Comunicato stampa
Sedicesimo appuntamento del ciclo
“Prima delle prime”
Stagione 2012/2013 – organizzato dagli Amici della Scala
Don Carlo
di Giuseppe Verdi
libretto di François-Joseph Méry e Camille Du Locle
TEATRO ALLA SCALA
RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”
LUNEDÌ 7 OTTOBRE 2013 ORE 18
«Il caso di Don Carlos resta singolare in tutta la carriera di Verdi: è il caso di un´opera piuttosto trascurata dalla critica e non troppo apprezzata dal pubblico, eppure capace di risalire per virtù propria l´avverso destino». Così scrive Eugenio Montale, ai tempi critico musicale del “Corriere d´Informazione”, dopo aver assistito all´opera nel 1960 alla Scala. «È una delle vette del genio poetico verdiano. In essa Verdi ha trovato un colore nuovo, ha trovato la carie nera e profonda della controriforma e le circonvoluzioni e i festoni del grande barocco». Ma ci furono anche molti che ebbero una differente visione rispetto all’importanza di questa opera nella creazione verdiana: tra questi Bizet che scrisse: «Verdi non è più italiano. Vuole scrivere come Wagner… Non ha più nessuno dei suoi difetti, ma ha perso anche tutte le sue qualità». Tratta dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller, incentrata sulla contrapposizione della libertà all’assolutismo, “manifesto” dello spirito preromantico, dello Sturm und Drang, il Don Carlos, opera scritta e revisionata in francese da Verdi (che ne seguì anche la traduzione in italiano e quindi la trasformazione in Don Carlo), nasce e si sviluppa con una gestazione sofferta e laboriosa: si contano infatti 5 differenti versioni “ufficiali” dalla prima andata in scena l’11 marzo del 1867 al Théâtre de l’Académie Impériale de Musique di Parigi. Addirittura i primi cambiamenti vennero apportati già durante le prove generali delle recite parigine, orologio alla mano, per mettere in scena un’opera che permettesse agli spettatori di poter, dopo lo spettacolo, salire sull’ultimo treno che collegava la città di Parigi con i sobborghi, treno che partiva a mezzanotte. Quest’anno sul palcoscenico della Scala sarà in scena la versione del 1884, la più concisa, la versione che il compositore rivide e curò appositamente per la messa in scena alla Scala. Così ne scriveva Verdi: «Il Don Carlos è ora ridotto in quattro atti, sarà più comodo, e credo anche migliore, artisticamente parlando. Più concisione e più nerbo».
(Andrea Castelli)
Nell’incontro “Grand-opéra spagnolo, tra storia e passioni”. L’Europa (Verdi, 1860-1867) con ascolti e video, ne parlerà Raffaele Mellace, docente di Musicologia e Storia della musica presso l’Università degli Studi di Genova.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti
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