Tappa a Milano per il Cirque Eloize ed il suo Cirkopolis
di Barbara Palumbo
Una settimana di repliche per la compagnia circense di origine canadese con lo spettacolo Cirkopolis
Un’ora e mezzo di intrattenimento, dove la forza di gravità, così come i gesti tecnici degli acrobati vengono proposti con una naturalezza che quasi fa pensare che fare certi numeri sia un gioco da ragazzi. Per raggiungere questo livello, però, i nostri acro-danzatori hanno lavorato non sodo, sodissimo, concedetemi la licenza.
Una perfezione del gesto tecnico si raggiunge con ore e ore di lavoro. Ci fanno sorridere i commenti estasiati della platea quando una delle ragazze solleva la gamba a 180 °, mentre il pubblico sembra restare più indifferente al lavoro con le clavette fatto da più artisti su un tavolo in movimento.
L’audience sembra proprio non avere idea della complessità di alcuni passaggi.
La compagnia non trascura neppure l’aspetto coreutico; certo non è uno spettacolo di danza, ma sicuramente è stata posta una buona attenzione anche a questo elemento nel confezionare il lavoro. Entrate e uscite sono pensate con attenzione anche nella semplicità di queste.
La scenografia, a parte qualche sedia, una scrivania e uno stand da sfilata, è realizzata con proiezioni, per lo più di ingranaggi meccanici; omaggio a Metropolis? Forse, certo il tema è quello della città e, da quanto dichiarato dagli artisti, dell’omologazione imposta spesso dalla società. Tema quanto mai encomiabile, ma che fa un po’ fatica a emergere.
Ecco l’unica pecca dello spettacolo: la drammaturgia è un po’ trascurata e questo implica che in un paio di momenti lo spettatore si ritrovi ad assistere a un’esibizione circense, senza nulla togliere, ma visto l’ottimo potenziale degli artisti, che hanno tutti un’ottima presenza scenica, potremmo ipotizzare e consigliare di perseguire maggiormente l’idea di dare un respiro più teatrale allo spettacolo.
Spettacolo che resta comunque molto godibile.