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REVIEW – GIULIA OTTONELLO, I MIEI COLORI

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Giulia Ottonello: il potere di un talento

2di Lucio Leone – foto Beppe Fierro – AsseFocale

Giulia Ottonello è stata la protagonista lo scorso 6 maggio all’Auditorium di Rho di una delle serate nell’ambito del festival Donne In•Canto 2016, organizzato da Giorgio Almasio e giunto quest’anno alla sua ottava edizione.

Si è trattato di un concerto-recital in cui Giulia ha ripercorso con quella sua tipica aria sognante e svagata una carriera artistica ormai di tutto rispetto, che l’ha di fatto consacrata come una delle personalità di punta nel mondo del teatro musicale italiano. Il brano di apertura, infatti, è tratto da quel Cabaret della Compagnia della Rancia diretto da Saverio Marconi che Giulia sta portando in scena dallo scorso agosto e che ripartirà nella prossima stagione. Ma in scaletta si sono via via affacciati anche altri grandi brani tratti da colonne sonore: Cats, Flasdance, Funny Girl, Yentl… E si sa: la voce della Ottonello sembra nata per dare lustro a partiture complicate. Servono toni bassi? Li ha, e pure con molto corpo. Note altissime? Pronti. Toni dolci? Ovvio (basta guardarla: è creatura lunare). Belting sparato? La signorina ti spettina a comando le prime tre file. Perché questo ha di speciale Giulia Ottonello: quando canta usa talento e tecnica in maniera impeccabile ma mai fine a se stessa: nelle sue mani (pardon: corde vocali) la voce è uno strumento musicale.

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A differenza di quanto accade per esempio ad alcuni grandi nomi della discografia nostrana, la cui tecnica finisce per essere a volte controproducente perché rischia di rendere “fredda” l’interpretazione, Miss Ottonello fa sembrare tutto facile: lo studio, la tecnica sono al servizio del talento e non vengono esibiti, restano un fatto privato. Quello che arriva a noi è la punta dell’iceberg, sotto cui ci sono evidentemente professionismo, disciplina e serietà, ma sul palco ce ne mostra solo i frutti. Carl Anderson, l’indimenticabile e indimenticato Giuda originale del Jesus Christ Superstar che è stato uno dei suoi maestri (a cui ha dedicato un brano di Brenda Russell), le ha davvero ben insegnato la differenza tra cantare e interpretare e sono sicuro che se potesse ascoltarla adesso, sarebbe orgoglioso di vedere quanto senso riesca a dare la sua ex-allieva alle parole di una canzone, in italiano come in inglese, senza però mai penalizzare la musicalità.

Mentre il programma del recital proseguiva con un veloce cambio di mood (un applauso anche ai suoi musicisti: saltare con tanta perizia e facilità tra generi musicali così diversi è davvero impressionante) grazie a tre canzoni dell’album da artista indipendente che Ottonello ha pubblicato nel 2012 intitolato I Miei Colori, mi sono reso conto di come questa talentuosa giovane donna possa davvero passare con assoluta naturalezza dal jazz al pop, da Kander & Ebb a suoni sperimentali. Michael Jackson, Modugno, Violeta Parra: Giulia Ottonello può sfidare il video virale di Jennifer Hudson che canta i bugiardini delle medicine e intonare pure la lista della mia spesa, in stile Lloyd Webber o come l’avrebbe musicato De Andrè (ma penso anche à la Joni Mitchell o come la Goggi). Il che è un bene. Anzi un benissimo.

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Ma – e qui azzardo un piccolo consiglio critico che mi auguro possa suonare costruttivo – parafrasando una delle frasi cult di Spiderman “a grandi talenti corrispondono grandi responsabilità” (in fondo anche il talento è un potere), non posso non sottolineare come analoghi concerti che per esempio a New York vengono tenuti in spazi come il 54 Below le varie Sierra, Megan e Sutton costruiscano la scaletta pensando più al pubblico che a fare di tutto un po’, e in questo credo che un po’ di rodaggio aiuterà il prossimo tour di concerti che Giulia sta organizzando per i prossimi mesi. Non perché debba essere necessariamente una serata-musical, anzi! Come dicevo prima il tema potrebbe essere uno qualunque tra quelli sfiorati dalla scaletta, ma credo che strutturare un recital debba essere un po’ come pensare e scegliere i pezzi di un album: la coerenza e un filo conduttore sono necessari, anche se fai un “The best of“.

Piccola annotazione a margine prima di concludere: nella serata le ho visto fare una cosa che soltanto, prima di lei, mi era capitata con Patti Labelle. Durante un pezzo con un assolo di piano si è girata e ha improvvisato una variazione di un vocalizzo rivolta verso la band, col microfono ancora sull’asta alle sue spalle. Non era distrazione: era diventata tutt’uno con la musica. Chapeau.

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I musicisti:
Fabio Vernizzi pianoforte e tastiere
Riccardo Barbera contrabbasso e basso elettrico
Faderico Bandiani Lagomarsino batteria
Luca Falomi chitarre

Scaletta:
Questa Volta (Maybe This Time) da Cabaret
Ricordi (Memory) da Cats
Puttin’ On The Ritz, Irving Berlin
Le Restaurant, Brenda Russell
I Miei Colori
Viaggio di Lacrime
Canto Alla Luna
Maniac, Michael Sembello, da Flashdance
Calling You, Jevetta Steele, da Bagdad Café
Papa, Can You Hear Me, Barbra Streisand, da Yentl
Estate, Bruno Martino
I Can’t Help It, Michael Jackson
Sally’s Song, da Nightmare Before Christmas
Cabaret, da Cabaret
People, da Funny Girl
Medley: Amara Terra Mia (D. Modugno), Gracias a la Vida (V. Parra)
Encore: Questa Volta (Maybe This Time)

www.giuliaottonello.it
www.donneincanto.org

Donne In•Canto è un festival di musica e parole al femminile ideato e diretto da Giorgio Almasio organizzato in diverse location su una vasta area di comuni della provincia nord-ovest di Milano: Busto Garolfo, Canegrate, Legnano, Nerviano, Parabiago, Pogliano Milanese, Rescaldina, Rho, San Giorgio su Legnano, San Vittore Olona, Villacortese e Casorezzo. Paola Gassman è la madrina di questa edizione 2016 idealmente dedicata a due grandi artiste prematuramente scomparse: Gabriella Ferri e Laura Betti.

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