Home / PROSA / REVIEW – MISURA PER MISURA

REVIEW – MISURA PER MISURA

L’ironia cruda del Misura per Misura diretto da Paolo Valerio vince e convince

di Erica Culiat

Quando si esce da teatro soddisfatti. È il caso di Misura per misura del Bardo, questa volta, dopo Ronconi, Squarzina, Sciaccaluga – tutti passati al Politeama Rossetti – è la volta di Paolo Valerio che ne firma la regia. Spettacolo che ha debuttato nel cartellone shakespeariano dell’Estate Teatrale al Teatro Romano di Verona (una co-produzione del Teatro Stabile di Verona, il Teatro della Toscana e l’Estate Teatrale Veronese), arrivato a Trieste per una manciata di repliche dal 28 novembre al 2 dicembre.

Perché vincere la pigrizia, mettere la mano in tasca e sedersi a teatro per vedere un altro Shakespeare? Perché lo spettatore qualche volta dovrebbe fidarsi del passaparola e questa edizione è una gran edizione, con un cast numeroso, affiatato e brillante.
Il costo è fuori questione perché, per quello che interessa, i soldi ci sono – a Trieste, per esempio, le due date di Elisa sono andate a ruba e i biglietti vanno dai 39 ai 75 euro! -.

Non si può obiettare neanche “sempre Shakespeare”, perché questo Shakespeare non è tra i più rappresentati. Qualcuno penserà che se è stato messo in scena poche volte, vuol dire che non vale granché. Non è proprio così. Di sicuro è una sfida per i registi, parliamo infatti di un testo che è stato definito “dramma problematico” perché, a dirla tutta, proprio non si capisce dove l’autore voglia andar a parare. Va oltre la farsa. Va oltre la satira e va oltre, come ha scritto Harold Bloom in quell’illuminante saggio Shakespeare. L’invenzione dell’uomo, «l’ironia più cruda», condita da versi bizzarri.

Di sicuro ci è arrivato un testo corrotto, è probabile che sia stato messo insieme raccogliendo i copioni degli attori e che sia stato tagliato, ma al di là di questo guardiamo alla sostanza. Shakespeare scrive un dramma amaro e feroce sull’ambiguità del potere e delle legge, attualissimo, un testo che trasuda la sua sfiducia nella ragione e nella società e il suo disgusto nei confronti degli uomini.

Vincenzo (Massimo Venturiello), il duca di Vienna lascia la sua città-Stato e affida il governo ad Angelo (Simone Toni), uomo ipocrita che si atteggia a difensore della virtù. Fornicazione e nascita di bambini illegittimi verrà punita con la decapitazione (oggi invece sono i neonati che vengono buttati via nei cassonetti come immondizia!). Claudio (Francesco Grossi) viene quindi condannato a morte per aver messo incinta Giulietta (Federica Pizzutilo). A chiedere la grazia per Claudio sarà sua sorella, Isabella (Camilla Diana), che è novizia in un convento, ma la grazia sarà concessa soltanto se lei giacerà con Angelo. Proposta che lei rifiuta.

Il motivo del giudice implorato da una donna che per salvare un condannato deve cedere a ricatti sessuali e nonostante questo, il giudice fa comunque eseguire la condanna, è un topos che troviamo in vari drammi. Dal Promos and Cassandra di George Whetstone agli Ecatommiti del Giraldi Cinzio, testi cui Shakespeare si è ispirato fino a La Tosca di Sardou poi musicata da Puccini.

La storia prosegue. Il duca, che nel frattempo non ha lasciato la città, travestito da frate, venuto a conoscenza della condotta di Angelo, escogita un tranello che andrà a buon fine. A giacere con Angelo non sarà Isabella, bensì Mariana (una Federica Castellini solare) la sua antica promessa sposa, ma ripudiata da lui per motivi d’interesse. Equivoci, travestimenti, fili sottili che tessono una trama ambigua che sfocia nei quattro matrimoni finali, quelli di Claudio con Giulietta, di Angelo con Mariana, di Lucio (Alessandro Baldinotti) con una prostituta e quello del duca con Isabella. Questa in soldoni la trama.

Ambiguità, sottolineavamo. Il duca, interpretato da un Massimo Venturiello in ottima forma, attore e drammaturgo/regista visto che quando non recita sta alla postazione di regia, è ambiguo, perché trama tutto il tempo nei confronti dei sudditi. Per quali ragioni? Morali? Politiche?

Anche Lucio, lo stravagante, che qui ha il volto del graffiante Baldinotti, lo è. A prima vista può sembrare maldicente e antipatico perché sparla di tutti, invece è lucidissimo e divulga verità scomode, ma non se ne capisce l’intenzione. Poco importa perché il regista è come se avesse pulito il testo dalle sue bizzarrie, lavorando per tematiche, abuso del potere e violenza sulla donna.

I tempi sono veloci. Le parole, nella traduzione fluente di Masolino D’Amico, vengono mitragliate con esuberanza da commedia, mentre i personaggi entrano ed escono in questa scenografia di Antonio Panzuto, apparentemente scarna, in verità movimentata da alcune tele che ondeggiano, sulle quali vengono proiettati gli stessi attori.

Isabella. Ce la immaginavamo, anche se celata negli abiti da novizia, una donna magnetica, vista l’ambiguità con cui la tratteggia il fratello. Camilla Diana invece è piccolina, dimessa nell’aspetto, ma poi c’è questo colpo di teatro dove il velo viene strappato e avvampa una chioma lunga e rossa, simbolo di seduzione e femminilità. Lei comunque è una Isabella persuasiva e più che convincente in questo ruolo, come lo è anche Simone Toni, un Angelo disinvolto nella sua ipocrisia.

Come non citare Roberto Petruzzelli, un Pompeo chiassoso e simpatico, ma come abbiamo accennato all’inizio, tutto il cast ci ha rapito. È um turbine di bravura, naturalezza e credibilità. Interessanti i movimenti di scena firmati da Monica Codena, dove gli attori saettano avanti e indietro come fosse una coreografia della Carlson, con gli applausi costruiti in maniera originale. Le luci di Nevio Cavina, le musiche di Antonio Di Pofi e i costumi di Luigi Perego completano la buona riuscita di questa messa in scena. Pubblico caloroso alla prima.

About Central Palc Staff

Central Palc nasce nel 2010 come portale ufficiale delle riviste cartacee L'Opera e Musical!. Dal febbraio 2014 ha allargato i suoi orizzonti abbracciando tutti gli altri generi teatrali affermandosi così come il portale web più aggiornato del panorama teatrale italiano.
Scroll To Top