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REVIEW – IL NOME DELLA ROSA

Il nome della rosa diretto da Leo Muscato: un omaggio a Umberto Eco intelligente e rispettoso

di Alberto Raimondi

Nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti di Milano abbiamo assistito a “Il nome della rosa” di Umberto Eco che arriva, questa volta a teatro, nella versione di Stefano Massini in una co-produzione firmata Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile di Genova e Teatro Stabile del Veneto.

Del resto un titolo così ha per forza bisogno di forza e sinergie per essere messo in scena.
 Non potevano mancare attesa e curiosità per la prima trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo, un omaggio a Umberto Eco nel primo anniversario della sua morte. Il pubblico di tutto il mondo ha amato il romanzo e ricorda sicurmente molto bene anche il film. I rischi di una smile operazione erano quindi molto alti, ma è altrettanto vero che la storia già di per sé avvincente risulta un’ottima base su cui costruire un buon successo, cosa che infatti sta avvenendo in tutti i teatri che ospitano questa produzione.

Giusto per ravvivare la memoria: il libro scritto nel 1980 è una buona via di mezzo tra il gothic novel e il romanzo poliziesco, best seller della letteratura italiana, tradotto in 47 lingue e classificato da Le Monde tra i 100 libri più belli del XX secolo. Celebre anche la sua versione cinematografica con Sean Connery diretta da Jean-Jacques Annaud nel 1986.

Per non deludere le aspettative la regia è affidata a Leo Muscato, regista che alterna allestimenti di prosa e allestimenti di opere liriche, e che ha trovato il progetto scenico, come lui stesso afferma, “una sfida a dir poco appassionante”. Teniamo a sottolineare subio che la sfida è stata vinta, con una teatralità semplice e chiara, austera come il testo chiede e intelligente dove il testo lo pretende.



Questa milanese è una versione leggermente ridotta per esigenze di palco, ma nonostante tutto non manca di regalare al pubblico esattamente quello che aspetta, anche grazie ai costumi monacali di Silvia Aymonino, le scenografie di Margherita Palli che in questa occasione diventano anche schermo per le proiezioni di Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii, e le sapienti luci di Alessandro Verazzi.

Il risultato è un ottimo lavoro di equipe, ben equilibrato, attento e rispettoso del testo originale e della sua narrazione fluida e coinvolgente.

Chiaramente il merito di questo successo va anche attribuito al cast, che sfrutta i personaggi caratterizzati nella pellicola cinematografica per creare una base solida per l’interpretazione teatrale, con (in o.a.) Eugenio Allegri,Giovanni Anzaldo, Giulio Baraldi, Luigi Diberti, Marco Gobetti, Luca Lazzareschi, Bob Marchese, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Alfonso Postiglione, Arianna Primavera, Franco Ravera e Marco Zannoni.

Importante leggere le parole di Leo Muscato per comprendere ancora di più un testo gigantesco che non smetteremo mai di assaporare: “Se è vero che al centro dell’opera di Eco vi è la feroce lotta fra chi si crede in possesso della verità e agisce con tutti i mezzi per difenderla, e chi al contrario concepisce la verità come la libera conquista dell’intelletto umano, è altrettanto vero che non è la fede a essere messa in discussione, ma due modi di viverla differenti. Uno guarda all’esterno, l’altro all’interno; uno è serioso, l’altro fortemente ironico. Anche per questo, se ne saremo capaci, proveremo a raccontare questa storia con una lieve leggerezza che possa qua e là sollecitare il riso, con buona pace del vecchio frate Jorge”.

Incredibile come ora questo testo diventi esageratamente attuale!

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