di Vincenzo Vitale
Da un lato, una brava ed accattivante narratrice, Elvira Seminara, alla penna della quale si deve il testo di “Scusate la polvere”, sapido ed intrigante racconto dove una scrittura elegante e fresca ci presenta un ironico, ma pensoso, spaccato di vita femminile; dall’altro, una inventiva regia di Giampiero Borgia, capace, con i soli strumenti a disposizione, di disegnare in modo discreto ma persuasivo la fisionomia dei personaggi; nel mezzo, una riduzione teatrale del testo, dovuta a Rita Verdirame, che tuttavia non rende ragione né del tessuto narrativo del testo né dei pur encomiabili sforzi registici.
Ecco l’impressone dopo aver assistito a “Scusate la polvere” all’Angelo Musco di Catania, in scena dal 23 marzo.
La storia: Coscienza (resa da una Luana Toscana giunta ormai a definitiva maturazione), rimasta vedova per la morte del marito in un incidente stradale, si strugge perché teme di esser stata da lui tradita, essendogli stata trovata una donna morta accanto; le amiche (Mia, organizzatrice di catering, resa da una frizzante Giulia Boscarino; Alice, disegnatrice di “interni d’anima”dovuta ad Egle Doria ed Ebe, palestrata vicina di casa, interpretata da una instancabile Giada Colonna), per solidarietà femminile, cercano di costruirle intorno uno scudo psicologico difensivo nei confronti delle offese della vita, tessuto fra fornelli, ricette, battute, ironie, disperazioni, fino a quando si scopre che il marito morto, anziché tradirla, stava cercando di adottare un bambino: quel bambino che Coscienza non aveva mai voluto.
La funzione del Coro è affidata a Loredana Solfiti, che impersona la madre morta.
La Verdirame, purtroppo, perde per via lo spessore del testo narrativo, che di suo è certo ironico, ma pur sempre, in filigrana, tragico: ed è questa la sua bellezza.
Il regista e gli attori – pur dando prova di valente impegno – non bastano insomma a riscattare una riduzione teatrale monocorde e soprattutto sorda alla trama sottile costruita da Elvira Seminara, che di sicuro meritava di meglio. Qui, l’impressione finale è soltanto quella di aver bevuto un bicchier d’acqua: a mancare è il gusto, il sapore, che invece nel libro ci sono, ne rivelano l’anima.
Review Overview
REGIA
INTERPRETAZIONE
MESSA IN SCENA
SCENEGGIATURA
PAGELLA CENTRAL PALC
Summary : L’impressione finale è soltanto quella di aver bevuto un bicchier d’acqua