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UNA VITA DA STREGA? VORREI MA NON POSSO

nella foto da sinistra: Francesco Venditti, Bianca Guaccero, Luigi Tabita

di Paolo Vitale

All’insegna del “vorrei ma non posso” è la nuova commedia musicale firmata da Armando Pugliese intitolata “Una vita da strega” con Bianca Guaccero e Francesco Venditti.

Uno spettacolo musicale leggero, che punta a far sorridere il pubblico, ma che non ci ha di certo entusiasmati: sono tante le cose che a nostro avviso non funzionano o che potrebbero essere migliorate.

Iniziamo dalla regia: banale e naiv. Nessuna trovata geniale, anzi proprio nessuna trovata. Non una scena che colpisca particolarmente. Alcune sembrano addirittura appena abbozzate. Una su tutte: la scena dei russi. Si sarebbe potuto caratterizzare maggiormente i personaggi in modo da creare una scena esilarante, ricca di doppi sensi e di misunderstanding. Invece quella che ci è stata proposta è stata una lunghissima scena, spesso con battute inutili, che hanno smesso di divertire dopo i primi due minuti. E come questa, sono state altre mille le occasioni perdute dal regista.

Altrettanto banali le coreografie di Enzo Celli, quasi da villaggio turistico, con gran finale da spettacolo amatoriale: in fila a cantare e a battere le mani! Roba da animatori!

La scenografia inesistente. Inorridiamo alla vista di un lenzuolo che cala dall’alto per fungere da schermo di proiezione! Al villaggio turistico di cui sopra avrebbero fatto di meglio. Qui siamo proprio scesi al livello oratorio! E lo spettacolo non si salva nemmeno in quei piccoli dettagli che dimostrano attenzione e cura. Una regola fondamentale del teatro sostiene, per esempio, che un elemento scenografico o un espediente visivo non possano essere mostrati due volte se non per motivi strettamente legati alla storia. Insomma, il lampadario Ikea che cala durante una disputa tra i due simpatici demoni Asmodeo ed Astarotte, non può essere lo stesso identico lampadario che cala durante la riunione di lavoro. Questo perchè la posizione del lampadario stesso aveva già lasciato intuire che sarebbe servito in un’altra scena e che non aveva senso in quella sua prima apparizione, rovinando di conseguenza la battuta: insomma, bella l’idea, pessima la realizzazione. La prossima volta comprate un lampadario in più e con 50 euro risolvete il problema. Basta poco a volte! I cambi scena erano semplicemente terrificanti. Per lo più affidati ai due demoni che, senza nessuna pietà, erano costretti a spostare pannelli e tavolini facendo inutili giravolte e balletti da recita scolastica! Ma perchè? Non abbiate paura ad usare quel caro vecchio “buio”, che di certo non è divertente, ma sicuramente più elegante.

Le luci “senza infamia e senza lode”, anche se a volte sembravano non coincidere perfettamente con i movimenti in scena. Peccato veniale in confronto a tutto il resto.

L’orchestrina sul palco è sicuramente un punto a favore (la musica dal vivo è sempre e comunque da apprezzare), anche se qualche nota ogni tanto sembrava “strana”.

Veniamo adesso al cast, la vera punta di diamante dello spettacolo.

Perfetta la Guaccero nel suo ruolo, la strega Chiara. Bella quanto brava! Attrice e cantante in egual maniera. Abbiamo apprezzato le sue doti in tutto e per tutto. Una performer valida che vorremmo vedere in spettacoli di maggior qualità, perchè ne sarebbe pienamente all’altezza.

Altrettanto convincente nella prova attoriale Francesco Venditti, alias Angelo, che tuttavia non sembra altrettanto portato per il canto come la sua collega. Non sono state poche le stonature e le “stecche”. Venditti non avrebbe dovuto cantare.

Meravigliosa la Cassola, nei panni di Sidonia (la strega madre). Una voce inimitabile e grandissime doti attoriali. Personaggio rovinato da una regia misera e da effetti speciali ridicoli: le fiammate dalle mani o si fanno spettacolari o non si fanno! Anche il suo costume lasciava a desiderare. Un nome importante trascurato, chissà perchè, in locandina!

Perfetti i due demoni Asmodeo, Luigi Tabita, e Astarotte, Simone Càstano. Divertenti e dinamici creano quel ritmo veloce tipico della commedia. Superano brillantemente anche la prova di canto, specialmente Tabita, la voce migliore al fianco della Guaccero, e fanno sfigurare il protagonista.

Bravi anche Alessandro Cremona e Serena Mazzone nei loro ruoli di caratteristi.

Veniamo al dunque: cosa fare per migliorare lo spettacolo? A nostro avviso si dovrebbero eliminare tutte le canzoni, inutili e nemmeno particolarmente belle (notiamo, ancora una volta, come la lezione di Garinei e Giovannini non sia stata assimilata), asciugare alcune scene (la riunione con i russi per esempio) e impegnarsi un po’ di più con le scenografie. In questo modo lo spettacolo risulterebbe molto più fluido e veloce e si eliminerebbero quelle ridicole coreografie e le stonature di Venditti. Una commedia di quel tipo non dovrebbe superare le due ore, rischio l’annoiarsi del pubblico.

In conclusione “Vita da Strega” è una commedia carina, salvata esclusivamente da un cast di alto livello, senza il quale consigliamo ai creatives di chiudere bottega e di darsi ad altro.

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