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IL TEATRO, SAPEVATELO! – LEZIONE 02

Il teatro, sapevatelo!

Alfonso Antoniozzidi Alfonso Antoniozzi – in foto il palcosenico del Teatro alla Scala

Perchè scrivere una rubrica per spiegare come funziona un teatro? Semplicemente per un motivo: la maggioranza della gente pare essere convinta che il teatro sia un posto dove uno alza il sipario e, oooops, succedono cose! Vorrei invece che apparisse chiaro che il teatro è un posto dove succedono cose perché ci lavorano dentro un sacco di persone che hanno delle precise professionalità. In altre parole, mi piacerebbe passasse l’informazione che un teatro, per una città, non è solo un posto dove vai a vedere uno spettacolo, ma è anche una grande possibilità di occupazione e formazione professionale. Se produce. Se ospita, no.

Glossario fondamentale (parte 2)

Immagine tratta da spazioscenico.altervista.org

ARLECCHINO: non è la mascherina che fa pendant con Colombina e Pantalone, ma è quel drappo che sta sotto l’arcoscenico dove generalmente ci trovi appeso lo stemma della città e recentemente, nei teatri d’opera, gli stramaledetti sopratitoli in italiano mentre stai cantando in italiano, che quando il cantante guarda in platea vede tutte le teste degli spettatori che guardano verso l’arcoscenico e dice “ah ecco, potrei anche cagare in ribalta tanto non mi guarda nessuno“.

E’ di altezza variabile, appeso a un tiro mobile, così da poter salire e scendere e incorniciare in maniera acconcia lo spazio e il boccascena (ma soprattutto, coprire i tiri di corda che altrimenti rimarrebbero a vista). In generale si abbassa fino a tre quarti dell’ultimo palco di barcaccia (tranne all’Unione dove è issato definitivamente troppo in alto e so’ andati a risparmio con la stoffa).

ARCOSCENICO: se guardi il palcoscenico, noterai che da sinistra a destra la struttura descrive un arco. Quello è l’arcoscenico, oltre ad essere molto figo aiuta l’acustica.

BOCCASCENA: è praticamente la stessa cosa dell’arcoscenico. “Per favore, questa valla a dire sotto l’arcoscenico. In boccascena. DAVANTI, diocaro.

BARCACCIA: sono i palchi a ridosso della ribalta, praticamente l’ultimo palco a destra e a sinistra del teatro. Si chiamano anche palchi di proscenio, se vogliamo essere chic. In genere ce stanno quelli convinti de sape’ de teatro, o i parenti degli attori, o gli sfigati che non hanno trovato posti migliori, perché da un po’ di tempo a questa parte sui palchi di proscenio ce stanno attaccate le luci provenienti dalla sala e quindi lo spettatore che sta nel palco more de caldo e non vede un cazzo.

PROSCENIO: è praticamente la parte davanti all’arcoscenico, fuori dal palcoscenico, fuori da ogni scenografia, la più vicina alla platea, insomma quella dove in genere se piazzano i cantanti lirici per fare l’aria malgrado il regista gli abbia fatto notare in mille modi che lì stanno al buio.

RIBALTA: una volta era differente dal proscenio, era praticamente una parte ribaltabile del proscenio che nascondeva le luci di ribalta, ossia quelle piazzate sul bordo estremo del palcoscenico verso la platea. Adesso non ce stanno più le luci di ribalta e quindi chiamiamo ribalta praticamente tutto il proscenio. La ribalta riciccia ormai solo quando ce stanno le orchestre che non sia mai je cascasse de sotto qualche cosa dal palcoscenico so’ cazzi, lettere de protesta, vertenze sindacali, e allora je se monta una ribaltina nera alta quaranta centimetri che sega la vista dei piedi dei cantanti e quando tu regista dici che fa cagare, mettete piuttosto una rete invisibile a fine palcoscenico, te dicono che all’orchestra la rete je da’ fastidio perché se sente soffocata psicologicamente e quindi ti attacchi al cazzo.

TIRO: è il sistema di sostegno delle quinte, dei soffitti e dei cieli, cioè praticamente di tutta la scenografia (vedi lezione 01) che cala dall’alto. I tiri sono numerati (primo tiro, secondo tiro…) a partire dall’arcoscenico andando verso il fondo. Nel caso di alcuni uomini e donne di spettacolo, il tiro è invece un’operazione che viene effettuata nei bagni o comunque in luoghi appartati durante le pause, e tende a produrre euforia ed energie destinate a durare fino al prossimo tiro.

About Alfonso Antoniozzi

Nato Viterbo, dopo il conseguimento degli studi classici ha studiato canto con Sesto Bruscantini. Nel corso della sua carriera ha calcato i palcoscenici dei maggiori teatro al mondo, fra i quali: Teatro alla Scala, Covent Garden, Metropolitan, Wiener Staatsoper, Berliner Staatsoper, Opéra di Parigi, Lyric Opera di Chicago, Concertgebouw di Amsterdam, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, San Francisco Opera. A maggio 2009 ha curato la regia di una nuova produzione di "Don Pasquale" al Teatro Comunale di Bologna. Nella stagione 2010/11 ha raccolto unanimi consensi di pubblico e critica con due nuove produzioni: "La traviata" al Teatro Comunale di Bologna e il dittico "Il tribuno" e "Der Diktator" al Festival della Valle dell’Itria di Martina Franca. Successivamente ha firmato la regia della trilogia Tudor di Donizetti ("Roberto Devereux", "Anna Bolena", "Maria Stuarda") al Carlo Felice di Genova e al Teatro Regio di Parma. Nel 2016 ha inaugurato il Festival della Valle d'Itria e diretto "Il Turco in Italia" per il circuito dei Teatri Lombardi.
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