di Elena Formica – foto di Luca Trascinelli
Bicentenario Verdiano a Parma. L’omaggio della Filarmonica Toscanini diretta da Kazushi Ono
È partito in quarta – pardon, in quadriglia – l’omaggio a Verdi di Kazushi Ono, direttore principale ospite della Filarmonica Toscanini. E per tutta la sera, all’Auditorium Paganini di Parma, la musica di Verdi è volata all’impazzata, eppure incredibilmente sensata, sopra ogni cosa. Travolgente, tesa, da lasciar quasi senza fiato: ma questo, eventualmente, sarà un problema dei cantanti. In apertura, dunque, la Quadrille op. 272 di Johann Strauss figlio, eccitato “potpourri” su temi celeberrimi da Un ballo in maschera. La prima viennese del “Ballo” risale al 1864, cinque anni dopo il debutto dell’opera al Teatro Apollo di Roma; però il compositore austriaco ne anticipò astutamente i motivi, giostrandoli in forsennata quadriglia, durante un concerto al Volksgarten di Vienna (21 dicembre 1862). Miscela festosa ma esplosiva questa di Strauss: rapinosa e felice la bacchetta di Ono. Poi, come la notte segue il giorno, il Verdi “noir” di Macbeth. Il soprano Ausrine Stundyte, lituana, ha cantato “Una macchia è qui tuttora“, l’aria della Lady: viscerale l’approccio, lei più selvaggia che potente, francamente eccessiva. Il tenore Antonio Poli, invece, ha conferito i giusti accenti all’aria “Ah la paterna mano“, anche questa da Macbeth, e ad “Ella mi fu rapita” da Rigoletto, impiegando con agio un mezzo vocale giovane e lucente, molto interessante per gli sviluppi che potrà avere in area verdiana, se ben amministrato nel tempo e più docile alle istanze del fraseggio. Applauditissimo Simone Piazzola, pregiata stoffa di baritono, che ha convinto il severo pubblico di Parma eseguendo con sicurezza l’aria “Alla vita che t’arride“ (Un ballo in maschera) e i duetti “Madamigella Valéry“ (La Traviata) e “Tutte le feste al tempio“ (Rigoletto) con il soprano Gladys Rossi. È stata proprio lei, Gladys Rossi, il perno della serata, l’inesauribile interprete di larga parte del concerto: oltre ai citati duetti con Piazzola, il soprano romagnolo ha eseguito infatti scena, aria, tempo di mezzo e cabaletta di Violetta (“È strano! È strano!”) dal I atto di Traviata, i duetti “Bocca baciata non perde ventura“ da Falstaff e “Parigi, o cara“ da Traviata (entrambi con il tenore Poli), oltre al quartetto finale di Rigoletto con Piazzola, Poli e Stundyte. Gladys Rossi si è dimostrata artista a tutto tondo, presenza magnetica, interprete assolutamente coinvolgente. Densa, agile, precisa la Filarmonica Toscanini, che ha Verdi nel sangue e si è spinta, con Kazushi Ono, alla ricerca di emozioni forti, asciutte, spoglie, lontane da verdianeggianti retoriche. Acclamate le Sinfonie dai Vespri Siciliani e dalla Forza del destino. Come bis “Sì, vendetta“ da Rigoletto.
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