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TEATRO VERDI DI TRIESTE – STAGIONE 21/22

Entra nel vivo la stagione del Teatro Verdi di Trieste tutta proiettata all’apertura col Premio Oscar Nicola Piovani

Fila al botteghino. Già dal primo settembre per comprare i biglietti e dal 7, per i titolari di abbonamento alla stagione 2019/20 che potevano così prenotare il proprio posto alla nuova stagione lirica, quella del 2022. Allora la disponibilità era solo di 500 posti, oggi la capienza è massima e dovrebbe rimanere tale, anche se in Friuli Venezia Giulia da lunedì 29 novembre è scattata la zona gialla, grazie all’impegno del presidente della Regione, Massimiliano Fedriga che ha richiesto di applicare il super green pass già da lunedì

Un sovrintendente, Stefano Pace, che il 30 settembre se ne è andato all’Opera di Liegi. Sul tavolo del presidente del teatro, nonché primo cittadino, Roberto Dipiazza, riconfermato dopo le elezioni comunali di ottobre, molti curricula di chi si propone per il posto vacante. Al momento il posto resta vacante.

Un cartellone diviso a metà. Quello di settembre-dicembre 2021, due opere in un atto, due opere liriche, più due concerti, quello classico di Natale (18 dicembre) e quello di fine anno (31 dicembre) e poi la seconda parte che da gennaio si concluderà a giugno 2022. Ringraziamenti. Alla città. Al Comune di Trieste. Al personale del teatro. Grazie a questi ultimi due, grazie a molti sacrifici e a un lavoro di squadra, il teatro può vantare una nuova rinascita che, tra l’altro, si evidenzierà anche in ben trenta nuove assunzioni.

La parola qualità, quando è stata presentata la stagione, è saettata molte volte con l’auspicio che anche il futuro sovrintendente la persegua. Qualche tournée rimandata. Alcuni progetti: far rinascere il Festival Internazionale dell’Operetta, sfruttando anche l’opportunità degli scali delle navi da crociera e la possibilità di ampliare l’offerta strada facendo, come i concerti d’autunno che fortunatamente sono stati fatti a novembre.

Dopo la pausa estiva quindi il Verdi ha ripreso il 10 settembre (sei repliche) con una nuova produzione, Mozartiade (ovvero Bastiano e Bastiana) il primo singspiel che Mozart compose a dodici anni, nella nuova orchestrazione a cura di Marco Taralli e Paola Magnanini, per la regia di Andrea Binetti. Sul podio, Roberto Gianola.

Il 1° ottobre è stata la volta di un altro allestimento della Fondazione, Madama Butterfly di Puccini firmato da Alberto Triola con Evgenia Muraveva e Francesco Castoro, artista, come ha sottolineato il direttore artistico Paolo Rodda, «scoperto e cresciuto nel nostro teatro».

Sottolineiamo però che se qualcuno decidesse di comprare gli spettacoli all’ultimo momento, la biglietteria di sera è chiusa. Bisogna quindi organizzarsi di passare dalle 9 alle 16 da martedì a sabato oppure alla domenica mattina dalle 9 alle 13.30.

Il 23 ottobre è stata la volta di Pasticci a Trieste (ovvero la Prova di un’opera seria), una rivisitazione dell’opera di Francesco Gnecco, inserita nel contesto dell’Esposizione industriale agricola del 1882 a Trieste. Maestro concertatore e direttore Yuki Yamasaki, per la regia di Andrea Binetti, presente anche nel cast assieme a Daniela Mazzucato, Nicoletta Curiel e Max René Cosotti.

Il 3 dicembre Il Barbiere di Siviglia di Rossini con Antonino Siragusa.

La stagione 2022 sarà tutta italiana per quanto riguarda la lirica. Apertura il 21 gennaio con una prima esecuzione mondiale, l’opera del premio Oscar Nicola Piovani, Amorosa presenza, firmata da Chiara Muti, nuovo allestimento della Fondazione nonché nuova commissione. Il coro sarà diretto dal maestro Paolo Longo.

L’appuntamento tersicoreo è fissato l’8 febbraio con Schéhérazade/Carmen, mentre il 4 marzo sarà la volta della Tosca di Puccini diretta da Christopher Franklin. Il dramma buffo di Donizetti, Don Pasquale, che ebbe la sua prima nel 1843 a Parigi, è programmato dal primo aprile; sul podio Roberto Gianola.

In scena dal 6 maggio, invece, Rigoletto di Verdi con David Cecconi, Ruth Iniesta diretti da Valentina Peleggi.

Ultimo appuntamento dal 10 giugno, una prima assoluta, l’opera incompiuta di Ottorino Respighi Al Mulino, la cui orchestrazione è stata completata da Paolo Rosato, affiancata da uno dei titoli più rappresentati nel mondo, Pagliacci di Leoncavallo.

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