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REVIEW – UOVO FESTIVAL

uovo 3L’Uovo di… Milano

di Barbara Palumbo

Si è conclusa la dodicesima edizione di Uovo Festival di Performing Arts

L’evento che ha visto un’ottima partecipazione di pubblico, si è diviso tra la Triennale, Triennale Teatro dell’arte, Palazzo Serbelloni, Biblioteca Sormani e Buka-nuova CGD.

Il cartellone è stato molto fitto; ben 20 artisti provenienti da nove Paesi si sono esibiti in questi cinque giorni di manifestazione (dal 19 al 23 marzo). Non siamo riusciti a seguire molto, per cui non ci sembra corretto dare giudizi che risulterebbero parziali. Vogliamo, quindi, porre l’accento su ciò che di bello abbiamo visto.

Una menzione per la bravura e la qualità del movimento la merita, senza dubbio, Francesca Foscarini, che reduce della vittoria al Premio Equilibrio del 2013, si è esibita in un assolo cerato per lei dalla coreografa israeliana Yasmeen Godder. La composizione si intitola Gut Gift. La coreografia non è certo di quelle che restano nella memoria e suscita emozioni al ricordo, ma la sua interprete ha dimostrato un’ottima padronanza di tecnica e presenza scenica.

Bellissimo il lavoro proposto dalla compagnia spagnola La Veronal, Reykjavik è un piccolo estratto (peccato) del lavoro Islandia cerato dal coreografo Marcos Morau. Bellissima la struttura coreografica che ha unito moderno contemporaneo e anche un po’ di atteggiamenti street dance. Molto brave anche le due interpreti: Lorena Nogal, Laia Duran. Ci hanno conquistato al cento per cento sebbene il costume non le aiutasse molto.

Sul resto delle performances a cui abbiamo assistito soprassediamo…

 

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