
Con la donazione Luciani 116 dipinti vanno ad arricchire la Galleria d’Arte Moderna del Museo Revoltella di Trieste
di Prunella
Il mecenatismo a Trieste non è del tutto morto. Dopo il quasi flop dell’Art Bonus che, su dodici realtà artistico-culturali, solo quattro avevano ottenuto donazioni, i coniugi Luciani, Annamaria e Luciano hanno regalato alla loro città, Trieste, 116 dipinti.
Un compendio della pittura triestina prodotta tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento, quando la città nell’orbita dell’Impero austro-ungarico, era in piena espansione economica e artistica.
In realtà questa collezione appartenuta a un altro imprenditore triestino, Sergio Hauser era già in esposizione alla casa d’aste Stadion per essere battuta lo scorso 24 maggio. Duemila visitatori rimasti a bocca asciutta perché in 48 ore, complice la Soprintendenza, per evitare la dispersione di questo tesoro, aveva proposto un vincolo sull’intera collezione, invece, deus ex machina o coup de théâtre, sono entrati in gioco i Luciani. Reduci della vendita della loro fabbrica di formaldeide Alder alla Fantoni, per 500mila euro hanno comprato tutto.
Esclusa una scultura di Chersicla che hanno tenuto, i dipinti sono stati messi a disposizione del Comune di Trieste che li ha destinati alla Galleria d’Arte Moderna del Museo Revoltella.
E così venerdì 6 settembre, allestiti dal conservatore Susanna Gregorat presso la Sala Scarpa del Revoltella, i dipinti sono di nuovo visibili fino al 13 ottobre 2024. Subito dopo la galleria chiuderà per lavori di ammodernamento grazie ai fondi del Pnrr (1,2 milioni) e l’imposta di soggiorno.
Oltre alla rimozione delle barriere architettoniche, sarà ripensato l’ingresso e la biglietteria; verrà migliorato il bookshop, la connessione con l’auditorium, verranno ampliati i servizi igienici – e a questo proposito stanno liberando i magazzini proprio per accaparrarsi nuovi spazi e quindi i cataloghi lì parcheggiati vengono regalati ai visitatori -.
C’è poi un sogno dell’assessore comunale alla Cultura, Giorgio Rossi: creare un giardino d’inverno sulla terrazza panoramica dell’ultimo piano. In questo periodo di “lavori in corso” il palazzo baronale resterà invece sempre aperto.
Le sale dell’esposizione, terminata la conferenza stampa, sono state invase con grazia e silenzio, anche se un muro di schiene schermava Barche al tramonto di Ugo Flumiani (1876-1938), il primo quadro messo alla fine della prima rampa di scale. Un colpo d’occhio non indifferente.
La tradizione della pittura marina trova a Trieste i suoi migliori interpreti e accanto a Flumiani si possono trovare Guido Grimani (1871-1933) e Giovanni Zangrando (1867-1941), pittori legati al paesaggio e attenti ai valori luminosi, ma anche Romano Rossini (1886-1951) e Giuseppe Barison (1853-1931).
Un altro soggetto amato da questi pittori è il porto di Trieste, declinato ora in tinte infuocate come quelle di Adolfo Levier o nella versione monocroma di grigi di Oscar Hermann Lamb (che nonostante il nome è triestino, la famiglia originaria dei Sudeti si era stabilita a Trieste nel 1820) – e di quest’ultimo c’è anche un interessante olio, Ragazze al mare, con tanto di cappelli e bianco vestite.
Insomma si va da Eugenio Scomparini (1845-1913) che lavora in ambito ottocentesco e che è stato il primo vero innovatore della pittura triestina, allestito in uno spazio tutto suo, per arrivare a Marino Sormani (1926-1996), quindi anni Settanta del Novecento.
Gli artisti in mostra si sono formati a Monaco, a Vienna, ma anche in Italia, a Firenze, Venezia e Roma e hanno saputo miscelare il tutto trovando una “formula triestina”.
Pensiamo al tormentato Vito Timmel (1886-1949), nove splendide opere d’arte che vanno dal 1922 al 1948, messe in uno spazio autonomo: ci si stordisce subito su quella meravigliosa e conturbante tela che è Incompatibili (Sogni) del 1932 e che esemplifica quello che è il suo secondo matrimonio non riuscito. Lui, esponente della Secessione viennese, ritrattista e paesaggista, dall’immaginazione folle e impertinente, dai colori accesi, considerato da Mafarka il futurista tra i “novatori”.
La ritrattistica ha un posto d’onore, quella femminile e quella maschile, in due spazi diversi, su cui spiccano Arturo Rietti (1863-1943) e il suo Bellezza e maschere dipinto su specchio e Sguardo penetrante, Carlo Wostry (1865-1943) che ritrae Gentildonna con cane o si fa un autoritratto all’età di trentasei anni e ancora, Donna allo specchio dell’amico fraterno di Italo Svevo, Umberto Veruda (1868-1904). All’appello ci sono anche Gino Parin (1876-1944), Argio Orell (1884-1942) che ritrae Eugenio Garzolini nel 1914 e tanti altri.
Pittori che si conoscevano, si frequentavano, molti avevano studiato con Scomparini; Veruda, per esempio, oltre a frequentare i compagni del Circolo Artistico, Zangrando e Wostry, ebbe un duraturo sodalizio con Arturo Fittke (1873-1910) e Ugo Flumiani con i quali aveva condiviso lo studio dei via degli Artisti.
Una fonte di notizie e di umori sulla vita artistica nella Trieste a cavallo tra 8/900 la si trova edita dalle Edizioni Svevo Trieste, nella Storia del Circolo artistico di Trieste scritto da Carlo Wostry, una lettura molto piacevole.
Un’altra postazione è dedicata alle nature morte, tra cui spicca Fiori nel vaso e sulla tenda di Bruno Croatto (1875-1948) e le vedute non solo di Trieste, come quella di Piero Marussig (1879-1937), Paesaggio con mamma, una delle tante fatte dalla sua villa di Chiadino, ma anche Sguardo serale su Portorose di Glauco Cambon (1875-1930) oppure opere di ambientazione veneziana come il ponte Santi Apostoli a Cannareggio di Veruda.
Aggiungiamo in coda, per onor di cronaca, che a settembre il Teatro Miela ha avviato un progetto molto articolato dedicato all’arte contemporanea a cura di Marco Puntin e Storie nell’Arte, dei percorsi teatrali ispirati alla vita degli artisti, nato con la collaborazione del Museo Revoltella, a cura di Laura Forcessini dove, tra i numerosi appuntamenti che ci auguriamo vengano ripresi in futuro, ci sono stati quelli dedicati a Vito Timmel, a Piero Marussig e ad alcuni ritratti femminili presenti nella collezione del museo triestino.
La mostra, Donazione Luciani: pittura triestina tra Ottocento e Novecento è a ingresso libero, dal lunedì alla domenica, tranne il martedì, dalle ore 9.00 alle 19.00.