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Il genio di Pasolini in scena al Teatro Franco Parenti con un testo immortale che non smette mai di incantare
di Alberto Raimondi
La Ricotta, il capolavoro cinematografico di Pier Paolo Pasolini, oggi viene portato in scena da Antonello Fassari con una produzione del Teatro Franco Parenti di Milano. Era il 1963 quando l’intellettuale friulano denuncia l’ipocrisia della società moderna raccontando la storia di Stracci, che interpreta il ruolo del ladrone buono sul set di una passione di Cristo, vivendo nelle pause tra le riprese il suo parallelo calvario causato dai morsi della fame.
Inserito in un contesto grottesco-cattolico racconta una storia a tratti surreale, ma che al tempo stesso, con il coraggio e naturalezza, fotografa una società con le classi sociali ben dichiarate e con tutti i pregi e i difetti di ciascuna di esse: la superficialità della stampa, l’arroganza della classe benestante, l’istintività e la sana cattiveria dei poveri.
Indubbiamente è sempre un piacere ascoltare i testi di Pasolini, immortali nella loro forza e caparbietà di raccontarsi; una scrittura evocativa, ma al tempo stesso di vigore. Fassari riesce a ricoprire tutti i ruoli in un allestimento completamente spoglio di scenografie e di costumi, quasi a dichiarare la volontà di mettersi completamente a disposizione del testo senza protezioni o trucchi teatrali, avvalendosi di un modo di raccontare la storia genuino e verace che si adatta perfettamente all’originale. Un piacere ascoltare le parole di Pasolini, una goduria il momento in sui descrive i colori del Pontorno ed i modi di riprodurli naturalmente: con eleganza e poesia descrive una semplice tecnica pittorica come uno spettacolo di rara suggestione, semplice nelle parole, ma al tempo stesso raffinato.
Scontato ricordare l’importanza di Pasolini e la sua arte. Si è scritto tanto su di lui e si continuerà sempre a farlo. Si è portato in scena spesso e sempre lo si farà, perché al di là che lo si stimi oppure no, va riconosciuto un come “genio” raro, un’artista di primissimo livello che ancora aggi fa discutere, come del resto tutti i grandi artisti della storia.
