Raffinato concerto per flauto, violino e pianoforte alla Goldonetta di Livorno
di Roberto Del Nista
LIVORNO. Il flauto, è “superiore” al violino? O viceversa? Con questa simpatica, impegnativa e mirabolante sfida tra i due strumenti, si è conclusa venerdì 3 maggio alla Goldonetta la decima edizione della rassegna “Classica con gusto”, il festival interamente dedicato alla cameristica, nato dal progetto artistico di Carlo Palese con la collaborazione di Menicagli Pianoforti. Una chiusura effervescente, impegnativa, accattivante, condotta con mano leggera e sapiente dai tre protagonisti: Mario Carbotta (flauto), Mario Hossen (violino) e Carlo Balzaretti (pianoforte). “Mario contro Mario – Duello musicale tra virtuosi”: così si etichetta la singolar tenzone, giocando pure sul confronto dei nomi propri di battesimo dei due strumentisti; un “pacifico incontro – scontro tra solisti di razza”, come si legge nelle brevi note del programma di sala, dove il pianoforte ha il compito del moderatore, o del “paciere”.
Le schermaglie verbali tra il flautista Carbotta ed il violinista Hossen iniziano subito sul divano che fa da cornice al vero e proprio salotto musicale allestito sul palcoscenico: il colloquio tra i due, introdotto da Carlo Palese, cattura subito l’attenzione del pubblico per le simpatiche e brevi battute circa la superiorità (a tutta prima anche per il valore economico) tra i due strumenti. “Il flauto è d’oro, mentre il violino è di legno”: così esordisce scherzosamente Carbotta, in un brillante inizio con cui si instaura subito la sintonia con il pubblico, elemento basilare per abbattere quella invisibile barriera che, spesso, si frappone tra il palco e la platea. L’acuta formula di intrattenersi con i musicisti prima dell’inizio del concerto, come una piacevole chiacchierata in salotto, si è rivelata acuta e vincente per tutta la rassegna di “Classica con gusto”, poiché la sintonia comunicativa tra protagonisti e pubblico si realizza subito con grande semplicità. Con la stessa semplicità e scioltezza, si scivola nel “duello”, squisitamente condotto da Carbotta e Hossen, a colpi di eccezionale virtuosismo sempre controllato e senza mai cadere nei cosiddetti atletismi.
La corposità e pulizia dei suoni di Carbotta e Hossen rimane costante nelle colorature, la timbrica è ricca di armonici, l’intensità raffinata e carezzevole. Nei temibili brani affrontati, permane un’espressività densa di spessore e sapientemente modellata in intensità, respiro e timbrica a seconda dell’autore eseguito. Così dalle pagine musicali di autori quali Rolla, Briccialdi, Paganini, Borne e Tartini, alternate in diverse combinazioni tra solo, duo e trio con pianoforte, prende vita un’atmosfera estetica di altissimo livello per ogni brano eseguito.
Dove previsto, interviene Carlo Balzaretti come, secondo copione nel gioco delle parti, “moderatore”. Invero, il pianismo di Balzaretti non si frappone al flauto né al violino, diviene bensì parte concertante dei due contendenti, integrandoli con raro equilibrio agogico e dinamico, mantenendo sintonia ed ampi respiri nei fraseggi come nelle impegnative agilità; i colori strumentali si mescolano e si disgiungono con misurata sapienza come sulla tavolozza di un pittore, conferendo all’intero concerto un’atmosfera sonora di rara bellezza. L’accentuato virtuosismo delle musiche in programma, non diviene qui protagonista assoluto: è un componente importante e ben amalgamato con l’intera estetica del concerto, dove ogni linea melodica si distingue e si caratterizza di vita propria per poi ben fondersi con le altre voci.
Chi ha vinto la singolare sfida? La musica, naturalmente. Soprattutto, la musica così concepita ed eseguita.