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PRIMA DELLE PRIME: SIEGRFRIED

di Ilaria Faraoni

Per il consueto appuntamento, “Prima delle prime“, organizzato dagli Amici della Scala, lunedì 15 ottobre si parlerà di Siegfried, terzo dramma della tetralogia di Wagner che sarà in scena al Teatro alla Scala dal 23 ottobre (la presentazione su Central Palc QUI) L’incontro, a cura del prof. Franco Serpa (docente all’Università di Trieste e Accademico di Santa Cecilia), è intitolato “L’eroe giovane e il vecchio dio” e sarà corredato da ascolti dell’opera.

A Serpa, germanista, si devono anche le nuove traduzioni di Das Rheingold, Die Walküre e Siegfried, fatte appositamente per la Scala.

Segue comunicato stampa:

Nel terzo dramma della Tetralogia Wagner costruisce il ritratto del giovane eroe predestinato e la sua crescita sentimentale, in slancio di continuità eccitante, anche se 12 anni separano la composizione dei primi due atti (1857) e il terzo (1869). Inventa situazioni sorprendenti e temi nuovi, ma l’orchestra evoca anche la memoria di un passato mitico e stringe temi nuovi e temi già enunciati in una vita di relazioni di acutissima sapienza compositiva. Perché Siegfried, cresciuto nella foresta, ignaro di tutto, è il frutto involontario di quella storia. L’ha salvato Brunilde, la Walkiria ribelle, nel grembo della madre alla morte di suo padre Siegmund; punita, mortale, Brunilde dorme su una vetta difesa dal fuoco in attesa dell’eroe che la risvegli. L’ha allevato il Nano Mime che spera nella sua forza per conquistare l’Anello del Potere. Lo sorveglia il dio Wotan, condannato a non agire per non violare il Patto, e attirato dalla libertà di agire del giovane. In abito da Viandante si presenta nei tre atti. Nel primo avverte Mime che solo chi non conosce la paura potrà ritemprare la spada spezzata di Siegmund. Nel secondo sveglia e avverte il Drago Fafner, che ora possiede Anello e Tesoro, dell’arrivo di Siegfried. Nel terzo, dopo la vittoria dell’eroe sul Drago, Wotan chiede invano alla Gran Madre Erda l’esito del destino; e decide di abdicare il suo Potere a favore di Siegfried. Lo incontra, mentre sale verso Brunilde, ma il ragazzo è impaziente e crudele col “Vecchio” e infrange con la spada la lancia del dio. Chiederebbe attenzione analitica il percorso di Siegfried, innestato nel tessuto di fantasia, logica, intuizione, richiamo di significati, elaborazione di temi che il racconto di Wagner distende. Entra gioioso, correndo, e vuol sapere chi era sua madre, e Mime racconta il parto e la donna morente che gli affidò il neonato, e la spada spezzata di suo padre. Si esalta il ragazzo nel desiderio di libertà e conquista. Forgia lui stesso la spada in un canto emozionante al lavoro. Va a combattere il Drago per imparare la Paura, e mentre attende il combattimento, solo, sotto un albero, la foresta lo accoglie nel palpito incantato della natura, e nostalgia di madre si confonde con desiderio di femminilità, il canto d’un uccello fatato lo rapisce. Si acuiscono le sue facoltà quando il sangue del drago sfiora la sua bocca, e comprende il linguaggio dell’uccellino che ora gorgheggia parole: lo invita a prendere l’elmo e l’Anello di cui non sa il valore, lo avverte che Mime trama la sua morte e lui lo uccide; gli schiude il tema della gioia d’amore e lo avvia nello spazio verso Brunilde. La psicologia si fa sottile per il gran duetto finale. Il ragazzo taglia l’armatura e scopre la donna. E per la prima volta ha paura. La risveglia col bacio e si spalanca il tema del saluto al mondo. Le due voci si uniscono in melodia estatica. Poi Brunilde esita. Ma l’ardore di Siegfried cresce, travolge la paura, e Brunilde accetta con fierezza l’amore. (F.C.)

Nell’incontro “L’eroe giovane e il vecchio dio” con ascolti, ne parlerà Franco Serpa, germanista, professore all’Università di Trieste e Accademico di Santa Cecilia, che ha curato espressamente per la Scala le nuove traduzioni di Das Rheingold, Die Walküre e Siegfried.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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