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PER IL CICLO "PRIMA DELLE PRIME" GLI AMICI DELLA SCALA PRESENTANO "UN BALLO IN MASCHERA"

Comunicato stampa:

Amici della Scala

Tredicesimo appuntamento del ciclo

“Prima delle prime”

Stagione 2012/2013 – organizzato dagli Amici della Scala

Un ballo in maschera

di Giuseppe Verdi

libretto di Antonio Somma

TEATRO ALLA SCALA

RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”

MARTEDÌ  11 GIUGNO 2013 ORE 18

D’Annunzio lo aveva definito “il più melodrammatico dei melodrammi”. Bernard Shaw lo accusava di possedere tutto ciò di cui Wagner aveva liberato il teatro. Ma si è detto anche che “Un ballo in maschera è il Tristano e Isotta di Verdi”, o “Un ballo in maschera è il Don Giovanni di Verdi”. Tante sono state le parole spese sull’opera, così come i pareri e le letture nel corso degli anni, spesso diametralmente opposti tra loro. Ma al di là delle interpretazioni, Un ballo in maschera rappresenta l’unico caso in cui Verdi accettò di rielaborare il libretto (ben riuscito) di un’opera che ancora era rappresentata sulle scene, ovvero quel Gustavo III in cinque atti, scritto da Scribe per Auber, ispirato a un fatto realmente accaduto nel 1792: la congiura e l’attentato contro il sovrano illuminato e filo francese Gustavo III di Svezia. Le ragioni della scelta di Verdi possono essere le più varie: sicuramente la più semplice è l’urgente necessità di un testo. Scriveva infatti il compositore: “Sono nella desolazione! In questi ultimi mesi ho percorso un’infinità di drammi (fra i quali alcuni bellissimi), ma nessuno facente al caso mio!”. L’opera fu rappresentata per la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio del 1859, anno molto importante anche per le vicende personali di Verdi: conobbe  Cavour e sposò Giuseppina Strepponi, con la quale (scandalosamente!) conviveva da quattordici anni. Ma prima del debutto l’opera passò attraverso numerose vicissitudini con la censura. La storia è quella di un marito che per vendetta e gelosia uccide il presunto rivale in amore (e suo amico), niente meno che il re di Svezia. Fin dall’inizio Verdi sapeva che rappresentare un regicidio non sarebbe mai stato permesso nella Napoli borbonica. Inizialmente intitolata Una vendetta in domino, l’opera fu considerata troppo oltraggiosa. Fu così proposta alla più “tollerante” Roma, accordandosi però su modifiche parziali: Verdi trasferì l’azione nel Nordamerica del Seicento e Gustavo III divenne il governatore di Boston. Ma il luogo dell’azione cambiò spesso: nel 1861 l’opera fu ambientata a Firenze. Lo stesso anno, in scena a Londra, fu ambientata a Napoli. Nelle rappresentazioni moderne è spesso restaurato l’ambiente storico di Stoccolma. Fu anche pubblicata una disposizione scenica della rappresentazione, basata sulla prima romana, che illustra dettagliatamente i movimenti degli interpreti sulla scena. Nei 3 atti si muovono personaggi travestiti che vengono puntualmente smascherati: a dimostrazione che il tentativo di nascondere la verità a se stessi e al mondo è un’impresa vana. Lo stesso ballo in maschera è una metafora drammatica che percorre l’intera opera. Opera che racchiude, secondo l’opinione di molti, tutto quanto Verdi aveva fino ad allora appreso.

(Andrea Castelli)

Nell’incontro “Come dalla censura è nato un capolavoro. La prima maturità (Verdi, 1854-1859)” al pianoforte e con ascolti, ne parlerà Antonio Rostagno, docente di Drammaturgia musicale e Storia della musica presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

Supporto per l’ospitalità Brera Hotels

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