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REVIEW – VIOLENCE(S)

Violences

L’essenziale incornicia il drammatico!

Violences1di Alberto Raimondi

Riprende subito con una evidente determinazione la stagione del Piccolo Teatro Studio Melato e lo fa con la prima mondiale di  Violence(s) Delitti, grandi e piccoli, una produzione del  Teatro Nazionale di Tunisia che continua il rapporto con il teatro milanese.

La drammaturgia di Jalila Baccar e Fadhel Jaïbi, che firma anche regia, scene e luci, è sicuramente l’elemento più forte dello spettacolo, interamente in tunisino sottotitolato e forse questo l’aspetto più antipatico perchè dovendo per forza leggere ci si perde un po’ nel seguire lo spettacolo nella sua parte visiva, dove la linearità della scena e il sapiente uso delle luci regala dei quadri visivi molto interessanti ma frammentati dalla lettura continua.

Comunque sia un inizio forte per gli spettatori che si destano dal torpore estivo con una bella “sassata” di cruda ed insana quotidianità: una violenza narrata e fatta evocare raccontando scene, dove il testo è l’elemento che colpisce lo spettatore.

Evidente che con questa nuova produzione, Jaïbi prosegue la propria indagine attorno al travaglio passato e presente della politica e della società tunisine. In apparenza un mondo lontano rispetto alla quotidianità italiana eppure le somiglianze ci sono e forse questo spettacolo va proprio a rispolverare uno dei punti cardine del Teatro, quello di far conoscere al mondo le sue diverse realtà, una denuncia chiara e senza peli sulla lingua. A volte una “quotidianità” talmente estrema da non sembrare reale eppure è proprio difronte a queste scene grottesche che rivediamo incredilmente le immagini proposte dai nostri telegiornali, dove ì più incredibili massacri sono veramente all’ordine del giorno.

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Infatti Violence(s) è una riflessione su delitti, grandi e piccoli, reali e immaginari, commessi da gente “comune”, esseri eccezionali o psicopatici.  Esattamente quello che ci viene raccontato tutti i giorni dalla televisione e dai quotidiani, dove il sangue e la cattiveria sono usati come strumenti per attirare l’attenzione del pubblico.

Siamo quindi così sicuri che il mondo tunisino sia davvero lontano dal nostro? Come succede in molti programmi televisivi si cerca d’indagare sui “perchè?” di certi gesti, si investigano i processi che scatenano il susseguirsi di violenze post-rivoluzionarie, rurali e urbane, in Tunisia. Chiaramente tutto in un linguaggio teatrale molto diverso da quello televisivo, raccontato senza urla esagerate, con una bellissima costruzione sintetica dell’impianto scenico, pulita e minimale, dove l’essenziale incornicia il racconto drammatico!

“Una constatazione terribile: la rivoluzione tunisina, per molti aspetti, invece che portare speranza, ha generato paure inedite, angosce, depressioni, gesti di disperazione, violenze molteplici e quotidiane ovunque, gesti, atti che sfociano in crimini atroci. Per quale ragione, altrimenti, migliaia di giovani tunisini si sarebbero gettati a mare per raggiungere il “mondo libero”? E per quale ragione altri si sarebbero immolati tramite il fuoco o l’impiccagione dai primi giorni della rivoluzione, e il loro numero non cessa d’aumentare, spaventosamente, ogni giorno? Perché tante violenze, stupri, furti, saccheggi, in aumento esponenziale? Al di là della spiegazione culturale, sociale, economica, politica, psichiatrica, non esiste forse un grande mistero, un buco nero insondabile legato al “passaggio all’azione”? Annientarsi o annientare l’altro, questa è la questione lacerante al cuore della nostra indagine civile, artistica.”  dichiaro lo stesso Fadhel  Jaïbi.

Sembra che si voglia conoscere la violenza nel suo aspetto più scarno, senza gesti eclatanti, ma mostrata anche nei suoi momenti più freddi. Siamo ormai assueffati a vedere scene di estrema violenza, ma quando le si raccontano con semplicità forse esse diventano più toccanti e penetrano nell’intimo di chi segue lo spettacolo: non pugni in faccia, ma iniezioni letali.

Una messa in scena con una recitazione molto credibile e realista quanto surreale a tratti da:  Jalila Baccar, Fatma Ben Saïdane, Noomen Hamda, Lobna M’lika, Aymen Mejri / Nesrine Mouelhi, Ahmed Taha Hamrouni / Mouïn Moumni

Molto suggestiva la musica originale Kaïs Rostom che regala alla scena quell’atmosfera tunisina fatta di poche note e rumori sussurrati.

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