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ALABARDE SPAZIALI IN MOSTRA A TRIESTE

“Alabarde Spaziali” per raccontare 60 anni di fantascienza a Trieste

Attack of Puppet People (di Bert I. Gordon), Robinson Crusoe on Mars (di Byron Haskin), Alphaville, une étrange adventure de Lemmy Caution (di Jean-Luc Godard), The Fortress (di Miklós Szinetár), Inseminoid (di Norman J. Warren)…

Sono solo alcuni dei titoli che il Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste ha presentato dal 1963 al 1982. Diciamo che il genere allora era considerato minore, figuriamoci dedicargli un festival, infatti scrittori ed esperti del genere come Giulio Raiola, Piero Zanotto, Sandro Sandrelli a Venezia non erano stati ascoltati. Proposero quindi agli amici giornalisti triestini come Marco Capelli e Libero Mazzi di promuovere l’evento al Castello di San Giusto. L’Azienda di soggiorno aderì con dieci milioni di finanziamento. La selezione dei film era garantita dai collaboratori storici della Mostra di Venezia, quelli che Giuseppe Ungaretti in un telegramma augurale, stigmatizzò come “giovani della poesia visiva”.

Per venti edizioni tutto filò liscio e la fantascienza si affermò come genere di serie A, poi il Festival s’interruppe per rinascere nel 2000 quando Science+Fiction ne raccolse l’eredità.

E proprio al Bastione Fiorito di San Giusto, negli spazi, splendidi, dove la Fondazione Fratelli Alinari aveva delle prospettive che non si sono realizzate, venerdì 15 settembre è stata inaugurata la mostra Alabarde Spaziali. 60 anni di Festival e Fantascienza a Trieste, realizzata dal Comune di Trieste in co-organizzazione con la Cappella Underground e il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione CRTrieste, della Fondazione Casali e la collaborazione di Elettra-Sincrotrone Trieste.

Un omaggio e una celebrazione a questo che è stato il primo evento al mondo dedicato al cinema di fantascienza e che in seguito è stato imitato a Sitges, a Parigi, ad Avoriaz e a Roma.

Come le pillole di Matrix, Alabarde Spaziali accoglie il visitatore, esperto e non, in una zona rossa, analogica, vale a dire nel passato, una linea del tempo che racconta quello che è successo dal 1963 al 1982 attraverso venti pellicole, attingendo dalle foto promozionali, da quelle della Fototeca dei Civici Musei e dallo sterminato archivio di Ugo Borsatti, fotografo che ha immortalato Trieste dal 1954 al 1994, presente all’inaugurazione e che ha salutato la platea con la frase simbolo del festival “raggi fotonici”.

Immagini, ma anche come ha giustamente sottolineato Francesco Cappellotto de La Cappella Undergound, didascalie tratte dalle pagine de “Il Piccolo” e dagli articoli di Paolo Lughi.
In una bacheca, tra l’altro, posta davanti a una vetrata che si affaccia su un giardino pensile, sono appuntate lettere e telegrammi autografati da Fritz Lang, Isaac Asimov, Ungaretti, Arthur C. Clarke, vere chicche.

Ricordiamo che a commentare quanto accadeva a Trieste erano alcuni dei più grandi scrittori di science fiction, come Brian W. Aldiss (A.I.) e Arthur C. Clarke (2001: Odissea nello Spazio). John Landis, che allora nessuno conosceva, vinse nel 1973 con il suo film d’esordio, Slok, mentre nel 1974 veniva applaudito Dark Star di un altro allora sconosciuto John Carpenter.

E poi abbiamo la pillola blu, quella digitale, organizzata in un’altra ala. Qui partendo da Georges Mèliés si arriva alla robotica alla realtà virtuale ai viaggiatori temporali – pensate a Peter Kolosimo e ai suoi Viaggiatori del tempo! – al multiverso e quindi si sfogliano con gli occhi dieci elementi che attraverso un percorso video raccontano l’evoluzione del genere, dalle origini a oggi.

Sottovetro, riviste di fumetti americani anni Cinquanta, dalle copertine sgargianti che forse hanno ispirato James Rizzi, giocattoli, gadget vari, console come quella della Nintendo 1995, Virtual boy, modellini 3D e due costumi iconici. Quello realizzato da Gabriele Mayer per Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava e quello di Giulio Coltellacci per La decima vittima (1976) di Elio Petri, realizzato dall’atelier delle Sorelle Fontana e indossato da Ursula Andress.

Un ringraziamento speciale è stato indirizzato dalla presidente di Cappella, Chiara Barbo, a Elettra Sincrotrone che, oltre a festeggiare i suoi trent’anni, ha prestato una delle sue camere sperimentali, immaginata come oggetto espositivo, all’interno della quale si può vedere una proteina ingrandita e stampata in 3D.

D’altra parte la fantascienza senza scienza sarebbe soltanto fantasia, ma è anche vero, come scrisse Lenin che sarebbe assurdo «negare il ruolo della fantasia anche nella scienza più rigorosa. Persino la scoperta del calcolo differenziale sarebbe stato impossibile senza fantasia. La fantasia è una proprietà altamente preziosa».

Per informazioni:
castellodisangiustotrieste.it
lacappellaunderground.org
discover-trieste.it
Orari di apertura:
1 aprile – 30 settembre tutti i giorni dalle 10 alle19
1 ottobre – 31 marzo da martedì a domenica dalle 10 alle 17
Biglietti:
Intero 5 euro
Ridotto 3 euro
Chiude il 4 febbraio 2024

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