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REVIEW – L’INFINITO TRA PARENTESI

Matematica e poesia, fisica e filosofia: l’infinito tra le quinte

di Erica Culiat – foto di Simone di Luca

«Ma come parli? Fai il classico? Ah, ecco spiegato il motivo!», mentre l’altro interlocutore frequentava lo scientifico. Questo capitava negli anni Ottanta. Eravamo l’espressione della separazione delle culture, stigmatizzate da Croce e Gentile, quella umanistica e quella scientifica e questa divisione, l’ho sempre vissuta e data per buona. Finché non ho visto L’Infinito tra parentesi, prima prova teatrale del giallista/chimico Marco Malvaldi (quello dei romanzi del BarLume diventati anche una serie televisiva trasmessa da Sky Cinema).

Spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal Teatro della Toscana – Teatro Nazionale e da Mittelfest 2019, in programma a Trieste alla Sala Bartoli dal 29 ottobre al 17 novembre e ora in tournée.

L’autore attraverso il rapporto di due fratelli veri, non solo nella finzione, Maddalena e Giovanni Crippa, ha dato vita a un contraddittorio mettendo a confronto le due culture, senza trinciare giudizi, la scientifica prevale su quella umanistica o viceversa, ma lasciando a ognuno di arrivare alle proprie conclusioni e la mia, ma credo sia un po’ quella che accomuna un po’ tutti oggi, è stata che la poesia con le sue intuizioni ha contribuito allo sviluppo della scienza. Non sono in antagonismo. La poesia sogna il futuro, la fisica lo inventa. Senza l’una, non c’è l’altra. Se Lucrezio nel suo De Rerum Natura, osservando l’acqua, aveva intuito che molecole di lunghezza differente scorrono in tempi diversi forse è stato d’ispirazione al fisico James Clerk Maxwell per i suoi studi sul tempo di rilassamento dei liquidi. E di sicuro ha influenzato gli scienziati rinascimentali come Magnenus, precursore della teoria degli atomi.

Novanta minuti che ci hanno entusiasmato con questo caprioleggiare tra letteratura e scienza. Pièce portata in scena da Piero Maccarinelli che già in passato aveva firmato per lo Stabile La domanda della regina, indagando il mondo della scienza. Qui inscatola i due protagonisti in una scena, di grande impatto, librerie e due lavagne a muro, che permette allo spettatore di entrare quasi nella storia grazie allo spazio raccolto della sala piccola del Politeama Rossetti.

Maddalena è Francesca, docente di Letteratura. Invita a cena il fratello, Paolo Borghesi, docente di fisica nella stessa università che ha intrapreso la scalata alla carica di rettore. L’attesa dei risultati, i calcoli che vengono fatti tra voti e candidature, le ipotesi e le rivelazioni che Francesca lancia al fratello, coinvolgono sin dall’inizio lo spettatore. Ma la trama è anche un pretesto per confrontare i due saperi, quello scientifico e quello umanistico. E così lo spettatore può mettere in correlazione alcune conoscenze in maniera inaspettata. Lo sapevate che le catene «impossibili da infrangere, sottili come fili di ragnatela» che Efesto forgiò per legare sua moglie e l’amante, assomigliano al microreticolo metallico sintetizzato qualche anno fa? E che dire di Ada Lovelace, la figlia di lord Byron, che immaginò e diede vita a un algoritmo, considerato il primo programma della storia della moderna informatica, paragonando le schede perforate della macchina differenziale, ideata Charles Babbage, a un telaio di disegni Jacquard?

D’altra parte Malvaldi, per bocca dei due protagonisti, ci dice che il linguaggio di scienziati e poeti non è così diverso perché entrambi fanno uso di analogie e i due saperi tendono alla conoscenza della nostra realtà.

Non si potevano scegliere due protagonisti più azzeccati: Maddalena con il suo bagaglio internazionale a fianco di Peter Stein, Giovanni tra i prediletti di Ronconi. Veri e credibili, con quella recitazione naturale – senza quegli eccessi di temperamento di cui tanti attori fanno sfoggio -, che è frutto di studio, di esperienza, della capacità di unire gesto e parola, di stare in scena con tutto il loro essere. Se in qualche punto il testo ci sembrava un po’ tirato per i capelli, grazie alla loro capacità di essere Francesca e Paolo, abbiamo continuato a tenere incollati gli occhi alla scena trattenendo quasi il respiro.

Spettacolo che ha avuto molto successo a Trieste e che suggeriamo di non perdere, tanto più che lo potrete vedere a Torino (19-24 novembre), a Gemona (27 novembre), a Codroipo (28 novembre), a Udine (29-30 novembre), a Cervignano (1° dicembre), a Milano (3-15 dicembre), a Firenze (7-12 gennaio 2020) e a Palermo (14-19 gennaio).

L’INFINITO TRA PARENTESI

di Marco Malvaldi
con Maddalena Crippa, Giovanni Crippa
regia di Piero Maccarinelli
scene di Maurizio Balò
musiche di Antonio Di Pofi
luci di Alessandro Macorigh
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro della ToscanaTeatro Nazionale, Mittelfest 2019

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