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RECENSIONE – I SANDALI DI ELISA CLAPS

Ulderico Pesce porta in scena il caso di Elisa Claps

di Barbara Palumbo

Ulderico Pesce è tornato in scena al Teatro Menotti con uno dei suoi più recenti lavori, che ha visto alcune modifiche rispetto alla versione precedente, dove non interpretava il testo, ma lo leggeva semplicemente. Il caso di Elisa Claps è una delle grandi tragedie italiane, non solo per la famiglia della sedicenne, ma perché le indagini sono state condotte con grande superficialità a cui sono stati uniti errori e reticenze.

Elisa, per chi non lo ricordasse, scomparse il 12 settembre del 1993; il suo corpo fu ritrovato dopo 17 anni nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza. Il colpevole era chiaro per la famiglia da subito, ma le autorità non fecero nulla e Danilo Restivo fece altre vittime.

Ulderico racconta analizza i fatti con perizia e pathos, immedesimandosi nel padre di Elisa, Antonio che da quel giorno: “ha smesso di vivere”. La perdita di un figlio è una cosa innaturale, perderlo per morte violenta sapendo che il colpevole era a pochi metri da casa, aiutato da complici per l’occultamento del cadavere e dell’omicidio è straziante.

Ulderico Pesce riesce a trascinarti in questa vicenda di dolore, ma sempre con un obiettivo che va oltre la narrazione. La chiesa della Santissima Trinità a Potenza è stata riaperta, non una targa in memoria di Elisa è stata affissa, ma una targa bella bianca e grande c’è: quella di Don Mimì che sicuramente qualcosa in più su quella scomparsa sapeva, ma quel giorno preferì andare alle terme.

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