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RECENSIONE – ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

Una Jane Austen più partenopea che regency

Che cosa ritroviamo di Jane Austen in questa prima edizione italiana di Orgoglio e Pregiudizio, messa in scena da Arturo Cirillo ancora due anni fa per Napoli Teatro Festival, ma vista nel tour tardo primaverile che ha toccato Trieste, Fano, Cremona, Cagliari e Sassari, dopo la pausa imposta dal Covid?

I nomi originali di una manciata di personaggi, tutti ovviamente non potevano esserci, altrimenti l’allestimento avrebbe avuto costi faraonici, nonostante la co-produzione Marche Teatro/Teatro di Napoli – Teatro Nazionale.
La storia, ridotta all’essenziale, niente male, da Antonio Piccolo, pur mancando due episodi importanti, l’affaire Wickham/Lydia e l’incontro di Lizzy e Darcy a Pemberly che avrebbero aiutato a capire lo stemperamento dei pregiudizi della protagonista e quindi il ribaltamento dei suoi sentimenti nei confronti di Darcy.

Infine le battute iconiche di zia Jane come quella che apre lo spettacolo e anche il romanzo: «È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie».
Ma quello che abbiamo visto, in realtà, è una versione partenopea, con tutta la gestualità e la gigioneria attoriale napoletana che ci può anche stare, se la storia, prendendo spunto dal testo originale, veniva ambientata in Campania. Italianizzi i nomi e condisci la storia a piene mani di humus italico.

Certo, guardare questo spettacolo, sul quale abbiamo appuntato aspettative e curiosità, avendo in testa le mini serie BBC e tra i vari film, quello più recente di Joe Wright, non aiuta perché il confronto va a discapito della versione teatrale, soprattutto per quel che riguarda l’atmosfera austeniana che qui manca del tutto.

Si può calcare la mano sui personaggi, facendo zampillare i difetti che vengono descritti con tanta arguzia e ironia dalla scrittrice – cosa che ha fatto recentemente anche Autumn de Wilde con la sua versione filmica di Emma, a cui per altro non sono mancate le critiche – ma rendendoli sempre credibili pur nella loro esasperazione.
La mancanza di credibilità e naturalezza non sono più accettabili. Perché, e questo è un difetto tutto italiano, non solo nella prosa, ma anche nel musical, bisogna sempre virare sull’aspetto farsesco? Che bisogno c’è di fare questo? Per strappare la risata al pubblico che altrimenti se ne starebbe tutto impettito in punta di divanetto? Se un testo è ben scritto, non occorre fare i guitti. Il pubblico sa cogliere sfumature, caratteri, situazioni, battute.

Prendiamo Lady Catherine De Bourgh, un concentrato di tutti i difetti della gran dama: grande e grossa, non avvezza a essere contraddetta, dispotica, lieta di essere oggetto di una sconfinata ammirazione, una che ricorda sempre agli ospiti, e ci riferiamo ai Collins e a Lizzy Bennet, di essere di rango inferiore. Qui è interpretata da Cirillo che si diverte, e diverte il pubblico, in questo ruolo en travesti, come nella migliore tradizione di Vincenzo Scarpetta, che ricorda, più che una matrona inglese, altera, superba, gonfia dell’orgoglio di classe british, Renato Zero con quegli occhiali sbriluccicanti e quegli svolazzi di manica nevrotici.
Ci si chiede qual era l’intento di Cirillo. Ripetiamo: si mette in scena il mondo di Jane Austen o viene creata una versione molto napoletana, inserendo anche stacchi musicali su Pulcinella e movimenti tersicorei per nulla regency?

La risposta abbraccia la seconda interpretazione.

In questa produzione i personaggi sono ridotti all’osso, ma questo non disturba. Abbiamo la coppia Mr. e Mrs Bennet (sempre Cirillo e Sabrina Scuccimarra), la meglio riuscita nel contesto, pur nel loro modo di muoversi parlare e gesticolare chiassosi, con una bella dizione forte e chiara. Le due Bennet maggiori, Elizabeth (Valentina Picello) e Jane (Eleonora Pace): la prima si capiva poco, colpa anche di una platea molto vasta qual è il Rossetti per una recitazione sommessa, la seconda ricordava più un’adolescente del ventunesimo secolo, che agita di continuo la mano chiusa a cono; Fitzwilliam Darcy (Francesco Petruzzelli) dal distacco quasi anestetico, giusto per interpretare un uomo presuntuoso e detestabile come viene descritto. Magari un po’ più di trasporto nei confronti di Lizzy alla fine non avrebbe guastato; Charles Bingley (Giacomo Vigentini), esuberante e simpatico nei confronti dei Bennet; il reverendo Collins (Rosario Giglio), dai motteggi esagerati che tutto sommato non stridono poi molto – forse nel corso della serata ci si abitua -; Charlotte, l’amica di Lizzy, una Giulia Trippetta misurata in questo ruolo, mentre in quello di Caroline Bingley deraglia dai binari della lady.

Gli attori si muovono tra pochi elementi scenici, inseriti all’interno di alcuni grandi specchi, nulla di nuovo sotto il sole, che riflettono o fanno vedere quello che c’è dall’altra parte.

Qualche riga sui costumi di Gianluca Falaschi, che tra l’altro, sono stati premiati con l’Ubu.
Escludendo quelli degli uomini, con accostamenti di colori accattivanti e quello di Lizzy, sobrio ed elegante, le altre protagoniste sono impacchettate in abiti dalle forme e dai colori spropositati, con quei pennacchi di struzzo che a ogni scuotimento di testa dovevano reggere con le mani perché l’acconciatura non rovinasse a terra.
Gli applausi ci sono stati, ma chi ama il mondo creato da Jane Austen, è uscito dal teatro con l’umore sbriciolato dalla delusione.

Lo spettacolo dopo la pausa estiva riprenderà il tour che si concluderà a marzo del 2022. Di seguito qualche data: Teatro Sociale di Trento (2-5 dicembre), Politeama Pratese (11-12 dicembre), Teatro Russolo, Portogruaro (14 dicembre), Teatro Goldoni, Livorno (16 dicembre), Teatro Civico, La Spezia (17-19 dicembre).

Orgoglio e Pregiudizio

di Jane Austen

adattamento teatrale di Antonio Piccolo

regia Arturo Cirillo

Interpreti e personaggi

Arturo Cirillo Sig. Bennet
Valentina Picello Elizabeth Bennet, seconda figlia dei Bennet
Francesco Petruzzelli Fitzwilliam Darcy, miglior amico di Bingley
Sabrina Scuccimarra Sig.a Bennet
Rosario Giglio Collins, cugino dei Bennet
Eleonora Pace Jane, prima figlia dei Bennet
Giacomo Vigentini Charles Bingley
Giulia Tripletta Charlotte, la migliore amica delle sorelle Bennet
Arturo Cirillo Lady Catjerine De Bourgh, zia di Darcy
Rosario Giglio sig. Campbell, domestico di Bingley
Giacomo Vigentini Reynolds, domestico di lady Catherine
Giulia Tripletta Caroline Bingley, sorella di Charles

Scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Camilla Piccioni
musiche originali Francesco De Melis

produzione Marche Teatro/Teatro di Napoli

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