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REVIEW – CALENDAR GIRLS

CALENDAR GIRLS

Una commedia scritta divinamente bene

CALENDAR GIRLSdi Erica culiat

Di sicuro merita andare a teatro a vedere Calendar Girls. In questi giorni, fino al 6 dicembre, a Trieste al Politeama Rossetti, ma visto il successo della commedia di Tim Firth, nel suo primo allestimento italiano, lo potrete applaudire nel suo lungo tour fino al prossimo marzo (la data più vicina comunque è allo Stabile di Torino dall’8 al 20 dicembre).

Pubblico, mercoledì sera, ridanciano, l’applausometro è schizzato al massimo. Bello vedere una sala di 1500 posti praticamente piena – e così è stato anche nei giorni successivi – con le persone sorridenti e soddisfatte.

Il testo teatrale (2008) che aveva ricevuto il What’s On Stage Award come migliore nuova commedia nasce dalla sceneggiatura che, con la regia di Nigel Cole, è diventato il fortunato film, il titolo è lo stesso, del 2003 (in Italia è uscito nel 2004) con Helen Mirren e Julie Walters. La storia che viene raccontata è vera. Un gruppo di donne dello Yorkshire per raccogliere fondi a sostegno della ricerca contro la leucemia produce un lunario dove si fanno ritrarre nude in atteggiamenti quotidiani. Chi fa giardinaggio, chi sorbisce il the, chi suona il pianoforte.., un nudo d’artista, of course!, e che ancora oggi aiuta la causa.

Le artefici di questa iniziativa hanno raccolto un milione di sterline e lo stesso Firth ha voluto che la messa in scena dello spettacolo rimanesse collegata a un’iniziativa benefica. Non a caso l’autore ha devoluto una parte delle royalties a lui spettanti all’associazione Leukaemia Research UK; in Italia Calendar Girls invece sostiene l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma, contribuendo quindi alla raccolta fondi con cui l’AIL implementerà i servizi offerti dalle Case AIL per rendere l’ospitalità ai malati e ai loro familiari sempre migliore.

Detto ciò e sottolineando ancora una volta che lo spettacolo si guarda con piacere, complici sei protagoniste vulcaniche, Angela Finocchiaro, Laura Curino, Ariella Reggio, Carlina Torta, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro, dobbiamo fare degli appunti alla regia di Cristina Pezzoli. E non parliamo tanto della disparità di toni tra primo e secondo atto perché drammaturgicamente la storia si sgomitola così! Per capirci, la prima parte è più effervescente, ci sono infatti tutti i preparativi che porteranno le nostre protagoniste a spogliarsi per venir immortalate su questo calendario. Il sipario si chiude sul frame, delizioso, di una foto di gruppo natalizia. La seconda parte invece è un po’ più lenta, qui vengono al pettine i nodi di una popolarità inaspettata.

CALENDAR GIRLS

No. Parliamo piuttosto di questo malaugurato vezzo italiano di rendere caricaturali i personaggi. Perché? Sono sei donne inglesi che vogliono raccogliere dei soldi per comprare un divano decente per la sala d’aspetto nel reparto dei malati di leucemia, dopo la dipartita di John, il marito di Annie, la Curino. Incontrano varie difficoltà di ordine pratico e personale, tra cui il pudore di mostrarsi per la prima volta così come mamma le ha fatte, per essere, appunto, fotografate e viste su un calendario.

Ci chiediamo: perché bisogna far recitare le attrici come se i personaggi fossero delle macchiette? E questa cosa è stata spinta soprattutto sulla Finocchiaro/Chris, la donna che ha l’idea del calendario osé. La Finocchiaro continua a piacerci molto perché è un’attrice di lunga esperienza, è brava, ma il personaggio che vien fuori è improbabile. Qui non siamo nel mondo stralunato di Stefano Benni! Ben peggio i ruoli della giornalista e della presidente nazionale del Women’s Institute, l’associazione di cui le sei donne fanno parte, finti e davvero insopportabili. Il tutto si riversa anche sui costumi di Nanà Cecchi (costumista eccezionale, indimenticabili quelli per l’Amleto di Antonio Calenda!), qui abbastanza deludenti, mise gialle, verdi di reale memoria britannica, che poco hanno a che fare con donne di oggi, casalinghe o lavoratrici, che vivono in campagna.

CALENDAR GIRLS

La commedia, altro punto a favore per un successo scontato, è scritta divinamente bene, è un mix di pianto e risa. In questa versione però vengono fuori solo le risate. La parte sentimentale/commovente è stata raschiata via.
Dopodiché le sei protagoniste le abbiamo applaudite e tanto, tra cui la triestina Ariella Reggio che a quasi ottant’anni non ha avuto remore a mostrarsi “nature”. Sapientemente, grazie ad accorgimenti registici, luci e oggetti messi in maniera tale, non solo per lei, ma anche per le altre attrici, che svelava e nascondeva allo stesso tempo, con un finale però da cardiopalma. E in tutto questo ben di Dio, Titino Carrara, il malato e poi defunto John e Marco Brinzi, il fotografo del calendario, hanno veleggiato maestosi tra brioche, teiere e ferri da maglia.

Calendar Girls è scritto da Tim Firth e basato sul film Miramax scritto da Juliette Towhide e Tim Firth. La traduzione e l’adattamento sono di Stefania Bertola; regia Cristina Pezzoli. Protagoniste: Angela Finocchiaro, Laura Curino, Ariella Reggio, Carlina Torta, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro, Elsa Bossi, Marco Brinzi, Noemi Parroni e Titino Carrara. Scene di Rinaldo Rinaldi; costumi di Nanà Cecchi; musiche originali di Riccardo tesi; disegno luci di Massimo Consoli.

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