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REVIEW – SHAKESPEARE IN THE PARK

Al Castello di Miramare prendono vita i versi immortali del Bardo

di Prunella

Come non pensare ai versi di Miranda a Prospero sulla tempesta che lui ha appena scatenato, perché martedì sera, alla prima di Shakespeare in the Park, lo spettacolo era iniziato da poco, quando il vento si è messo a ruggire, schiaffeggiando il publico con pioggia e foglie e i marosi, sotto il Castello di Miramare, si rincorrevano mercuriali e arrabbiati. Jacopo Morra ha mitragliato i versi della scena del balcone di Romeo e Giulietta per arrivare alla fine e poi, la pioggia ha intrappolato alcuni gruppi di spettatori – altri si trovavano nel parco – dentro il Castello di Massimiliano e Carlotta.

Il cielo è rimasto sporco di nuvole. La pioggia è cessata. Il vento era in uno stato di sovreccitata euforia e quindi il tour shakespeariano ideato da Paolo Valerio e prodotto dallo Stabile del Fvg è ripreso.
Sei stazioni. Geniale l’Otello. Romantico il secondo atto degli amanti di Verona. Un cesello da grand’attore il Riccardo III. Crepitante e quel tanto di sguaiato per la prima scena del secondo atto delle Allegre Comari di Windsor. Uno squarcio nella carnalità dei sonetti. Uno scintillio sfarzoso di comicità.

Invece di traccheggiare sulla tastiera di smartphone o indugiare su una qualsivoglia piattaforma televisiva, infettatevi di curiosità. Prendete la macchina e affollate Miramare seguendo il percorso della vostra ancella o paggio – tutti giovani diplomati all’Accademia “Nico Pepe” di Udine – che vi traghetteranno nei sei percorsi ideati contemporaneamente per sei gruppi. Per inciso, il nostro gruppo, contrassegnato dal nastrino azzurro, ha avuto la fortuna di avere come guida una deliziosa Maria Irene Minelli che citando Shakespeare e raccontando un po’ di storia di Miramare ci ha inebriati.

L’Otello. Non pensate di sentir declamare i versi della tragedia. Emanuele Fortunati oltre a essere un gran bravo attore, ha discusso anche una tesi in diritto penale basandosi proprio sull’Otello e quindi ha ricostruito il caso giudiziario di Jago come una scena da C.S.I. Sagome delle vittime, ritmo inesorabile, intercettazioni e Shakespeare/Fortunati diventa un anchorman impacchettato in un quasi total look black seicentesco. Semplicemente elettrizzante.

Ancora una tragedia, nel momento in cui nessuno pensa sfocerà come tale. Iacopo Morra e Zoe Pernici. Romeo. Giulietta. Lei al balcone. Lui, di sotto, sulla terrazza del castello. Sgargianti di giovinezza. Lui ubriaco di amore. Incalzante. Lei molto ventunesimo secolo, spiccia, quasi imbronciata e poi la pioggia ha iniziato a martellare.

Sala del trono. Francesco Migliaccio è Riccardo III, l’eroe cattivo dal fascino sfrontato. Un cattivo divertente che due bambini colgono appieno ridendo più volte durante il monologo dell’attore. Migliaccio ammalia con il linguaggio persuasivo vergato qualche secolo fa dal Bardo e trionfa in una manciata di minuti di grande teatralità. È ora di uscire e affrontare l’ingordigia del vento.

La nostra ospite, Maria Irene, non prima di aver consegnato una lettera a uno spettatore, ci traghetta verso il parterre inferiore del giardino all’italiana dove ci attendono Maria Grazia Plos ed Ester Galazzi, comare Page e comare Ford nel momento in cui confrontano le lettere che John Falstaff ha inviato a ciascuna di loro. Le due attrici sfavillano di brio screziato da folate di doppi sensi, omaggiando la Raffa nazionale con un accenno di Tuca Tuca. E la lettera? Povero il malcapitato che la tiene stretta in pugno, ma vi lasciamo con la curiosità in tasca.

E poi abbiamo «finché l’uomo avrà occhi, avrà respiro, vive la mia parola, e in lei sei vivo»; «amore, è stella ai vaganti navigli, nota in altezza, nel valore ignota»; «mi s’è fatto pittore l’occhio, e in cuore la tua bellezza ha colto e messo in quadro».

Andrea Germani dal gazebo sulla baia di Grignano dà voce alle passioni dell’uomo Shakespeare attraverso le parole di alcuni suoi celebri sonetti. È carne. È fuoco. È eros? È himeros? Per la dark lady? O filia nei confronti del conte di Southampton? Poco importa? Ubriachiamoci nel suono delle sue parole.

Si chiude in ebbrezza, zona serre, con Riccardo Maranzana che fa il portiere del castello di Inverness nel dramma scozzese – atteniamoci alle superstizioni teatrali – che ha il solletico nelle vene per l’alcol trangugiato. Si ride. Si applaude a un attore che arde bravura. La serata si apre e si chiude coreuticamente al suono di un violino e di un’arpa, ma il sigillo definitivi lo regala tutta la compagnia che saluta cantando. Gli applausi sovrastano lo sciabordio del mare.

Si replica fino all’8 agosto.

Titolo: Shakespeare in the Park. Frammenti d’amore, passione, potere, gelosia.
di William Shakespeare
con Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Zoe pernici, Maria Grazia Plos
e con Francesca Boldrin, Alessandro Colombo, Serena Costalunga, Giacomo Andrea Faroldi, Radu Murarasu, Maria Irene Minelli, Tommaso Seculin
danzatrice Alice Lovrinic
violino Snezana Acimovic
arpa Beatrice Tagliapietra
a cura di Paolo Valerio
musiche Antonio Di Pofi
costumi Stefano Nicolao
sartoria Costumi Atelier Nicolao Venezia
produzione il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
in collaborazione con il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare

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