REVIEW – SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA

SPETTATORI DIVERTITI E PENSOSI AL VERGA DI CATANIA

di Vincenzo Vitale – foto di Federico Riva

Eduardo De Filippo non si limitava a fare teatro: lo inventava, lo costruiva come perfetta macchina scenica, lo creava.

Anche nelle sue opere minori, risplende la sua capacità di, per dir così, “animale da teatro”: è quanto accade anche in questo “Sogno di una notte di mezza sbornia”, messo in scena dal Teatro Verga di Catania dal primo al sei aprile, per l’ottima regia di Armando Pugliese.

La vicenda, quasi surreale, narra di un sogno fatto da Pasquale Grifone (impersonato da un impareggiabile Luca De Filippo) al quale Dante Alighieri rivela i numeri vincenti del Lotto (una quaterna secca), ma anche che, dopo la vincita, gli resteranno solo tre mesi di vita: egli morirà esattamente allo scoccare delle ore 13.00 di quel novantesimo giorno.

La vincita arriva davvero e rende ricco Pasquale e la sua famiglia, ma ora c’è da pagare il conto con la vita: che è la morte. Sicché, i familiari tutti e lo stesso Pasquale aspettano il momento fatale, convinti che Pasquale morrà.  Lui stesso, pur godendo ottima salute, si convince di essere prossimo a morire e perciò fa chiamare il medico, il quale lo trova sano come un pesce. L’ora fatale trascorre senza che nulla accada, ma proprio mentre tutti – secondo la tradizione napoletana – si mettono in tavola per festeggiare lo scampato pericolo, il medico, distrattamente, nota che gli orologi della casa segnano un’ora avanti e che perciò alla tredici mancano ancora cinque minuti…

Nessuno che non fosse stato Eduardo avrebbe potuto permettersi di trattare con tale leggerezza, intrisa di oscuri presagi, una materia simile, nessuno che non fosse nato proprio per fare questo.

Godibilissimo perciò lo spettacolo, divertiti, ma pensosi gli spettatori al calar del sipario: citando Orazio Flacco, si potrebbe commentare : “hoc erat in votis”.