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AMICI DELLA SCALA – PRIMA DELLE PRIME: “LE COMTE ORY”

AMICI DELLA SCALA

Continuano gli interessanti incontri di approfondimento promossi dall’associazione Amici della Scala basati sul cartellone del teatro milanese che ospita gli appuntamenti, ad ingresso libero fino ad esaurimento posti, nel ridotto dei palchi “A. Toscanini”.

Segue comunicato stampa:

Amici della Scala

Tredicesimo appuntamento del ciclo

 

 “Prima delle prime”

Stagione 2013/2014 – organizzato dagli Amici della Scala 

Le Comte Ory

di Gioachino Rossini

libretto di Eugène Scribe e Charles-Gaspard Delestre-Poirson

TEATRO ALLA SCALA

RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”

MERCOLEDÌ  25 GIUGNO 2014 ORE 18

 

La prima opera “francese” di Rossini, Il viaggio a Reims, riscosse a Parigi nel giugno 1825 un ampio successo. Creata su commissione, per celebrare l’incoronazione di Carlo X a Re di Francia, il compositore sapeva però bene che l’opera non era destinata ad una vasta diffusione, anche perché a suo dire la sua trama era troppo strettamente legata ad un evento storico particolare. Per questo Rossini la fece togliere dal cartellone dopo solo 4 recite, con l’intenzione di usare la musica per progetti futuri. Il Maestro era a Parigi dal 1824, come responsabile e supervisore del Théâtre Italien, oltre che per comporre per l’Opéra. La sua nuova opera, che sarebbe stata la terza in francese (dopo Le siège de Corinthe e Moïse et Pharaon), Rossini la scrive in soli quindici giorni, durante il soggiorno nella casa di campagna di un amico. Ma adattare le musiche de Il viaggio per il Le Comte Ory, che debuttò il 20 agosto 1828, non fu semplice, vista anche la natura del libretto, che a sua volta attingeva da “un precedente”. L’incarico di scriverlo venne affidato a colui che era il “più esperto uomo di teatro del tempo”, Eugène Scribe (autore di circa quattrocento lavori) e a un suo collaboratore, Charles Gaspard Delestre-Poirson. Scribe propose a Rossini di riciclare, ampliandolo, un soggetto che aveva già elaborato dieci anni prima per il teatro: un vaudeville rappresentato a Parigi nel 1816, per il quale il drammaturgo si era ispirato ad una ballata medievale, tratta a sua volta da una leggenda piccarda. Si celebravano le avventure di un libertino,  il Conte Ory, entrato nel convento di Formoutiers con un gruppo di cavalieri mascherati da suore. Nell’originale il Conte Ory ed i suoi uomini non importunano delle signore i cui mariti stanno combattendo nelle Crociate, ma le suore di un convento, «per far piacere alle monache e scacciare la noia». La ballata si conclude poi con l’epilogo, in cui nove mesi dopo ogni suora ebbe «il suo piccolo cavaliere». Per non incorrere nella censura e nelle accuse di vilipendio della religione, Scribe era già ricorso ad un differente e più sottile gioco di allusioni, trasformando le monache in una castellana e le sue dame, eliminando inoltre il finale licenzioso sostituendolo con uno più decoroso. Il libretto si conclude infatti con la sconfitta degli aspiranti seduttori, costretti a rinunciare all’impresa e a lasciare frettolosamente il castello a causa dell’improvviso ritorno del feudatario e dei suoi uomini. Così anche nell’opera, i tentativi di sedurre la giovane e casta Adele non andranno a buon fine e il Conte dovrà fuggire per evitare l’ira del padre, ritornato in patria insieme ai Crociati. Le Comte Ory, che è la penultima opera della carriera del compositore pesarese, e che lo stesso Berlioz, in genere critico e severo nei confronti dell’“arte” italiana, definì “Il capolavoro di Rossini”, rimase in repertorio a Parigi per vent’anni consecutivi. Iniziò il suo declino soprattutto con l’affermarsi di una nuova scuola di canto, che creò serie difficoltà nel trovare un tenore in grado di affrontare il ruolo del protagonista. “Quello di Ory appare dunque un mondo di mascherate e finzioni in cui il vero significato della musica” osserva Philip Gossett “è altrettanto difficile da cogliere quanto lo sono i suoi personaggi. In quale altra opera la confusione di identità e il conseguente vortice erotico arrivano al punto di presentare un tenore mascherato da donna che pensa di fare all’amore con un soprano, mentre lo sta facendo con un contralto che interpreta il ruolo di un uomo che prende il posto del soprano?” Sempre Gossett suggerisce che “forse è proprio qui, celato da queste ambiguità, che potremmo cogliere il fuggevole barlume della crisi personale che, un anno più tardi, avrebbe allontanato per sempre Rossini dal mondo dell’opera”.

(Andrea Castelli)

Nell’incontro “Don Giovanni alla francese (come non l’avete mai conosciuto, grazie alla nuova edizione)” con ascolti, ne parlerà Damien Colas, docente del Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, curatore della recente edizione critica del Conte Ory, che viene presentata per la prima volta alla Scala.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti 

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