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REVIEW: “LA MOSTRA” CON SIMONA MARCHINI

locandina

AL SISTINA, CHE LO PRODCE, APPRODA LO SPETTACOLO DEDICATO ALL’ARTE CON SIMONA MARCHINI E LA REGIA DI GIGI PROIETTI 

di Ilaria Faraoni

Lo spettacolo La Mostra, una produzione di qualche anno fa targata Il Sistina, ha fatto solo il 19 novembre scorso il suo debutto in casa. Uno spettacolo da camera, lo aveva definito Simona Marchini, protagonista del One Woman Show – da lei scritto insieme a Claudio Pallottini – che rimarrà al Teatro Sistina di Roma fino a domenica 30 novembre.

Lo spettacolo è dedicato, come intuibile dal titolo, al mondo dell’Arte, quell’Arte troppo spesso dimenticata, troppo spesso preda di un mercato che non le rende giustizia: un concetto di mercato divenuto col tempo raggelante, come viene detto in scena dalla Marchini e come si può toccare con mano se ci si addentra nel settore.

FOTINA MARCHINILa regia è di Gigi Proietti che si è trovato davanti ad un testo che implica diversi registri interpretativi. Da una parte la Marchini fa i suoi pezzi e i suoi personaggi, quelli per cui il pubblico la conosce e la ama, come quello di Iside Martufoni, oppure canta accompagnata al piano dal Maestro Andrea Bianchi; dall’altra parla d’Arte senza recitare, imbastendo una sorta di colloquio con il pubblico, per portare all’attenzione il tema che le sta a cuore e che vuole essere centrale.

L’azione principale si immagina svolgersi proprio in una galleria d’arte, La Nuova Pesa, uno spazio culturale realmente esistente, aperto da Simona Marchini negli anni Ottanta per continuare il percorso dell’omonima galleria del padre Alvaro, inaugurata nel 1959 e chiusa nel 1976.

Le incursioni di veri e propri sketch, o dei personaggi della Marchini, uniti al racconto di sprazzi della sua vita, come vari momenti del suo percorso matrimoniale con il calciatore e allora capitano della Roma Cordova, spesso sono legati da appigli sottilissimi al discorso principale. In alcuni casi tali inserti servono a fare, tramite l’ironia di alcune caratterizzazioni, una analisi sociologica della nostra Italia, in altri casi sembrano più fini a se stessi. Del resto la verve comica della Marchini si conosce bene e forse si è pensato, tramite questi momenti, di far passare meglio il messaggio più importante, o di farlo “digerire” al pubblico.

Teresa-Gullace-webProbabilmente invece non ce n’era bisogno, perché sono proprio i discorsi informali dell’attrice che racconta episodi storici o spiega alcune opere più nel dettaglio – come la “Primavera” di Botticelli o il “Riposo dalla fuga in Egitto” del Caravaggio – i punti più intensi dello spettacolo. Importante ed interessantissimo, ad esempio, è il ricordo della prima mostra di Roma liberata intitolata “L’Arte contro la barbarie” (1944): con una alternanza di immagini la Marchini spiega come l’opera dell’artista Leoncillo Leonardi intitolata “Madre romana assassinata dai fascisti a viale Giulio Cesare” abbia ispirato una celebre scena del film “Roma città aperta” di Rossellini con Anna Magnani (foto sopra). L’omaggio dimostra, sottolinea l’attrice, come un artista ne abbia emozionato un altro e come questi abbiano emozionato generazioni: «Quindi gli artisti non sono così inutili» conclude Simona.

E ancora importantissimo è il ricordo di una personalità come Pasquale Rotondi, storico dell’arte nominato nel 1939 Soprintendente alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche che, d’accordo con il ministro Bottai e con Giulio Carlo Argan, salvò dai disastri della guerra e dalla razzia nazista più di 10 mila capolavori artistici nascondendoli, a rischio della vita, nella Rocca di Sassocorvaro, nel Palazzo Ducale di Urbino e addirittura sotto il materasso della sua casa, dove custodì niente di meno che “La Tempesta” di Giorgione.

Foto Musacchio & Iannello

Apprendendo tutto questo ci si chiede perché simili episodi non si studino a scuola o non si menzionino più spesso. Quindi chapeau a Simona Marchini e a Claudio Pallottini per averli posti nuovamente all’attenzione della gente; tutto il materiale di contorno fa invece perdere di vista l’obiettivo finale.

Un peccato, e visto che lo spettacolo vuole far passare e gridare con forza il messaggio che “L’Arte è tutto ciò che non è ovvio” (citazione della Marchini da Ennio Flaiano) e soprattutto che l’Arte non è inutile, si dovrebbe osare ancora di più in questo senso e rompere virtualmente il muro di ignoranza, indifferenza e talvolta corruzione contro cui si scontra purtroppo la cultura ai giorni nostri: un muro che del resto è presente anche al centro della scena come quasi unico elemento scenografico contornato da quinte nere.

Scene e Costumi Susanna Proietti.

Negli spazi espositivi del Teatro, una vera mostra di opere di artisti, selezionati da Simona Marchini, accoglie gli spettatori.

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