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REVIEW – COSÍ PARLÓ MONNALISA

Una notte al museo con la Monna Lisa: tra storia, arte e fantasia.

di Erica Culiat

Una mini-stagione di drammaturgia contemporanea al Teatro dei Fabbri organizzata da La Contrada – Teatro Stabile di Trieste. Quattro titoli, spalmati tra novembre e dicembre. Sabato 23 novembre l’appuntamento serale era con Così parlò Monna Lisa di Antonio Piccolo che firma anche la regia e fa una piccola apparizione nelle vesti di Jacques Jaujard (1895-1967), responsabile dei Musei Nazionali di Francia, nonché vice-direttore del Louvre.

Uno spettacolo prodotto dalla Golden Show che ha vinto un bando della Regione Friuli Venezia Giulia, classificandosi prima sul tema di Leonardo Da Vinci nel 500esimo della morte.

Si parla di arte in maniera godibile, dovrebbe esser visto da tutti i ragazzi in età scolare, che ci fa apprendere qualcosa su Leonardo, ma ci fa anche capire quanto la bellezza sia importante nella vita di ogni giorno e come possa essere un’àncora di salvezza anche in tempi bui (lo sottolineava già Primo Levi!).

È Monna Lisa a magnificare Leonardo Da Vinci, facendoci scoprire così la sua poliedricità di uomo di scienza e artista. Ma di parola e parola vengono fuori anche tanti aneddoti sulla Gioconda stessa, questo piccolo dipinto su tavola di pioppo bianco lombardo 77×53 centimetri, più famoso di una qualsivoglia pop star.

Il testo è agile, con qualche licenza storica per dar corpo al disegno drammaturgico. Siamo nel 1940. Giugno. Tre personaggi. Monna Lisa (Stefania Ventura) che scende dal quadro e discorre con questa ragazza che di notte si intrufola al Louvre per rubare il ritratto di Leonardo e portarlo in salvo dalle grinfie dei nazisti che stanno arrivando a Parigi. La ragazza (Melissa Di Genova) non è altri che Celestina Peruggia, figlia di quel Vincenzo Peruggia che nel 1911 – allora lui era aiuto vetraio presso il museo – aveva rubato la Gioconda tenendola per due anni sotto il letto di casa sua perché la voleva riportare in Italia. Cosa che fece nel dicembre del 1913, venendo così arrestato. Il suo gesto però fu molto apprezzato dagli italiani (in carcere gli spedirono lettere di ringraziamento e cioccolatini) e lo stesso D’Annunzio compose alcuni versi con i quali inneggiava le gesta di Peruggia, considerato un eroe.

Le parole vengono mitragliate in toscano dalla Gioconda alias Lisa Gherardini, moglie del ricco mercante fiorentino Francesco del Giocondo alias Isabella d’Aragona Sforza (chi è realmente?) alias Leonardo stesso che ci fa sapere che venne portata in Francia nel 1516 dal genio fiorentino, il quale tre anni dopo morì ad Amboise, pianto dallo stesso Francesco I. Il quadro fu acquistato probabilmente dal re di Francia assieme a molti altri e fu esposto in diverse residenze reali, anche a Versailles. Dopo la rivoluzione francese venne portato al Louvre per poi essere spostato nella camera da letto di Napoleone Bonaparte.

Tante guerre ha visto la Gioconda e anche adesso sente un gran frastuono. Sarà Celestina che le racconterà dell’avanzata dei nazisti perché c’è in corso un’altra guerra. La Celestina parla a raffica, tutta infervorata, perché il tempo è poco. All’inizio, appena arrivata nel museo, è impaurita. Sente delle voci, ma non capisce chi sta parlando. Perché a profferire verbo non è soltanto Monna Lisa. A mo’ di coro greco commentano e sottolineano i commenti della dama cinquecentesca anche la Nike di Samotracia, la Venere di Milo e La libertà che guida il popolo di Delacroix. Come In una notte al museo Celestina si rende conto che i ritratti e le statue sono vere e quindi si tranquillizza, prende confidenza ed è un gran chiacchierare. E chiacchierano sul modo di dipingere del Maestro, sulle sue “macchine volanti” oggi realtà, tramutate però in macchine da guerra da cui vengono sganciate le bombe ed è per questo che Celestina la incalza e la vuole convincere a entrare nella sua valigia. Il dialogo è scoppiettante, cattura l’attenzione, tarato su sessanta minuti incalzanti. Arriva anche Jaujard che sta smantellando il museo (ecco la licenza storica perché in realtà lui impacchettò oltre 3500 dipinti dieci giorni prima del conflitto), ma con questo escamotage attira Celestina, che è comunque innamorata dell’arte, perché si unisca alla sua squadra salvando così i capolavori del Louvre, compresa la Monna Lisa.

Tutta impacchettata sarà nascosta al castello di Chambord, poi ad Amboise, ma verrà spostata di continuo, ritornando al suo posto appena nella Parigi liberata del 1945. Lascerà la sua postazione ancora una volta, nel 1962 quando verrà portata negli Stati Uniti.

Oggi purtroppo la fragilità della pellicola pittorica non consente più nessun spostamento. Applausi caldi, da pochissime persone in sala. Peccato! perché un impegno sulla contemporaneità con artisti giovani va visto e sostenuto.

Così parlò Monna Lisa
testo e regia di Antonio Piccolo
con Stefania Ventura e Melissa Di Genova
e con Antonio Piccolo
 
scene: Eleonora Scarponi
costumi: Antonella Balsamo
aiuto costumi: Roberta Blarasin
musiche: Mario Autore
luci: Marco Macrini
aiuto regia: Marco Di Prima
 
produzione: Golden Show srl Impresa Sociale Trieste in collaborazione con Teatro In Fabula

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