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REVIEW – MAGNITUDO

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Magnitudo: quando per emozionarti basta  un poco, che è tanto

1004556_10203983478095348_4172270754707152233_ndi Barbara Palumbo

Come annunciato il 27 maggio al Teatro di Milano ha debuttato Magnitudo, il lavoro coreografico indipendente di Giordano Orchi.

Lo spettacolo ha una drammaturga molto semplice, parla delle relazioni che gli Esseri umani hanno con gli altri oppure con se stessi. Orchi ha deciso di rappresentare tutte le diverse sfumature che questi legami implicano: da quelli più scherzosi a quelli che smovono passione e rabbia, da quelli superficiali fino a  quelli che riempiono l’esistenza così come, poi, potrebbero anche distruggerla.

Diciassette quadri, nove ballerini in scena tra cui anche il coreografo che ha scelto di ballare non solo per la nostra gioia, Giordano è un ballerino di energia e tecnica rara (nel suo assolo ci ha deliziato con sette, dicasi SETTE pirouettes), ma perché questo spettacolo è al momento una sintesi della sua vita. I rapporti non solo  si costruiscono, ma ci costruiscono.

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Tematica a parte quello che di speciale questo lavoro è la costruzione coreografica. Ogni quadro affronta uno stile di danza diverso. Siamo sempre nel grande contenitore della modern dance, ma le declinazioni di stile sono tante e questo non fa che sottolineare l’ecletticità di questo giovane coreografo, che riesce a sfruttare la musica in maniera sapiente e crea suggestioni di immagini plastiche di grande impatto emotivo.

Bravi i suoi danzatori (Michele Bonaldi, Elisa Cunselmo, Alberto Del Prete, Mauro Savino, Federica Scaramella, Monica Vallini, Angelo Vignola, Tatiana Zarrella),  qualcuno è più esperto qualcuno più acerbo; ma si danno molto sul palco e l’emozione e la voglia di comunicare è percepibile in sala, quasi fosse concreta.

La scenografia è molto semplice, un fondale che sembra un muro, un tavolo che diventa un ring nei primi due quadri e delle piantane luminose che vengono spostate sul palco dai danzatori e, in una sequenza, anche appese alle americane. Nessuna proiezione a inquinare la danza, non c’è bisogno di tanti fronzoli: quando ci sono le idee coreografiche basta poco.

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