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VAN GOGH A IN MOSTRA TRIESTE

Una grande mostra al Revoltella di Trieste per celebrare il mondo a colori di Van Gogh

di Prunella

A pochi giorni dall’inaugurazione della mostra Van Gogh, c’era già la fila per entrare al Museo Revoltella di Trieste. Il nome del pittore è di sicuro richiamo e farà quei numeri tanto cari agli organizzatori. Diciamo subito che l’allestimento è da urlo, sembra di entrare in un altro mondo, quasi onirico, ma ormai la Galleria d’Arte moderna è diventata un contenitore di mostre pacchetto, realizzate da Arthemisia, senza più produrre cultura. Certo, delle mostre a cadenza semestrale fanno sì che il museo sia visitabile più e più volte, che dovrebbe essere comunque la norma grazie al suo patrimonio.

In questo caso, parte del patrimonio è stato messo nei depositi, e parliamo delle opere di Fattori, De Nittis, Previati, Bistolfi, Veruda, Ciardi; parte è stato nascosto nel percorso dedicato al pittore olandese, parte sarà prestato in altre esposizioni. Se è vero che la vita di un museo non dipende più da cosa contiene, come ha scritto Matteo Mangiavecchi in un suo articolo, ma dalla mission, dall’immagine che ha di sé, sarebbe alquanto riduttivo per il Revoltella legarla unicamente a questi allestimenti.
Ricordiamo inoltre che in passato la politica culturale triestina anche se non sfornava a cadenza regolare delle mostre, ne ha fatte però di molto belle come quelle di James Rosenquist, di Jean-Michel Basquiat, di Jim Dine, di Leonor Fini e dei Secessionisti viennesi, tanto per citarne qualcuna. Un dettaglio questo che l’attuale amministrazione comunale ha rimosso.

Tornando a noi, dopo Roma e Milano, alcuni dei capolavori di Vincent Van Gogh del Kröller-Müller Museum di Otterlo in Olanda, per la terza volta nel giro di un anno e mezzo, fa tappa in Italia. Questa volta nel capoluogo giuliano dal 22 febbraio al 30 giugno 2024. Costo dell’operazione 866.200 euro, iva compresa. Una spesa in buona parte sostenuta dall’imposta di soggiorno che in futuro potrebbe in parte essere investita, in una visione più ampia, di volta in volta nei singoli civici musei, piccoli gioielli disseminati in città, lasciati a languire.

La mostra triestina è una sorta di bis di quella romana con un’aggiunta speciale, i due ritratti di Monsieur e Madame Ginoux, accostati insieme su una parete. Si tratta dei proprietari del Café de la Gare di Arles frequentato da Van Gogh, realizzati il primo nel 1888, il secondo nel 1890 – è una delle versioni che l’artista dipinse durante la sua degenza a Saint-Rémy-de-Provence -, conservati l’uno presso il Museo di Otterlo e l’altra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, cui si deve anche il prestito dell’opera Il Giardiniere.

Il percorso, curato da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, è cronologico, fruibile, preciso e approfondito. La vita di Van Gogh (1853-1890), che si suiciderà a 37 anni, viene raccontata non solo sotto il profilo umano, ma anche da un punto di vista culturale e artistico attraverso una cinquantina di opere, in gran parte disegni a matita, pastello, acquarello o gessetto nero, carboncino e una quindicina di oli.

Come ha detto la Benedetti in sede di conferenza stampa, «Van Gogh ha avuto una vita breve, ma intensa. La sua capacità di vivere con gli altri era limitata; era generoso con gli altri, poco per se stesso. Possedeva un senso religioso delle cose, la sua ricchezza è interiore. Conosciamo le sue opere attraverso le sue lettere».

Infatti le didascalie che accompagnano le opere, dove è possibile, riportano quanto lui scriveva di quell’opera nelle sue missive.
Gli anni che vanno dal 1881 al 1885 sono anni in cui l’artista si dedica quasi esclusivamente al disegno che ritroviamo nella prima sezione – Olanda. Van Gogh si rende conto che deve possedere gli strumenti tecnici per poter diventare un pittore, perché «il disegno è l’origine di tutto». Ritrae il paesaggio che lo circonda, i mulini, la campagna, il bosco; altri disegni sono dedicati al tema dei seminatori, dei raccoglitori di patate, dei boscaioli, delle contadine nelle loro mansioni domestiche. In realtà la rassegna si apre con un olio dal titolo Il Seminatore (giugno 1888) che guarda all’esempio di Millet. In questa figura l’artista ravvisa il riferimento alla parabola di Cristo che sparge le sue parole come fossero sementi tra le genti, un richiamo al desiderio giovanile di diventare predicatore come il padre.

Nel 1886 Van Gogh si trasferisce a Parigi dove risiederà per due anni. Qui assorbirà il clima artistico della città e si legherà ad artisti come Émile Bernard, Toulouse-Lautrec e Louis Anquetin. Se già in Olanda aveva approfondito la teoria del colore leggendo i trattati di Charles Blanc, in Francia punta le sue ricerche sui colori complementari. Da Parigi Van Gogh si trasferisce ad Arles, un periodo felice, ma che durerà poco. I segni di un profondo disagio psichico lo porteranno a farsi ricoverare alla casa di cura di Saint-Paul-de-Mausole vicino a Saint-Rémy-de-Provence. Di questo periodo abbiamo Il Giardiniere (settembre 1889) del quale, fino a pochi anni fa non si sapeva nulla perché nell’epistolario quasi quotidiano dell’artista non c’era nessun riferimento a quest’opera. Nel 2018 Martin Bailey ha identificato il personaggio ritratto come Jean Barral, un contadino che viveva nei dintorni e che di tanto in tanto prestava la sua attività nei terreni dell’istituto. Van Gogh si rende conto che dipingere gli fa bene e cerca di avere il permesso di dedicarsi a questa attività; risale al dicembre 1889 I pini al tramonto. La sua mente lo porta a dipingere una realtà alterata, anche se dalle lettere la lucidità è adamantina. Nel maggio del 1890 viene dimesso. La sua sofferenza si tocca con mano nel dipinto Covone sotto un cielo nuvoloso, una sorta di abbattimento che l’artista prova sul finire della sua vita. A luglio infatti si sparerà e morirà due giorni dopo.

In questo percorso non poteva mancare l’installazione immersiva nella camera a specchi con alcune opere di Van Gogh. L’uscita verso il bookshop bisogna intuirla. Ci auguriamo abbiano messo qualche indicazione per far capire al visitatore dove andare.

La mostra, promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, con il supporto di PromoTurismo FVG e del Trieste Convention and Visitors Bureau, con il contributo della Fondazione CRTrieste, è prodotta da Arthemisia e realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo. La mostra vede come sponsor e mobility partner Trieste Trasporti S.p.A, sponsor Generali Valore Cultura, Media partner la Repubblica e partner Caffè degli Specchi e Antico ristorante Tommaseo. Catalogo edito da Skira.

Ricordiamo la proposta promozionale a favore dei turisti “Trieste ti regala le Grandi Mostre”: chi pernotterà almeno due notti nelle strutture alberghiere convenzionate, riceverà in omaggio la FVG Card, un pass che permette di scoprire il Friuli Venezia Giulia usufruendo di particolari vantaggi, che in questa particolare occasione consentirà l’ingresso gratuito oltre alla mostra Van Gogh anche a quella Antonio Ligabue (www.discover-trieste.it/Esperienze-e-pacchetti-turistici).

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