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REVIEW – L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTU’

pirandello

Lo Stabile di Catania apre la stagione con un immortale Pirandello

003di Vincenzo Vitale

Non è facile attribuire a Pirandello la capacità ironica necessaria per una scrittura mordace e a tratti perfino scopertamente comica: eppure è quanto accade in “L’uomo, la bestia e la virtù”, che apre la stagione del Teatro Stabile Giovanni Verga di Catania, per la nitida regia di Giuseppe Di Pasquale.

La vicenda è nota. Il professor Paolino – reso da un Geppy Gleijeses che si muove sul palcoscenico con la consueta ed innata eleganza, pari alla padronanza – uomo civile e dabbene, ha una tresca con la virtuosa signora Perrella, dovuta ad una assai misurata Marianella Bargilli, che accetta la relazione in quanto per lunghi mesi abbandonata dal marito , il Capitano di lungo corso Perrella (reso da un Marco Messeri che mi è parso leggermente “sopra le righe” ) , che peraltro, quando torna a casa, rifiuta qualunque rapporto con la moglie. In realtà, il Capitano spesso sosta a Napoli, dove ha un’altra donna che gli ha dato tre figli.

La tessitura del racconto si svolge tutta nel contrasto, evidente e teatralmente fecondo, fra il Capitano che tuttavia, pur tradendo la moglie, sembra quasi giocare a carte scoperte, nulla facendo in realtà per occultare la sua doppia vita, da un lato; e, dall’altro, il mite professor Paolino il quale, pur sacramentando contro il Capitano per la sua doppiezza, quando scopre che la donna è incinta di sé, deve trovare il modo di propiziare un rapporto fra i due coniugi, perché ne va della salvezza di tutti e di ciascuno: e soprattutto di se stesso.Sicchè quella falsità, quella ipocrisia che Paolino rimprovera al Capitano, vengono poi incarnate e perfino amplificate dallo stesso professore, il quale si trova nella scomoda e surreale posizione di dover favorire un incontro amoroso, che pare improbabile, fra il Capitano e la moglie, pur essendo di questa invaghito.

Ne viene che, secondo un rovesciamento tipicamente pirandelliano e dalla caratteristica resa umoristica, il professore si macchia di una ipocrisia ben più peccaminosa e moralmente ripugnante di quanto lo sia quella da lui rimproverata al Capitano.

Le scene – di Paolo Calafiore – sono, secondo il costume di oggi, minimaliste, quasi inesistenti, molto lasciando all’immaginazione degli spettatori.

I costumi – di Adele Bargilli – tradizionali: anche se si stenta a decodificare la plastica trasparente che sempre avvolge l’abito del professor Paolino. Se l’intento era alludere all’ipocrisia inconfessata di costui, la plastica appare inutile orpello: se invece era citarne la falsa trasparenza, lo appare ancor di più.

Evitare l’evitabile dovrebbe essere regola somma e indiscussa, ma non sempre lo si ricorda.

Lo Stabile di Catania apre la stagione con un immortale Pirandello di Vincenzo Vitale Non è facile attribuire a Pirandello la capacità ironica necessaria per una scrittura mordace e a tratti perfino scopertamente comica: eppure è quanto accade in “L’uomo, la bestia e la virtù”, che apre la stagione del Teatro Stabile Giovanni Verga di …

Review Overview

REGIA
INTERPRETAZIONE
MESSA IN SCENA
SCENEGGIATURA

PAGELLA CENTRAL PALC

Summary : “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello apre la stagione del Teatro Stabile Giovanni Verga di Catania con una nitida regia di Giuseppe Di Pasquale.

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