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RECENSIONE – LA COSCIENZA DI ZENO (REGIA DI PAOLO VALERIO)

Con uno Svevo sold out inaugurata la nuova stagione del Politeama Rossetti di Trieste.

di Prunella

Grigio cielo i tendaggi della scena. Grigio come le volute di fumo di Zeno Cosini. Grigio perla grigio verde pallido i costumi. Il grigio di Trieste ai tempi di Italo Svevo. Il grigio della pioggia impetuosa che inonda la scena. Proiezioni, sfarzose e intelligenti, che creano gli ambienti. Interni, quadri, carte da pareti damascate ed esterni, scorci di paesaggio, piazza Unità. L’occhio dello spettatore il 3 ottobre alla prima nazionale della Coscienza di Zeno, nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Goldenart è stato ampiamente accontentato. Allestimento elegante, non facile l’adattamento, ma riuscito del romanzo, pietra miliare della nostra cultura.

Giorgio Strehler che voleva farne un film scriveva a Piero Zuffi che il mondo di Svevo gli apparteneva, «un qualcosa sul filo della tragedia con un tanto di umoristico, di grottesco che lascia anche la bocca amara».

La regia di Paolo Valerio, pensata, dettagliata, corre di più sul filo di tragica ineluttabilità tanto più che Cosini è Alessandro Haber, costretto per problemi personali a recitare seduto, tranne qualche breve momento in cui cammina traballante appoggiandosi a un bastone. Personaggio reale e narrativo/drammaturgico si fondono dando una pienezza emotiva e fisica che agganciano lo spettatore per due ore, regalando all’attore bolognese una standing ovation finale.

Peccato solo per la sua dizione non sempre chiara che, nonostante il microfono, ha fatto perdere qualche pezzo e soprattutto quelle splendide battute finali sull’enorme esplosione grazie alla quale «la terra ritornerà alla forma di nebulosa e attraverserà i cieli priva di parassiti e malattie».

Attore di lungo corso, vincitore di parecchi premi, dalla sua ha una consumata esperienza – la non mobilità del corpo è compensata dalla mimica e dai movimenti delle braccia – attorno al quale chioccia il cast. Attori, alcuni della compagnia stabile, altri nuovi, smaglianti, chiari nell’eloquio, ognuno dei quali ha indossato con prepotente sicurezza il proprio personaggio

Ritornando alla regia è mancato, o per lo meno, è stato appena accennato l’umorismo sveviano.
Ci sono invece delle scene che dovrebbero far partire il riso come un allarme antincendio. Pensiamo al maldestro corteggiamento di Zeno per Ada (un’incisiva Chiara Pellegrin) durante la seduta spiritica in casa Malfenti – e qui le luci, sempre magnifiche di Saccomandi, tinteggiano di rosso i corpi dei protagonisti -.
E poi le richieste di matrimonio alle sorelle Malfenti, da Ada, la sua preferita, via via alle altre, finché sposerà la più bruttina, Augusta – e qui ancora una volta Zeno è l’uomo del compromesso! -.
Il corteo funebre sbagliato e quindi l’assenza di Zeno al funerale del cognato Guido (sempre troppo esigue le parti assegnate a Emanuele Fortunati).

Molto buona l’intuizione di creare il doppio di Zeno: la narrazione del proprio vissuto ormai da vecchio e quindi da Haber, con alcune parti non raccontate, ma vissute “qui e ora”, come quella con Augusta (Meredith Airò Farulla, dolce, materna e comprensiva) e con l’amante Carla (Valentina Violo, inizialmente insicura e via via sempre più energica finché abbandonerà Zeno), e il Zeno del tempo presente, Alberto Onofrietti, utilizzato per mostrarci il rapporto con il padre (il poco sfruttato Francesco Migliaccio), o con l’amico Copler (l’ottimo Riccardo Maranzana).

Il suo Zeno, che ci è piaciuto, ricorda quell’aspetto di Svevo abituato a sentirsi altrove rispetto a chi aveva di fronte.

Il piglio energico di Ester Galazzi nel ruolo della suocera di Zeno, fa da pendant a Olga Veneziani, la suocera di Svevo, che poco capiva il genero. Secondo lei rubava tempo, scrivendo, al lavoro vero presso la ditta Veneziani che grazie alla “pittura verde” teneva lontani i molluschi dalle carene delle navi e li aveva arricchiti oltremodo.

E poi le seccava che Svevo con i suoi libri mettesse in piazza i suoi affari privati. Proprio ne La coscienza il passaggio in cui Zeno fa la proposta di matrimonio alle sorelle Malfenti, Olga vi aveva letto un riferimento alle sorelle Veneziani. Livia, la moglie di Svevo, infatti aveva anche lei tre sorelle, Fausta, Dora e Petronila e finì che qualcuno chiedesse a Olga se le cose fossero andate veramente in quel modo ridicolo per la figlia Livia.

Caterina Benevoli, nel ruolo di Carmen, la segretaria-amante di Guido, tratteggia una donna gatta che sa irretire per bene il marito di Ada.

Non sappiamo quanti abbiano letto il romanzo, Bobi Bazlen con i suoi giudizi al duralluminio, diceva che le prime duecento pagine erano illeggibili, comunque questo adattamento può aiutare a superare l’horror vacui della lettura, magari iniziando proprio dal copione stampato nel libro che lo Stabile pubblica per ogni produzione, corredato da saggi di Cristina Benussi, Paolo Quazzolo, Barbara Sturmar, Riccardo Cepach, Claudio Magris, tra l’altro presente alla prima, e ovviamente dalle note di regia di Paolo Valerio.

Una prima trionfale in un teatro sold out come tutte le repliche fino a domenica 8 ottobre. Subito dopo inizierà la tournée che si concluderà quest’anno al Comunale di Ferrara dal 15 al 17 dicembre.

La Coscienza di Zeno

con Alessandro Haber

e con Alberto Onofrietti, Francesco Migliaccio

e Valentina Violo, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrini, Giovanni Schiavo

Adattamento Monica Codena e Paolo Valerio

Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta

musiche Oragravity

movimenti di scena Monica Codena

luci Gigi Saccomandi

video Alessandro Papa

regia Paolo Valerio

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