola” ci si mostra in una forma di “one-man show”, rispetto alla versione più canonica con tanti attori che interpretano i diversi personaggi. Le cose cambiano e divertono perchè proprio perchè presentate in una forma nuova, dove l’unico attore in scena è la “voce” di tutti i personaggi; quest’ultimi non sono in carne d’ossa, come spesso siamo abituati a vedere, ma “fantocci” piuttosto curiosi e al quanto inquietanti – forse per molti un po’ macabri, ma comunque simpatici-.
Una “compagnia” creata da Giovanni De Francesco che da corpo a tutti gli eroi, gli uomini e gli spiriti del capolavoro shakespeariano, regalando allo spettacolo quel pizzico di magia macabra che insaporisce la serata. Il tutto si adatta molto bene alla storia e all’ambientazione: sappiamo che questo testo è stato creato per stimolare la fantasia e la creatività per chi lo porta in scena ed in questo caso l’autore non resta deluso e neanche gli spettatori.
Infatti La Tempesta è l’ultima opera di Shakespeare e forse, addirittura, quello che vuole essere un addio al teatro, all’arte, alla vita; un distacco sereno, una riflessione sui temi dell’amore, del perdono e della morte. Tutto si compie, si chiudono i conti, si rimarginano le ferite e si garantisce che il miracolo dell’amore perpetui la vita dopo di noi. Le tempeste si placano, le parole tacciono e diventano musica, le marionette tornano nelle loro casse, le navi ripartono e l’isola, dove Prospero ha ordito le sue trame, torna a essere dominio degli spiriti.
Fin da subito colpisce la scenografia composta da un’infinità di particolari, come ad esempio il litorale di una spiaggia con sabbia e conchiglie che s’illuminano, teli bianchi che possono essere vele per navigare via o pergamene scientifiche, perfetto per dare subito l’idea dell’isola e della sua particolarità, una wunderkammer dove ogni viaggio ci mostra creature improbabili agli occhi e alla mente ma se li guardiamo con il cuore tutto sembra possibile. Dove Ferdinando Bruni, assieme a due servi dell’isola, Filippo Renda e Simone Coppo, entra in scena come un imbonitore da fiera, in palandrana scura e cappello a cilindro, su un carro nel quale è esposta la mercanzia della sua anima, i fantasmi che hanno popolato la sua esistenza: è un mago Prospero, che da solo sa far parlare tutti i personaggi – sua figlia Miranda, il giovane principe Ferdinando, Alonso, Gonzalo, Sebastiano e Antonio – mutando accenti, intonazioni, cantando e sdoppiandosi senza tregua, nel teatro improvvisato sulla spiaggia, un vero e proprio “teatro dei pupi” che interagiscono con Prospero.
La pur breve durata dello spettacolo, esplica e illustra allo spettatore tutto il canovaccio shakespeariano, senza minimamente intaccare la sua straordinaria bellezza e “rapisce” l’ascoltatore che ne rimane affascinato.
Chiaramente per apprezzare la proposta bisogna da prima conoscere bene la storia e solamente così si può apprezzare questa simpatica “giostra”.
Alla fine il folto pubblico ha giustamente festeggiato calorosamente tutti i protagonisti dello spettacolo, in particolare per l’istrionico protagonista Ferdinando Bruni.