LIGHT KILLER: CHE LUCE SIA!
di Alberto Raimondi
Chi dice che ai giorni nostri non si possa più credere alle favole?! Non solo ci si può credere, ma si possono anche scriverne di nuove!
Il Piccolo Teatro Studio Melato propone Light Killer spettacolo che fa parte di WORDSANDSOUNDS, progetto dedicato al teatro in lingua inglese realizzato grazie agli spettacoli del Charioteer Theatre, la compagnia scozzese (di Edimburgo) fondata da Laura Pasetti.
Quest’anno la collaborazione si arricchisce abbracciando un intero mese, gennaio 2015, con tre appuntamenti – oltre a Light Killer, Shakespeare vs Shakespeare e To be or… Note!
Iniziativa lodevole, quanto interessante, sotto molteplici punti di vista: una proposta teatrale accattivante che gioca su una certa semplicità di linguaggio e una poeticità di racconto; il pubblico è coinvolto ed interessato nonostante le barriere di una lingua straniera diversa dalla nostra.
Titolo originale: Lait come latte, ma anche Light come luce, come leggerezza e versatilità (la traduzione nel titolo è Light). La parola, il corpo, l’immagine. Tre linguaggi differenti per raccontare una storia: quella di due corpi e delle loro luci. Mikail e HotCal, giovani e luminosi, vengono reclutati dal Greco, fantomatico artista, con il compito di brillare per lui. In cambio della loro luce, Mikail e HotCal sperano di ottenere fama e bellezza e diventare a loro volta opere d’arte.
La scissione fra luce e corpo, specialità incontrastata del Greco, non manca però di inquietanti effetti collaterali… Light Killer, scritto da Magdalena Barile e tradotto da Maggie Rose è la storia di un patto faustiano, dove i protagonisti dovranno scegliere da che parte stare, in ombra oppure in luce, nel corpo o fuori dal corpo.
In scena pochissimi oggetti, quasi nulla, ma molti effetti di luce. Luce che, inevitabilmente, è la protagonista dello spettacolo, e in tutte le sue forme crea le ambientazioni e le suggestioni per questa favola moderna.
La regia di Laura Pasetti è dinamica e lineare, un montaggio moderno, ma non scontato o ruffiano, sfrutta perfettamente le luci di Manuel Frenda accompagnate dalle musiche “contemporanee” di Zeno Gabaglio. Il lavoro dei tre si coordina perfettamente e senza pretese danno allo spettatore tutto il necessario per immergersi nella magia teatrale.
Coinvolgente e credibile l’interpretazione di Alan Alpenfelt e Adele Raes.
Particolarmente poetico il momento in cui si chiede l’interazione “luminosa” con il pubblico!
Che luce sia!