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REVIEW – UNA FESTA ESAGERATA… !

Foto Federico Riva

Con Salemme la risata è catartica

di Ilaria Faraoni

Una festa esagerata… !, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Vincenzo Salemme, Una festa ESAGERATA…!, è approdato al Teatro Sistina di Roma, dove rimarrà fino al 5 febbraio (la presentazione QUI).

Parlando della commedia, durante la serata dedicata ad abbonati e stampa per presentare la stagione 2016/2017 del Sistina (leggere QUI), l’attore aveva detto: «Si parla della barbarie umana: tante volte ci preoccupiamo del razzismo verso chi è diverso da noi; il problema è che il razzismo è anche tra i simili. Ci odiamo tra noi!».

Assistendo alla pièce si concretizzano le parole che Salemme aveva usato per spiegare il suo lavoro. Le due ore di spettacolo scorrono tra fragorose risate del pubblico: si ride tanto, e in maniera pulita, ma il divertimento non è fine a se stesso: è un riso spesso amaro, tanto più coinvolgente perché porta con sé una critica sia alla società, sia all’individuo, che poi è il responsabile dell’andamento della prima.

Si ride dunque per denunciare e additare la corruzione, il problema della disoccupazione (che nel caso specifico porta un italiano a fingersi indiano per poter lavorare), l’ignoranza della lingua italiana da parte degli stessi italiani, la superficialità ed il menefreghismo di certi sacerdoti, il turpiloquio, il vuoto sempre più profondo che si porta dentro la gioventù d’oggi; ma si ride anche sulla cattiveria umana insita in ciascuno di noi, sull’egoismo e sul cinismo sempre più spinti di cui sono intrisi i nostri tempi e che portano poi al passaggio successivo: ad odiare i propri simili, chi ci è vicino, chi ci vive quasi in casa, ma ci è del tutto estraneo e indifferente. E quale simbolo migliore di un condominio, per rappresentare tutto ciò? Il condominio in cui tutti gli spettatori possono identificarsi, ricordando anche ora il tale vicino, ora il tal altro.

Foto Federico Riva

Una festa di 18 anni è il motore che dà vita a tutta la commedia, il motore che svela la miseria umana a vari livelli e quell’“ESAGERATA” che l’accompagna nel titolo, è la chiave di lettura di tutto il lavoro. Perché siamo tutti esageratamente incentrati su noi stessi, ed è proprio questo che ci fa esagerare nei comportamenti.

L’azione si svolge a Napoli, ma potrebbe avvenire in qualsiasi altra parte d’Italia. La napoletanità di cui è intrisa la commedia non la circoscrive. Il richiamo a Eduardo De Filippo è forte ma Salemme, che ha fatto parte della compagnia di Eduardo, non lo imita: porta sulla scena un qualcosa di nuovo, dopo aver interiorizzato il grande Maestro. Del resto la citazione è dichiarata, fin dall’entrata in scena dell’artista che, sul terrazzo di casa, finge di parlare con un dirimpettaio invisibile, che per giunta chiama pure “Signor Eduardo”. Si avverte la presenza di De Filippo anche nel desiderio che ha il protagonista di godersi in santa pace il suo presepe.

E ancora Eduardo torna nel finale della commedia, un finale che si stacca dal tono che ha accompagnato gli spettatori durante tutto lo spettacolo e proprio per questo colpisce con forza maggiore ed emoziona.

Del resto, durante la sopracitata serata di presentazione della stagione del teatro, al piccolo Matteo – il primo allievo selezionato dall’Accademia Sistina diretta da Massimo Romeo Piparo – che gli aveva chiesto se fosse più difficile far commuovere o far ridere, Salemme aveva risposto: «Credo che far ridere o emozionare il pubblico sia ugualmente difficile. La prima qualità di un attore è la sincerità ed il palco è l’unico posto dove si è sinceri. Il mondo è talmente pieno di convenzioni che siamo spesso costretti all’ipocrisia; sulle tavole di un palcoscenico abbiamo l’occasione di essere veri». Ed è proprio questa verità che viene fuori dal testo di Salemme e dalla sua interpretazione.

L’artista sulla scena è straordinario e non si risparmia e con la stessa sapienza ha saputo dirigere un ottimo cast, in cui ogni interprete ha reso al meglio il personaggio che gli è stato affidato: ognuno, più che rappresentare un singolo individuo, rappresenta un tipo che si vuole andare ad analizzare e colpire per far riflettere: Nicola Acunzo (il sacerdote), Vincenzo Borrino (il finto indiano – la sua caratterizzazione merita una menzione speciale), Antonella Cioli (la vicina di casa), Sergio D’Auria (il figlio dell’Assessore), Teresa Del Vecchio (la moglie), Antonio Guerriero (il tuttofare aiutante del portiere), Giovanni Ribò (il vicino di casa), Mirea Flavia Stellato (la figlia).

Le scene, molto verosimili sono di Alessandro Chiti, i costumi di Francesca Romana Scudiero, le musiche di Antonio Boccia, il disegno luci di Francesco Adinolfi, molto apprezzato soprattutto nella scena finale. Produzione esecutiva Valeria Esposito per “Chi è di scena”, Gianpiero Mirra per “Diana or.i.s.”

Una festa esagerata… !, dopo le date romane, proseguirà il tour al Teatro Alfieri di Torino

Una festa esagerata... !

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