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REVIEW – LAURA&PAOLA

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Un nuovo tentativo, apprezzabile ma da migliorare, di riportare il varietà di una volta in televisione, senza gare, liti e televoti.

di Ilaria Faraoni

Laura Pausini e Paola Cortellesi insieme per la prima volta con l’intento di riportare in televisione il grande varietà dei bei tempi andati. «Non ce la faranno mai!»: questa era l’affermazione/sentenza di tutti i più rappresentativi volti di Rai 1 che, punzecchiati nel vivo dalla coppia, chiudeva tutti i divertenti spot che hanno preceduto la messa in onda (per la presentazione cliccare QUI). Il tormentone,  è stato poi rinforzato dall’intervento di Fiorello – la sorpresa annunciata – che ha dato il la al filo conduttore della serata: l’amicizia tra le due che si dissolve davanti alle decisioni su chi deve aprire lo show o sul diverso trattamento riservato alle due artiste da ospiti e produzione.

La domanda ora è: «Ce l’hanno fatta?». La risposta è «Sì», ma con alcune riserve. Lo spettacolo è sulla buona strada ma può essere migliorato e tanto: speriamo che gli autori (un programma di Laura Pausini, Paola Cortellesi e Furio Andreotti scritto con Gianluigi Attorre, Paolo Biamonte, Giorgio Cappozzo ed Ennio Meloni, con la collaborazione di Massimiliano Bruno e Rocco Tanica) aggiustino il tiro.

La prima puntata ha visto infatti un copione – seppure divertente – molto rigido, troppo, seguito a puntino sia dalle padrone di casa, sia dagli ospiti, senza tenere conto che un po’ di sana improvvisazione, il cogliere al volo uno spunto per fare una battuta inaspettata o per strappare un momento di verità e interagire in modo più coinvolgente con chi è sul palco, sono quegli aspetti che concorrono maggiormente alla riuscita di un programma televisivo, soprattutto al giorno d’oggi, epoca in cui la tv ha abituato il pubblico alle scalette non troppo ferree. Non ha certo aiutato poi mostrare ai telespettatori, ripetutamente, il gobbo elettronico. La pecca pesa ancora di più quando si pensa che la Cortellesi sarebbe ben capace di lasciarsi andare, fuori dalla via tracciata e che anche la Pausini si è rivelata una donna di spettacolo promettente, dimostrando di avere verve, spirito, scioltezza ed autoironia tanto da poter provare a fare qualcosa di più libero dagli schemi prestabiliti.

Gli autori quindi dovrebbero avere un po’ di coraggio in più, anche se è comprensibile la paura, vista la novità dell’accoppiata artistica: l’emozione liberatoria finale, soprattutto della Cortellesi, ne è la prova.

Da apprezzare invece la gestione degli spazi delle due prime donne. Il rischio era che la Pausini prevaricasse, che lo show fosse troppo autoreferenziale, che si trasformasse in una sorta di concerto della cantante intervallato dagli interventi dell’attrice e invece no: tra Laura, Paola ed i contenuti del programma, ha dominato l’equilibrio. I passaggi tra i vari blocchi però sono stati a tratti un po’ bruschi anche perché in alcuni casi le chiusure non sono state efficaci al 100%.

Come ogni grande varietà che si rispetti poi, fondamentale è stata la presenza dell’orchestra, diretta da Paolo Carta. Le scenografie scintillanti ed eleganti sono firmate da Patrizia Bocconi.

Funzionale la presenza di Fabio De Luigi in veste di maestro di cerimonie; divertente Raoul Bova anche se nella parodia degli Abba, uno dei momenti più divertenti e coinvolgenti dello show – che lo ha visto insieme a Fabio, Laura e Paola – ha mostrato una certa timidezza.

Andrea Bocelli, dopo aver cantato Nelle tue mani (brano tratto da Il Gladiatore) si è lanciato con simpatia a cantare la sigla di Pippi Calzelunghe, che doveva essere, a sorpresa, la canzone che preferiva da bambino; alla fine però ha rovinato il gioco, forse per riconquistarsi una certa serietà, rivelando che, non essendo riuscito ad impararla, aveva dovuto farsi suggerire il testo negli auricolari.

Alquanto inutile, forse sfruttata male, la rivisitazione cinese delle gemelle Kessler, per l’occasione diventate Kesslel, con l’effetto tv in bianco e nero. Le due ragazze non hanno aggiunto nulla al programma, al di là di una frecciatina che si è potuta cogliere, tra le righe, al proliferare del mercato cinese in Italia, arrivato qui perfino a sostituire le vere soubrette. Bisogna capire se le Kesslel saranno una presenza fissa o il loro passaggio rimarrà circoscritto alla prima puntata.

Non è del resto l’effetto nostalgia bianco e nero a dare l’idea del vecchio varietà  e la continua alternanza tra colore e bianco e nero poteva essere risparmiata anche dal momento omaggio a Diana Ross e alle Supremes che ha visto protagonista un bel trio con tanto di parrucche (con i colori però delle artiste nostrane) formato dalle due padrone di casa e Noemi, che si è dimostrata simpaticissima e spigliata sia nel medley, sia nelle gag comiche che hanno accompagnato la scelta di chi delle tre dovesse interpretare Diana e ancora nella scenetta che ha seguito la sua canzone sanremese La borsa di una donna, con l’ispezione delle borse di Laura e Paola (e a questo punto c’è stata sul finale una caduta di stile degli autori che poteva essere evitata).

Il momento più alto della serata è arrivato dopo le 23, quando Paola Cortellesi ha interpretato con grande intensità un monologo sul bullismo scritto da Massimiliano Bruno e ispirato dal brano e dal video Guerriero di Marco Mengoni che ha accompagnata Paola facendole da contrappunto musicale nei vari blocchi narrativi. Un tema importante affrontato senza crudezze inutili, con grande delicatezza e poesia e con un forte messaggio finale: «Stamattina sono entrato nella palestra di scuola mia e ho puntato il più carogna  dei miei compagni, l’ho guardato fisso negli occhi e ho pensato che volevo sconfiggerlo… così l’ho abbracciato… e ho vinto io! Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia». Sul palco con Paola e Marco anche il piccolo Matteo Valentini, protagonista del video di Mengoni, nonché “figlio” della Cortellesi in un film dello stesso Bruno (Gli ultimi saranno ultimi).

Efficaci i numeri musicali della Pausini, arrivati ad intervallo di un’ora l’uno dall’altro (uno verso le 22 ed uno verso le 23): grande padrona del palco, la cantante è stata accompagnata dal balletto così come le grandi star e i grandi varietà richiedono, con le coreografie firmate da Jonathan Redavid, un po’ sacrificate dall’esiguo spazio a disposizione.

Da applaudire la scelta di chiudere con un medley tutto italiano, in un periodo musicale dove domina il culto dell’estero: dopo il «Tutto avremmo potuto pensare tranne che fare un varietà» sono partite, cappelli in testa, le note di New York, New York, e già ci si aspettava uno numero in stile Broadway… invece no! A sorpresa le padrone di casa, a mo’ di Juke-box impazziti, hanno omaggiato la bella musica italiana, di cui non andiamo mai abbastanza fieri: da Stasera che sera ad Ancora, Non voglio mica la luna, E la luna bussò, Un’estate al mare, L’estate sta finendo, Adesso tu, Comprami (con la Cortellesi che più che cantare sussurrava – frecciatina a Viola Valentino), L’ultima poesia, Il cobra, Sei bellissima, Tropicana, Gente di mare, Una donna per amico, Cosa resterà di questi anni ’80.

Lo show – brave anche per questo Laura e Paola – è terminato alle 23:50, orario giusto che non ha lasciato il tempo di pensare «Ma quando finisce?», risparmiando quelle lotte contro il sonno che generano negli spettatori i programmi che si ostinano a protrarsi fin quasi all’una, che avranno pure audience, ma fatto in gran parte di gente che dorme davanti al televisore acceso.

Di impatto la chiusura, come l’inizio, sulle note di Simili, di Laura Pausini che ha concluso con un invito: «Questo è il modo di vivere insieme: Amare le diversità e capire di essere tutti simili».

Laura&Paola è prodotto da Ballandi Multimedia e F&P Group. La direzione artistica è affidata a Giampiero Solari, la regia a Cristiano D’Alisera. Direttore della fotografia Marco Lucarelli.

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