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I PROMESSI SPOSI

di Davide Garattini

Divertenti coincidenze nel giugno milanese, a San Siro lo stadio spesso denominato, la Scala del calcio va di scena un’opera moderna, connubio particolare che al tempo stesso fa sorridere, in mezzo al campo non più un pallone, ma un intero palcoscenico per la prima mondiale de I Promessi Sposi.

Titolo importante sotto molti punti di vista, prima di tutto dal testo originale, un romanzo che ha segnato le prime letture d’ogni studente italiano, in secondo luogo la presenza di nomi teatrali di una certa fama, in mezzo a tutto questo non è da sottovalutare una certa importanza economica che ha segnato evidentemente tutta la produzione, un forte aiuto da parte del comune di Milano segna che la giunta cittadina crede in questo progetto e su di esso a molte aspettative.

Una serata da ricordare, uno scenario surreale visto che per l’occasione è sfruttato un solo spicchio dello stadio lasciando tutto vuoto il resto, sicuramente non si dimenticherà di tutto questo Michele Guardì, che ha curato testo e regia, questo spettacolo è nato dalla sua mente, ma si sa che sognarlo è una cosa bella, ma vederlo realizzato è ancora meglio clearance new balance. Porta in scena le celebri parole manzoniane esattamente come il pubblico le vuole e si aspetta; tutto nella piena tradizione, solamente qualche idea esce dal classico ma minima cosa rispetto a tutto il resto. Lontano dagli stravolgimenti alla Buz Luhrmann dei grandi classici, ci si affida questa volta a voler dare al pubblico un bello spettacolo, ne esce un lavoro chiaro e veloce, ben gestito nelle parti dei cambi di scena dove le distanze chilometriche del palcoscenico trovano un validissimo aiuto nelle scenografie di Luciano Ricceri, monumentali come nell’opera lirica e veloci come il musical chiede, complimenti per il connubio perfetto, non dimenticandoci dell’ottima fattezza delle scene e siamo convinti che portando questo spettacolo in teatri chiusi come l’Arcimboldi questo allestimento potrà solo guadagnare di spettacolarità. Questo potrà avvenire anche grazie al disegno luci di Franco A. Ferrari e un lavoro di proiezioni più efficace in ambienti teatrali in quanto tali e non in luoghi dispersivi, anche se affascinanti, come stadi o arene.

Due scene su tutte per porre l’accento al buon lavoro registico, la scena iniziale di forte impatto in cui tutti i personaggi e le comparse si susseguono al centro della scena tra cambi costumi da civili a scenici a combattimenti con le spade, è un prologo che mette subito i punti sulle “i” sotto molteplici aspetti, tutto cantato e supportato da una parte corale molto ammiccante per l’applauso del pubblico.

Una seconda scena molto interessante anche se molto tranquilla è il momento in cui i due protagonisti abbandonano i monti per recarsi in città, trasportati da una barca e con proiezioni molto suggestive, speriamo che questa scena possa migliorare ulteriormente, quando il vento non giocherà brutti scherzi…chi vedrà lo spettacolo capirà!

Come da “racconto” i costumi d’Alessandro Lai, più nei canoni operistici che in quelli moderni d’altri generi teatrali, corretti e comprensibili anche se in alcuni punti è chiara la volontà di fare qualcosa che si stacchi un po’ dalla tradizione e che evidenzi maggiormente alcuni personaggi secondari, che devono in questa produzione trovare una maggior visibilità.

Discorso molto simile ai costumi per quanto riguarda la parte musicale, molto legata alla tradizione “italiana”, anche se questo concetto merita un approfondimento maggiore perché il discorso è complesso. Scrivere che “le musiche seguono la tradizione” in questo caso non è del tutto una critica positiva, crediamo che le musiche di Pippo Flora e l’orchestrazione di Renato Serio, prendano troppo spunto dal passato, alcuni motivi richiamano troppo ad alcuni passaggi musicali già passati dalle nostre orecchie, galantemente diciamo che ci sono state parecchie citazioni celebri, e sinceramente avremmo preferito ascoltare anche qualcosa di nuovo ogni tanto, soprattutto visto i numerosi brani proposti. Nell’insieme notiamo e apprezziamo delle parti corali molto coinvolgenti e altrettanto buoni i duetti dei due protagonisti.

Secondo noi quest’ultima critica nei confronti delle musiche è da dividere anche su alcune scelte per i membri del cast, certo che il trio Giò Di Tonno – Lola Ponce – Vittorio Matteucci aiutano lo sbigliettamento e molto altro, certo che le loro qualità artistiche non si discutono, ma è anche vero che il loro modo di cantare riporta subito indietro i ricordi e gli agganci mnemonici sono immediati Nike Air Max 1 Lovers Sale. Tutti e tre sono sempre molto attesi dal pubblico ed è evidente dagli applausi continui quanto affetto ci sia per questi interpreti, sinceramente ne siamo molto contenti che anche in Italia si cominci a vedere e trovare qualche “stellina teatrale”, qualcuno da seguire senza l’aver fatto qualche reality ed invece si sia sudato la propria fama sul palcoscenico. Certo averli in cast sono scelte rischiose, non sbagliate, ma comunque da rifletterci sopra, ci sono i pro ed i contro…ma che bello rivederli su un palcoscenico tutti insieme… i ricordi viaggiano.

Lasciando queste elucubrazioni mentali, che forse solo noi facciamo, e torniamo al cast con i due protagonisti. Graziano Galatone è Renzo e crediamo che la sua prova sia stata al di sopra delle nostre attese, non abbiamo paura di scriverlo così come siamo contenti di ammetterlo, in altre prove teatrali non ci aveva convinto, questa volta crediamo che sia uno dei punti fissi e solidi di questo spettacolo, soprattutto a livello canoro dimostra sicurezza e di fronte ad un pubblico come quello della prima non è per niente facile.

Noemi Smorra è la tanto desiderata Lucia, invece, con lei crediamo che l’emozione abbia giocato un ruolo determinante per la sua esecuzione finale, volenterosa e attenta, ma si sentono troppo spesso alcune note titubare o traballare, tipico quando l’agitazione prende il sopravvento, sarà un piacere sentirla più avanti, quando le recite e l’esperienza avranno eliminato l’emotività, siamo sicuri che il personaggio potrà solo guadagnarci con il tempo.

Attorno a questi 5 personaggi si sviluppa giustamente la storia e di conseguenza lo spettacolo, citeremo tutto il cast, ma una sottolineatura particolare la vogliamo fare per Chiara Luppi che si ritaglia un piccolo momento toccante come Madre di Cecilia, certo la drammaticità della sua scena è evidente anche ad un bambino, ma nonostante il breve momento dimostra ottime capacità vocali ed interpretative, a livello canoro è quella che da al pubblico le maggiori emozioni. Ottimo rapporto qualità… tempo.

Antonio Mameli – Don Abbondio poco comprensibile nella prima parte ma più sicuro nella seconda, forse rinfrancato dalla presenza dell’asinello rispetto alla perpetua!

Antonio De Gobbi – Azzeccagarbugli bravo e interessante la sua scena, forse poco sostenuto dall’ambiente “stadio”.

Christian Gravina nel doppio ruolo “clericale” di Fra’ Cristoforo e il Cardinale Borromeo, anche lui fatica a carburare all’inizio, forse non sostenuto dalla stessa partitura musicale poi il lavoro scorre più fluido e la sicurezza aumenta scena per scena.

Paola Lavini – Agnese il suo personaggio è caratterizzato dalla parte canora, ma per motivi che non conosciamo proprio questo è l’aspetto più claudicante.

Enrico D’amore – Egidio “flash” di buon livello, tra i più giovani nel cast e la cosa accresce la nostra speranza.

Applauso particolare per la giovanissima debuttante Andreagaia Wlderk, non crediamo sia facile neanche muovere un passo su un palcoscenico quando un intero stadio ha tutti gli occhi su di te, eppure con semplicità lei riesce a fare molto più di un passo.

Tanti nomi nel libretto di sala, buon segno che non si è voluto andare al risparmio, citiamo per onor di cronaca: Brunella Platania – Perpetua, Alessandro Calamai – Il Griso, Cristian Mini – Il conte Attilio, Vincenzo Caldarola – Il Nibbio, Maurizio Di Maio Don Ferrante, Maurizio Semeraro – Il Vicario, Lorenzo Praticò – Un bravo.

Ci siamo dimenticati delle coreografie? No! Quaranta ballerini per le “coreografie” di Mauro Astolfi… oltre questo non direi.

Alla fine grandi applausi, l’attenzione alta anche se la durata dello spettacolo è considerevole; entrambi ottimi segni e speriamo di poter rivedere questo spettacolo più avanti, quando tutto sarà più lubrificato e siamo certi che tutto migliorerà… bisogna e vogliamo rivederlo!

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